Un minuscolo, infinitesimale neutrino, ha sconvolto astronomi e astrofisici di tutto il mondo, facendo rivolgere la loro attenzione verso un angolo remoto dell’universo alla scoperta di un mistero. Lì, 4,5 miliardi di anni fa un enorme buco nero iniziò a emettere raggi cosmici e particelle subatomiche. E il neutrino ci ha letteralmente indicato la strada per scoprire dove abitava prima di venire scaraventato via.
Da quando sono stati rilevati per la prima volta più di 100 anni fa, i raggi cosmici – particelle altamente energetiche che piovono continuamente sulla Terra dallo spazio – hanno posto un mistero duraturo: cosa crea e spinge le particelle su vaste distanze? Da dove provengono?
I loro percorsi non possono essere rintracciati direttamente alle loro fonti a causa dei potenti campi magnetici presenti nello spazio interstellare e intergalattico, che deformano le loro traiettorie. I neutrini, tuttavia, sono particelle non caricate, non influenzate nemmeno dal campo magnetico più potente. Poiché interagiscono con la materia solo a distanze subatomiche molto ridotte e non hanno quasi massa – da qui il loro soprannome di “particella fantasma” – essi viaggiano in linea retta da dove hanno origine, passando attraverso pianeti, stelle e intere galassie, dando agli scienziati un puntatore quasi diretto alla loro fonte.
Un rilevatore incorporato in un enorme blocco di ghiaccio al Polo Sud, l’IceCube Neutrino Observatory in Antartide, a settembre ha rilevato un neutrino che viaggiava quasi alla velocità della luce e attraversava praticamente ogni cosa sul suo percorso, come un fantasma. L’osservatorio ha immediatamente attivato un allarme per gli altri telescopi, tutti insieme uniti nello sforzo di determinarne per la prima volta la fonte, l’origine.
Il Telescopio spaziale a raggi gamma Fermi della NASA e il telescopio MAGIC alle Isole Canarie hanno identificato la stessa fonte della particella ribelle ad alta potenza: un bagliore di raggi cosmici che vagava nello spazio da un lontano buco nero supermassiccio, noto anche come blazar. Più precisamente si trattava di una galassia attiva che ospitava al centro un buco nero supermassiccio.
Questo particolare blazar ha un nome difficile da ricordare, si chiama TXS 0506 + 056 e si trova a circa 4 miliardi di anni luce dalla Terra, in una galassia non visibile ad occhio nudo ma nella direzione della costellazione di Orione.
La novità sta nel fatto che per la prima volta un neutrino è stato ricondotto alla sua fonte. Sembrerebbe cosa da poco ma ciò crea un nuovo rompicapo per gli astronomi, perché rappresenta un nuovo mododi osservare e misurare l’universo.
Fino a qualche decennio fa, osservavamo e misuravamo il cosmo usando solo la luce in tutte le sue forme, dalle onde radio allo spettro visibile fino ai raggi X e ai raggi gamma. Nel 2015, gli scienziati sono riusciti a trovare la fonte delle onde gravitazionali, increspature nello spazio-tempo predette da Albert Einstein. Questo ci ha permesso non solo di vedere oggetti distanti attraverso lo spazio, ma anche di “sentire” le vibrazioni inviate nella nostra direzione da massicci eventi cosmici. Per gli scienziati si tratta della cosiddetta “astronomia multi-messaggera”.
La strada indicata dal neutrino cambierà ulteriormente il modo con cui gli scienziati osserveranno l’universo. Adesso a guidarli, col suo dito luminoso saranno anche i neutrini, che li riporteranno indietro nello spazio ma anche nel tempo, mostrandoci la loro casa, negli angoli più remoti del cosmo.
Source: greenme.it
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