Un’altra persona, anche lei piuttosto avanti con gli anni, è invece stata immortalata dalle telecamere di sicurezza mentre consegnava una busta con 20 mila euro in contanti. Nel mirino della banda di truffatori che smerciava finte riviste delle forze dell’ordine per un giro d’affari complessivo di oltre un milione all’anno, c’erano soprattutto persone di età avanzata e soggetti deboli, ma anche professionisti e piccoli imprenditori. Il meccanismo della truffa era piuttosto semplice: alle vittime, contattate telefonicamente dal personale di alcuni call center, veniva proposta la sottoscrizione di abbonamenti a riviste di polizia e delle forze dell’ordine fittizie. Abbonamenti venduti a prezzi da capogiro: da 100 fino a 3.500 euro all’anno, per ciascuna rivista.
E una volta sottoscritto il contratto, partiva l’accerchiamento: chi non voleva rinnovare l’abbonamento, veniva minacciato ripetutamente al telefono. Spesso gli operatori dei call center si spacciavano come operatori delle forze dell’ordine, funzionari degli uffici giudiziari di Milano e perfino magistrati. Una delle vittime ha riferito agli inquirenti di essere stata contattata da una persone che si è qualificata come “il giudice Boccassini”. A quelli che si rifiutavano di pagare, venivano prospettate il rischio di azioni legali come il pignoramento dell’auto e di altri beni.
Gli arresti sono scattati questa mattina. In manette sono finite quattro persone, tutte italiane e tutte con precedenti per reati analoghi, titolari o amministratori di una di tre società, con sede nel capoluogo lombardo, che gestivano una galassia di call center. Altre 25 persone – quasi tutti dipendenti – sono invece finite sotto inchiesta. Tutti accusati a vario titolo di 41 capi di imputazione legati ai reati di associazione a delinquere finalizzata a truffe ed estorsioni. Dalle indagini, condotte dal pm Isabella Samek Ludovici e dal procuratore aggiunto Riccardo Targetti, è anche emersa la presenza di una sorta di vademecum per gli operatori dei call center, “un copione – lo ha definito uno degli investigatori – per estorcere il denaro”.
Le perquisizioni ancora in corso nelle società riconducibili ai quattro arrestati hanno portato alla scoperta di alcuni appunti sul profilo delle vittime: “Minacciato da avvocato” oppure “il marito è poliziotto, non chiamare più”. Società, ha sottolineato il procuratore aggiunto Targetti, che “non avevano nessuna attività legale”. Quarantadue le vittime identificate finora. Ma, come ha spiegato il comandante della sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza, il colonnello Ernesto Carile, il loro numero è destinato a salire.
Truffare anziani e altre fasce deboli della società, ha puntualizzato ancora il magistrato, “è un reato peggiore della rapina, al di là di quello che dice il codice penale”. Anche perchè “oltre al danno economico, le vittime escono psicologicamente devastate”. Le indagini, ha chiarito Marco Ciacci, capo della sezione polizia giudiziaria della Polizia di Stato, hanno infatti accertato che gli operatori dei call center ricevevano dai superiori “indicazioni su come agire psicologicamente sulla vittima”.
Targetti ha anche descritto le truffe più tipiche commesse a danno di anziani, come la cosiddetta “truffa del falso nipote”: “In Italia non è prevista la libertà dietro pagamento di cauzione, come si vede nei film americani. Se si presenta qualcuno spacciandosi come operatore delle forze dell’ordine e chiede soldi per evitare l’arresto di un nipote o un parente, è un truffatore”. E ancora: “Le banche non mettono in circolazione banconote false. Se si presenta qualcuno e si qualifica come dipendente di banca incaricato di ritirare banconote false messe in circolazione per errore, è un truffatore”.
Source: www.ilfogliettone.it
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