A spiegarlo sono i ricercatori del Clinical Research dell’Albert Einstein Cancer Center and Montefiore Health System di New York che mettono in evidenza come si possano usare informazioni genomiche per decidere nel miglior modo possibile sui trattamenti nelle donne ai primi stadi del cancro.
Lo studio americano “Tailor X”, condotto su 10.273 donne con la forma più comune della malattia e il più grande mai condotto sulle terapie per il cancro al seno, ha di fatto dimostrato come possa definirsi una terapia su misura per un cancro alle prime fasi grazie allo screening di 21 geni tumorali.
Sostanzialmente, i ricercatori sono stati in grado di capire come, in base a un punteggio ottenuto analizzando tramite un test l’espressione di alcuni geni, è possibile predire se l’aggiunta della chemioterapia alla terapia ormonale sia superflua o meno.
I risultati dicono che circa il 70% delle donne con il tipo di tumore al seno più diffuso, quello responsivo agli ormoni, HER2 negativo senza linfonodi coinvolti, può evitare di fare la chemio con la terapia ormonale.
“Il nostro studio dimostra che la chemioterapia può essere evitata in circa il 70% dei casi nelle donne in cui il test è indicato, quindi limitando al 30% la porzione di pazienti per cui la chemio può effettivamente portare dei benefici”, spiega Joseph A. Sparano, dell’Albert Einstein Cancer Center di New York, vice direttore del gruppo di ricerca Ecog-Acrin che ha condotto lo studio.
Il test misura, con un punteggio da 1 a 100 sulla base dell’espressione di 21 geni, il rischio di recidiva dopo 10 anni e specifica quali pazienti possano trarre beneficio dalla chemio. Si tratta di un’analisi condotta tramite una biopsia su un campione di tessuto: le donne con punteggio basso (0-10), per esempio, dovrebbero ricevere solo ormonoterapia e quelle con punteggio alto (26-100) ormonoterapia più chemio.
Prima del test, spiega il responsabile dello studio Joseph Sparano, dell’Albert Einstein Cancer Center di New York, “c’era incertezza su quale fosse la giusta terapia per le donne con punteggio intermedio 11-25. Ora lo studio dà una risposta definitiva: la chemio può essere evitata nel 70% delle pazienti con cancro iniziale, limitandola a quel 30% per il quale porterà beneficio. Infatti, in un periodo di follow-up dello studio di 7,5 anni, si è evidenziato che la sola ormonoterapia non era meno efficace della chemio più ormonoterapia, nelle pazienti con punteggio 11-25, in termini di sopravvivenza e ricomparsa della malattia”.
Secondo gli autori della ricerca,dunque, la chemio sarebbe superflua nelle pazienti over-50 con punteggio 0-25 e per le pazienti con meno di 50 anni e punteggio 0-15. Questo studio, ha commentato l’esperto Asco Harold Burstein, “da oggi in poi trasformerà la terapia e lo farà in meglio, perché migliaia di donne potranno evitare la chemio, con tutti i suoi effetti collaterali, pur continuando a raggiungere eccellenti risultati sul lungo periodo“.
Detto ciò, non dimentichiamoci che la prevenzione è vitale importanza. Dedicatevi sempre, semestralmente o annualmente (a seconda dell’età), a una visita di controllo e ai normali esami di screening e imparate a riconoscere tutti i segni di eventuali anomalie.
Source: greenme.it