Nuova settimana, nuova birra.
Di settimana in settimana ci stiamo muovendo nel nuovo mondo delle birre artigianali, con l’intento di trovare, provare e gustare birre di qualità. Ma questa caratteristica non è esclusiva del panorama artigianale, italiano e non, e ci piace l’idea di non voler escludere a prescindere tutto ciò che non porta la firma di un (micro)birrificio artigianale nel senso stretto del termine. Facciamo questa premessa perché l’argomento è sentito negli ultimi tempi, almeno da quando, poco più di due anni fa, Birra del Borgo è stato acquisito dal colosso Ab-InBev. Il birrificio creato nel 2005 da Leonardo Di Vincenzo non è più definibile artigianale per la legislatura italiana, ma ciò non ci impedisce di avvicinarci sempre con curiosità alle sue produzioni, soprattutto quelle della linea delle Bizzarre.
Su un punto Leonardo Di Vincenzo, ora amministratore delegato della società, è stato chiaro fin dall’inizio: avere le spalle coperte da un colosso come Ab-InBev avrebbe permesso al birrificio di Borgorose di lavorare senza lo stress e le preoccupazioni dell’aspetto finanziario. Se da una parte gli ha permesso di ampliare il suo mercato con la linea Classica, dalla Reale alla Duchessa, dall’altro è ancora possibile divertirsi sfruttando sia le Stagionali che le Bizzarre. Tra queste ultime, lo scorso anno è stata introdotta una rivisitazione di una classica Tripel tradizionale belga, ma fermentata e maturata per sei mesi in botti da 4000 litri che in precedenza ha ospitato del brandy. Si tratta della Vecchia Tripel, che va così a sfruttare le botti di Collerosso nel corso dei mesi estivi.
Di tripel in quanto stile abbiamo già parlato, e probabilmente lo faremo ancora essendo tra i nostri preferiti, ma va ricordato che si tratta di una birra di gradazione robusta, creata nel corso del secolo scorso nell’abbazia di Westmalle per aggirare a legge che proibiva la vendita di superalcolici. In tal senso è intrigante l’interpretazione di Birra del Borgo di una tripel invecchiata in botti di brandy, che va a bilanciare con carattere le note tipiche dei lieviti che rappresentano la base di una birra dal gusto ricco e il profumo intenso. Quel che stupisce e che abbiamo apprezzato sono quell’accenno di acidità e quella freschezza che la maturazione in botte dona alla Vecchia Tripel.
Completano il sapore di questa birra anche alcune note fruttate, semplici accenni da cogliere a ogni sorso. A dispetto del suo solido 9.5% di gradazione alcolica, mascherato discretamente a livello di gusto, questa Bizzarra di Birra del Borgo si presenta molto morbida e si lascia bere con pericolosa semplicità: laddove tripel e quadrupel sono birre tendenzialmente gustate con contemplativa lentezza, non facciamo fatica a immaginare la Vecchia Tripel in contesti diversi, anche a tavola per accompagnare le giuste pietanze, da un arrosto o una grigliata a determinati formaggi.
Dal punto di vista visivo, la Vecchia Tripel è di un colore dorato molto carico, con una testa di schiuma ampia e persistente. Anche la confezione è curata, con un motivo grafico in cui si evidenzia proprio il richiamo alla botte in cui viene maturata, ma nella coerenza dello stile di Birra del Borgo, sia in quanto a tipologia di bottiglia che forma dell’etichetta.
Il risultato non è una classica tripel, questo no, ma è una birra che si muove agilmente tra la semplicità di bevuta e l’impegno data dalla sua struttura, da una certa complessità di sapore che sarà apprezzata da chi preferisce una certa tipologia di birre da scoprire poco a poco, un sorso dopo l’altro.
Source: www.ifood.it
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