Dopo aver conquistato il primo punto con il Chievo, Gian Piero Ventura si dimette a sorpresa. L’ex-ct della nazionale ha guidato la squadra di Verona per quattro partite, ottenendo tre sconfitte e un pareggio, e grazie a questo primo punto è stato azzerato il gap negativo in classifica che era stato comminato alla società quest’estate. Il direttore sportivo Romairone davanti alle telecamere parla di qualcosa di “inspiegabile e di inaspettato” e Ventura avrebbe dichiarato negli spogliatoi alla squadra, “un suo disagio personale”. Non ci sono motivi tecnici e, al momento, Ventura è ancora l’allenatore del Chievo perché le dimissioni, per diventare effettive, devono prima essere accettate.
Da osservatore esterno balza agli occhi, in questa vicenda, una straordinaria coincidenza: proprio in un giorno come domani, il 13 novembre 2017, grazie al pareggio a reti inviolate con la Svezia, l’Italia non si era qualificata per i mondiali di Russia configurando così quello che i giornali avevano definito “il più grande fallimento della storia del nostro calcio”. Quel giorno, per Ventura, iniziò un doloroso calvario che aveva per oggetto non tanto la sconfitta quanto le sue “non dimissioni”. In situazioni simili, gli altri commissari tecnici avevano ammesso i loro errori e si erano auto-esonerati davanti alla telecamere pochi minuti dopo il fischio finale. Non così Ventura, che perciò venne accusato di non dimettersi per il semplice desiderio di incassare i restanti otto mesi di contratto che rimanevano: pare si trattasse di quasi 850 mila euro.
Conosco un cane che, dopo aver subito una dolorosa operazione dal veterinario, non vuole più entrare in nessuna casa che non sia quella del padrone. È un problema, perché il cane è di grossa taglia e non c’è modo di convincerlo: o lo si lascia a casa o, per poco, in macchina, o la vita sociale del padrone è azzerata. In ogni caso non c’è modo di far cambiare idea al cane che non vuole ripercorrere una strada che lo ha fatto molto soffrire. Gli animali ci piacciono tanto anche perché, a volte, sono molto simili a noi uomini: anch’io ho luoghi e percorsi della mia città che sono state altrettante dolorose Via Crucis della mia vita e perciò, anche se non me ne rendo conto, quando passo da quelle parti cambio strada e non torno sui miei passi. Evitiamo luoghi, incontri, persone, situazioni, che ridestano in noi ferite e ricordi dolorosi.
Oggi magari le dimissioni di Ventura rientreranno o si scopriranno motivazioni completamente diverse da quelle che sto ipotizzando, ma non sempre le ragioni che ci spingono ad agire sono quelle che “sappiamo”, non sempre le spiegazioni che ci diamo (che diamo a noi stessi prima che agli altri) sono quelle consapevoli. C’è un mondo ctonio, “carsico”, che non controlliamo e che può spingerci a comportamenti che non ci spieghiamo. Urlare in faccia all’intero mondo calcistico che, esattamente un anno fa, chi lo criticava aveva sbagliato, che non si doveva trattare così un commissario tecnico, perché lui, Gian Piero Ventura, è uno che le dimissioni sa darle eccome, può essere un movente forte, un’attrazione invincibile.
Ieri negli spogliatoi del Chievo Verona può essere scattata in Ventura una voglia di rivincita che, vichianamente, lo ha spinto a fare ieri quello che avrebbe dovuto fare un anno fa. La lancetta dell’orologio ha fatto un giro intero, l’orbita ha completato il suo percorso, e lui l’ 11 novembre 2018 ha agito come avrebbe dovuto fare il 13 novembre 2017. Vi siete arrabbiati con me perché non mi dimettevo? Oggi, dimettendomi, vi dimostro che vi sbagliavate. Tutti.
Source: www.agi.it
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