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Twitter a pagamento? Servizi premium per i professionisti

La crisi morde, il rinnovato interesse suscitato dall’uso smodato di Twitter da parte del nuovo presidente Usa Donald Trump non basta a fare da traino. E Twitter studia un’offerta di servizi premium a pagamento, destinati soprattutto a professionisti e aziende.

Gli iscritti crescono lentamente

Twitter ha registrato 319 milioni di utenti mensili attivi nella sua trimestrale il mese scorso, ma la crescita degli utenti è stata lenta nel corso degli ultimi anni, molto dietro a Facebook.

Per verificare la sostenibilità di un servizio in abbonamento, Twitter sta conducendo un sondaggio tra alcuni utenti “per valutare l’interesse in una nuova versione più avanzata di Tweetdeck,” ha fatto sapere la portavoce Brielle Villablanca. L’applicazione Tweetdeck fornisce un’interfaccia più personalizzabile, ed è stata acquisita da Twitter nel 2011. “Stiamo esplorando diversi modi per fare Tweetdeck ancora più prezioso per i professionisti”, ha detto Villablanca.

 

Mai un bilancio in utile

In dieci anni di vita, Twitter non è mai riuscito a chiudere un bilancio in utile. Nel quarto trimestre i ricavi della compagnia sono saliti di appena l’1% a 717 milioni di dollari, confermando le difficoltà nell’attrarre inserzionisti. La perdita netta è invece quasi raddoppiata rispetto all’anno prima, allargandosi da 90 a 167 milioni di dollari. A preoccupare sono però soprattutto i nuovi iscritti, che continuano a crescere troppo lentamente. A dicembre se ne contavano 319 milioni, appena 2 milioni in più rispetto al trimestre precedente. Il confronto è impietoso non solo con gli 1,8 miliardi di iscritti a Facebook ma ormai anche con i 555 milioni di utenti di Tumblr e con il mezzo miliardo di Instagram. Senza una svolta, il social network dei cinguettii rischia di farsi sorpassare addirittura da Baidu, il suo epigono cinese, che ha circa 300 milioni di utenti.

In Borsa -80% dal top

Quando il 7 novembre 2013 la società di San Francisco debuttò a Wall Street, chiuse con un rialzo del 72% a un prezzo di quasi 45 dollari per azione. L’entusiasmo di investitori forse non troppo memori della “bolla dot com” del 2000 portò il mese dopo il titolo a un massimo storico di 73,82 dollari. Da allora la compagnia ha perso circa l’80% del proprio valore in borsa, sceso da oltre 40 miliardi di dollari ad appena 12 miliardi di dollari.

Source: www.agi.it

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