Università? Gli studenti preferiscono quelle del Nord
Dal Sud un 25% di corsisti, il 97,4% dei nordici resta vicino casa. E ci si laurea in corso
Meglio le università del Nord? Secondo un sondaggio del portale Almalaurea gli studenti orienterebbero fortemente le loro scelte verso gli atenei settentrionali ma, a oggi, si registra un altro dato, piuttosto positivo: una volta usciti dal percorso di studi si avrebbe la possibilità di trovare prima lavoro.
La tendenza a scegliere strutture della fascia nordica riguarda perlopiù i ragazzi del Nord Italia:il 97,4% di loro, infatti, sceglierebbe di iscriversi presso un’università di quell’area geografica, mentre un altro 23,9% vi si reca dalle regioni meridionali.
Fra i “nordici”, il restante 2,6% sceglie altre regioni ma solo lo 0,5% di loro decide di andare a Sud a seguire il proprio percorso di studi.
L’esodo. Non è la prima volta che l’esodo studentesco verso il Nord viene riscontrato nell’ambito di un sondaggio ma, certamente, il rapporto “Sul profilo occupazionale e sulla condizione dei laureati” di Almalaurea, il quale ha preso in considerazione 630 mila soggetti, ben esemplifica le tendenze dei 19enni italiani, fortemente orientati verso quegli atenei considerati con un prestigio maggiore.
Un fattore, questo, supportato anche dal fatto che gli studenti che si muovono dal Centro optano per un’università del Nord in tre casi su quattro; di rimando, coloro che hanno effettuato studi superiori all’estero, al rientro scelgono di iscriversi in atenei dal Centro in su.
Il 25,5% cambia provincia (25,5 per cento), un altro 12,5% resta, pur spostandosi, nell’area geografica di appartenenza (Nord, Centro o Sud) e un ulteriore 12,5 per cento compie lunghi tragitti. Un 3,1%, invece, riguarda i diplomati all’estero che, tornando, scelgono atenei italiani (perlopiù nel Centro-Nord).
Lauree in corso. Interessante notare come, a un solo anno dal titolo di studio, il tasso di occupazione sarebbe per gli studenti pari al 71,1% tra i laureati di primo livello e al 73,9% tra i magistrali biennali, per un aumento di 5,4 punti nell’ultimo quadriennio sul dato complessivo dei laureati triennali e di 3,8 per i magistrali. Un dato che, a ogni modo, non riesce a compensare il dislivello del tasso di occupazione per i nostri laureati, sensibilmente calato fra il 2008 e il 2013, con un segno meno che si attesta addirittura sui -17,1% per i triennali.
In questo caso, il miglioramento del tasso di occupazione non riguarda i laureati in atenei settentrionali ma il sistema accademico nella sua complessità e che, per la prima volta da alcuni anni a questa parte, fa registrare una media positiva per i laureati in corso (51,1% rispetto al 37,9% del 2007).