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Usare la manipolazione emotiva per risolvere i conflitti interiori

Di certo avrete sentito parlare spesso di manipolazione emotiva. Dei diversi modi in cui si manifesta e della sofferenza che può causare alle sue vittime. Si tratta di uno dei comportamenti che causa più danni al suo passaggio, soprattutto per il suo carattere silenzioso e letale.

Il manipolatore emotivo ha nella testa un piano d’azione definito nei minimi dettagli. È consapevole dei punti deboli della sua preda e sa come smontare le sue difese per ottenere ciò che vuole. Per riuscirci, può persino far credere alla vittima che sia lei la colpevole, finché questa non cederà e acconsentirà a soddisfare le sue richieste.

I manipolatori ottengono ciò che vogliono anche generando determinate emozioni negli altri, in funzione dei loro interessi. Come abbiamo appena detto, il piano è già stato stabilito. E il carnefice non avrà alcuna remora: utilizzerà ogni mezzo necessario per ottenere il controllo sulla sua vittima, fino a raggiungere i suoi propositi.

La dissonanza cognitiva: causa frequente della manipolazione emotiva

Forse vi sarete accorti che le persone manipolatrici utilizzano ciò che in psicologia viene denominata “dissonanza cognitiva”. La dissonanza cognitiva si riferisce ad un conflitto interiore che si verifica quando nella nostra mente convivono due pensieri in apparenza incongruenti oppure quando un dato pensiero non s’incastra all’interno del nostro sistema di convinzioni o delle nostre abitudini comportamentali.

Questo conflitto interiore, questa tensione che logora il pensiero, genera conseguenze spesso molto peculiari, che hanno lo scopo di porre fine a quella sensazione di caos cognitivo in cui ci siamo addentrati senza rendercene conto. Una sensazione di inconsistenza interna che ci sconvolge a tal punto da farci fare qualsiasi cosa pur di eliminarla.

Abbiamo bisogno di ripristinare una congruenza oggettiva tra ciò che proviamo e ciò che crediamo, tra le nostre convinzioni e il nostro comportamento… tra i nostri pensieri e le nostre azioni. Quando ci troviamo davanti a questo bivio, pur di uscirne vivi, siamo disposti a farci condurre mano nella mano dall’autoinganno.

L’autoinganno è il sotterfugio per eccellenza della dissonanza cognitiva

Come abbiamo spiegato, faremmo di tutto pur di non dover sopportare costantemente quella sensazione così sgradevole che sentiamo crescere dentro di noi. Eviteremo, quindi, di prendere consapevolezza di tutte quelle informazioni che alimentano questa dissonanza, ci tapperemo occhi e orecchie di fronte a tutto ciò che possa destabilizzarci ulteriormente.

Il manipolatore emotivo sa come comportarsi in presenza di dissonanza cognitiva e si autoinganna per raggiungere i suoi obiettivi. Un chiaro esempio di questo meccanismo è il caso delle persone che sentono di non essere in grado di chiudere una relazione di coppia: faranno tutto il possibile per invertire la situazione e indurre il partner a farlo.

Luca vuole lasciare Elisa, perché ha appena conosciuto un’altra ragazza con cui ha provato un’intesa particolare. Elisa, invece, che non ne sa nulla, non vorrebbe mai lasciarlo, perché è innamorata di lui. Dinanzi a questa situazione, Luca si comporterà in modo tale da far sentire ad Elisa che la loro relazione non ha più senso, finché non sarà lei a chiudere. In seguito, la farà sentire l’unica responsabile di quella rottura: “Ma se sei stata tu a lasciarmi! Io non avrei mai voluto!”.

Il manipolatore passa la colpa all’altro, liberandosi da ogni responsabilità.

 

Sopraffatto dalla difficile sensazione prodotta dallo scontro tra la persona che vorrebbe essere, un fidanzato fedele, e la persona che è in quel momento, un partner infedele, Luca opta per la manipolazione emotiva. In questo modo, sarà Elisa a risolvere la situazione rendendola l’unica responsabile. Molto probabilmente Elisa non capirà davvero cosa sta succedendo, perché pochi crederebbero mai che il proprio partner possa agire in questo modo. Per di più, lo stesso comportamento di Luca potrebbe non essere del tutto consapevole.

Luca, infatti, non riesce a trovare il coraggio per chiudere una relazione che non lo rende più felice e per ammettere che in realtà desidera un’altra donna. Non riesce a concepire di essere il carnefice, e per questo la sua mente lo protegge, facendogli sentire che in realtà lui è la vittima. Dal momento che non accetta questa realtà e non è in grado di assumersi le sue responsabilità, finisce col manipolare Elisa, tirando la corda finché questa non si spezzerà del tutto. E dimenticandosi della sofferenza che sta creando alla vera vittima della situazione.

Se è Elisa a lasciarlo, non dovrà più sentirsi in colpa per aver voluto chiudere la relazione per via di un’altra ragazza. In caso contrario, sarebbe un comportamento per cui tutti lo giudicherebbero e che prima o poi gli si potrebbe ritorcere contro. In questo modo, invece, Luca riesce a risolvere il suo conflitto interiore e a uscire “a testa alta” dalla battaglia.

La manipolazione emotiva nasce spesso dal caos cognitivo che desideriamo scacciare dalla nostra testa a qualsiasi costo. Il manipolatore cerca un carnefice, un colpevole che lo faccia passare per vittima, che lo metta in una posizione che giustifichi i suoi pensieri e comportamenti.

L’altro sarà il colpevole. Lui, in fin dei conti, è solo la povera vittima sfortunata della relazione.

 

Source: lamenteemeravigliosa.it

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