Una ragazza inglese che diviene un’icona in Francia: la storia di Jane Birkin inizia con una fuga dalla swinging London e l’arrivo a Parigi, certa solo di voler seguire le orme materne e diventare attrice. È la fine degli anni ’60 e Jane incontra i registi più strabilianti del tempo, diventandone ben presto la musa. Questa è l’avventura della leggendaria e irriverente Jane Birkin, icona, assieme al compagno Serge Gainsbourg, di una sensualità spregiudicata che ha segnato un’epoca; negli anni ’70 hanno formato una coppia scandalosa, complice il successo mondiale della canzone fatta di sospiri e allusione sessuali Je t’aime moi non plus; ma da quel che emerge dai suoi racconti, i due altro non erano che una ragazza “ordinaria” (come si è lei stessa definita) e un artista geniale. Insieme, un grande amore, una figlia e un’intesa artistica eccezionale.
Jane ha sempre rifiutato l’etichetta di idolo trasgressivo – “l’amore non è mai scandaloso” dice – e se per molti viene considerata come la Lolita dallo sguardo imbronciato e un’indiscutibile icona stile (celebre è diventata la borsa che porta il suo nome di Hermès) nel tempo ha dimostrato di essere molto di più che la ragazzina sexy dei suoi primi film: la cantante e attrice naturalizzata francese è un mito che ancora ci parla, attraverso gli eventi della sua vita: le storie più importanti, il divorzio ad appena vent’anni, le tre figlie avute da tre compagni diversi, l’impegno nel sociale, la svolta alla regia e, in ultimo, la morte della sua primogenita Kate avvenuta nel 2013. Il suo è il racconto di una donna capace di trasformarsi e affrontare con coraggio tutte le sfide vita.
Nata a Londra, il 14 dicembre del 1946, Jane è la seconda dei tre figli di Dave Birkin (comandante della Royal Navy ed eroe di guerra) e dell’attrice Judy Campbell. È il padre a insegnarle la tolleranza (“quando negli anni a venire ero a Sarajevo, in Ruanda o in Birmania pensavo: “Lui cosa avrebbe fatto in questa situazione?”) ma è dalla madre che eredita la passione per la recitazione. Da adolescente, la giovane si dedica al teatro – il musical, in particolare – e a 19 anni debutta sul grande schermo con il film Non tutti ce l’hanno. Ma oltre a essere gli anni che segnano l’inizio della sua brillante carriera, è in questo stesso periodo che Jane si innamora perdutamente di John Barry – più vecchio di lei di undici anni – famoso per essere il compositore della colonna sonora di James Bond. I genitori non approvano l’unione, ma i due si sposano lo stesso e nel 1967 nasce la figlia Kate. Dal punto di vista professionale la grande occasione arriva nel 1966, quando Michelangelo Antonioni la sceglie per il suo Blow Up, film in cui il regista ambienta il racconto di Julio Cortazar Las babas del diablo nell’ambiente londinese di fotografi e modelle. Per Antonioni, Jane si spoglia e diventa immediatamente la nuova figura scandalosa del cinema.
Quando Antonioni mi ha proposto il ruolo, ne ho parlato con mio marito John Barry e lui mi ha detto ‘Se devi spogliarti, meglio farlo con Antonioni che è il più grande di tutti’. Quando le persone sono molto timide, sono capaci di sconvolgere. Ho accettato di spogliami perché mio marito credeva che non fossi in grado di farlo. Ho voluto dimostrargli che aveva torto”.
Minigonne, frangetta che le va quasi a coprire gli occhi e fisico asciutto e slanciato: il mondo è innamorato della nuova giovane stella di Antonioni ma la vita di Jane è tutt’altro che spensierata. Nel giro di pochi anni il marito la lascia per un’altra donna e lei ritorna a casa dei genitori, con la figlia Kate.
I miei genitori, molto dolcemente, non dissero “te l’avevamo detto, non dovevi sposarti a 17 anni con John Barry che è un noto seduttore,” non dissero niente del genere. Ero molto triste, perché avevo la sensazione di non essere riuscita a tenerlo, di non essere stata abbastanza sexy, di non aver gestito bene quelle cose – perché è stato il mio primo uomo.
Ed è così che la ventenne Jane, con un divorzio alle spalle e una figlia da crescere, ricomincia la sua vita da capo, trasferendosi a Parigi, dopo aver fatto qualche audizione deludente a Los Angeles. Si aggiudica la parte in Slogan, il suo primo film francese, e qui incontra un “arrogante dandy”, con il quale nascerà una leggendaria storia d’amore. Il fratello Andrew, nel libro Jane & Serge: A Family Album, descrive così i racconti di Jane sul primo incontro con Serge Gainsbourg:
Jane girava la sua opera misteriosa che le creava sempre più frustrazione: «Lui è orribile! ». «Chi?». «Serge Bourguignon!». «Chi?». «O Gainsborough o come si chiama – quello che recita con me. Sarebbe il mio amante sullo schermo ma è così arrogante, con la puzza sotto il naso, sprezzante nei miei confronti!».
Piano piano però le cose cambiano, complice l’aiuto del regista Pierre Grimblat che per creare complicità tra due, organizza una cena dopo le riprese. In quell’occasione, Jane invita Serge a ballare e si accorge che dietro la maschera di uomo sofisticato e rude, si nascondono timidezza e goffaggine.
Non sapevo ancora che Serge fosse un poeta, ma in una sera il suo carattere era cambiato radicalmente e mi ero innamorata di lui. Mi chiese “Ti accompagno a casa?”, io risposi “no”. Andammo in albergo. All’Hilton, la receptionist gli chiese se voleva la solita stanza. Pensai “merda, merda, merda…” Ma poi, arrivati in camera, andai in bagno. Quando tornai si era addormentato. Uscii, andai a comprare il disco sul quale ballammo quella notte (Yummy, yummy, yummy, I’ve Got Love in My Tummy!), tornai, glielo infilai tra le dita del piede e me ne andai. Mi aveva fatto sentire di nuovo desiderabile, io che pensavo che tutto fosse ormai perduto.
I due si innamorano e nel 1968 incidono insieme la famosissima Je t’aime moi non plus, che Serge aveva fatto già incidere alla sua ex Brigitte Bardot. La canzone, per quanto censurata dal Vaticano e dalla BBC, vende più di un milione di copie soltanto nei primi due mesi.
L’ho fatta io perché non volevo che lui la cantasse con altre, stretto in una cabina di regia con una bella attrice tipo Mireille Darc. Non mi sarei mai aspettata che il Papa e la BBC la censurassero. Nello spettacolo c’è solo una versione strumentale per l’orchestra. Per uno show in Francia ci hanno chiesto di toglierla: c’è ancora qualcuno suscettibile.
Da quel momento arrivano offerte per film – tra cui La Piscina, con Alain Delon e Romy Schneider – e nuove collaborazioni con Serge, tra cui un servizio fotografico scandaloso che farà discutere per lungo tempo. Ma Jane dice di non averlo fatto né per soldi né per provocare, quanto più “per la gioia di qualcuno che pensava che fossi bellissima“
Nel 1971 dalla relazione con Serge nasce la figlia Charlotte (oggi attrice di grande successo, che conosciamo per i film Nuovomondo, Melancholia e Nymphomaniac) mentre sul versante professionale, Jane diventa musa di registi come Jacques Deray, Roger Vadim, Agnes Varda e Jacques Doillon che diventerà il suo compagno di vita (e padre della sua terza figlia Lou, nata nel 1982) dopo la fine della relazione con Serge, avvenuta verso la fine degli anni ’70 (anche a causa dei problemi di alcolismo di lui). In seguito alla separazione, Serge scrive molte canzoni per Jane, “tra le più belle mai state scritte per qualcuno” – come dirà Jane in un’intervista – come quelle contenute nell’album Baby Alone in Babylone e Amours de feintes.
Oltre alla sua fortunata produzione musicale, ad ampliare ulteriormente il mito di Jane come icona di stile, è stato l’incontro in aereo con il presidente di Hermès, che la invita a disegnare la famosa borsa che prenderà il suo nome: la Birkin Bag.
Trent’anni fa, a bordo di un volo Parigi-Londra, incontrai Jean-Louis Dumas, il presidente della maison Hermès e gli manifestai il mio desiderio di avere una borsa comoda e femminile per il week end. Lui mi rispose: “Disegnala tu”. Non potevo mai immaginare che avrebbe avuto tanto successo. Una volta, a New York, mi presentano un tipo. Dico: “Piacere, Jane Birkin”. E quello: “Ma si chiama come la borsa?”
Dagli anni ’80 in poi, Jane cambia la sua immagine grazie ai film di Jacques, che mettono in luce le sue capacità di attrice drammatica. Gli spettatori scoprono un’altra Jane e i registi chiedono di lavorare con lei. La collaborazione con Serge s’interrompe solo alla morte di lui nel 1991, tre giorni dopo la morte del padre di Jane. Queste due perdite la portano a riscoprire il rapporto con la madre, che la segue nel suo secondo tour come cantante, avendo deciso di intraprenderlo lo stesso, nonostante dovesse affrontare il repertorio di Serge, ora difficile da cantare. Finito il tour, dirige il suo primo film e scopre il mondo della regia. Collabora proprio in qualità di regista con Amnesty International e si dedica all’impegno civile, visitando territori come Sarajevo e la Birmania. Stringe amicizia con personalità del calibro Aung San Suu Kyi e ha un nuovo amore: lo scrittore Olivier Rolin. Parallelamente a una carriera nel cinema – che conta più di 70 film – continua con i viaggi politici e il lavoro a teatro. Inoltre, assieme alle figlie Charlotte e Lou – attrici e cantanti anche loro – posa per Annie Leibovitz per la cover Vanity Fair, mostrando la seconda e terza generazione di una famiglia di attrici dalla personalità unica.
Ora, dopo aver affrontato la tragica morte della figlia Kate – avvenuta per suicidio nel 2013 – Jane è focalizzata sul suo lavoro di regista, dicendo definitivamente addio alla sua carriera di attrice, ma lasciando in eredità le tante donne che ha impersonato nelle schermo: sensuali, volitive e mai banali. Come lei.
Source: freedamedia.it
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