Source: lanuovaecologia.it
Cinque anni persi. Il rapporto causa-effetto fra xylella e disseccamento degli ulivi è chiaro fin dal 2014, non c’è più spazio per le teorie complottiste su possibili cure. Bisogna procedere con “estrema urgenza, attivando ogni misura utile al contenimento del batterio e alla ripresa produttiva dei territori colpiti”. Lo dice la relazione finale dell’indagine sulla batteriosi approvata il 21 febbraio dalla commissione Agricoltura della Camera. Dopo aver ascoltato 33 persone, fra cui il ministro Centinaio, il governatore Emiliano e il procuratore di Lecce De Castris, in commissione è emerso un quadro allarmante per “la drammaticità della situazione in cui versano gli olivicoltori pugliesi”.
Per questo va definito “con urgenza un piano di intervento che individui con esattezza le azioni da intraprendere, definisca le risorse finanziarie destinate a combattere l’emergenza e a ristorare gli olivicoltori e tutti coloro che partecipano, a diverso titolo, alla filiera olivicola dai danni subiti, fornendo loro un supporto per riavviare una redditizia attività produttiva”. Non ci sono strategie alternative: “La presenza del batterio richiede interventi di contenimento, risultando pressoché impossibile, al momento, un’eradicazione totale. La xylella deve essere cioè eradicata laddove sia possibile e contenuta laddove l’eradicazione non sia più attuabile”.
E così, accanto a un piano di comunicazione e al monitoraggio, va adottato “un piano di lotta ai vettori (la sputacchina media, ndr) che si sviluppi “privilegiando misure fitosanitarie di natura agronomica e fitoiatrica a basso impatto ambientale”. Infine, il tema delle “procedure per l’abbattimento delle piante infette”, da “snellire” per abbattere “con tempestività”. Articolate anche le proposte per le aree colpite da xylella: sì al reimpianto delle specie resistenti, al sostegno per le imprese e alla revisione del piano olivicolo nazionale. La commissione ritiene inoltre che nella zona infetta, attraverso strumenti di sostegno al reddito, “debba essere incoraggiata la riconversione verso altre colture”, anche per “diversificare il paesaggio agrario e aumentare la biodiversità nel territorio”. Meglio tardi che mai.
Articolo tratto dal mensile La Nuova Ecologia marzo 2019
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