Toxic è la parola dell’anno per i dizionari Oxford. Quella che più di tutte le altre è stata capace di rispecchiare l’umore della società civile e di entrare con prepotenza all’interno delle discussioni che riguardano molteplici aspetti della nostra vita. Giocando con l’origine etimologica della parola, il greco toxon identifica l’arco con cui si tracciano le frecce, si è notato come l’aggettivo tossico sia diventato parte integrante del nostro gergo comune e venga usato per rappresentare una gamma sempre più ampia di inefficienze, avvelenamenti e compromissioni.
Le ricerche fatte sul sito del dizionario riguardanti la parola toxic sono aumentate del 45% nell’ultimo anno. Questo è il risultato di una maggiore diffusione in molti contesti quotidiani, con funzioni sia metaforici che letterali. Secondo Oxford, infatti, oggi usiamo questo lemma quando discutiamo di chimica e mascolinità, gas e rifiuti, cultura e relazioni. E se in passato era un termine relegato all’interno di questioni prettamente ambientali, nel corso del 2018 è stato scelto come formula sempre più diffusa per determinare, in un’accezione più generale, una contaminazione negativa e pericolosa.
Le cause di questo allargamento di significato, che va oltre il predominante legame tra tossico e avvertenza, è dovuto ad alcuni fatti che hanno avuto una forte risonanza mediatica. Primo fra tutti il caso Skipral che ha portato sulle pagine dei giornali riflessioni su sostanze pericolose come il Novichok. Questa è la principale motivazione della persistenza del lemma tossico all’interno di contesti chimici. Accanto ci sono le crescenti preoccupazioni che riguardano la salute pubblica, alimentati da un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in cui toxic veniva associata allo stato contaminato dell’aria e ai decessi collegati. Completano questo quadro le notizie provenienti dalla Florida su alcune alghe la cui tossicità è stata posta al centro di discussioni politiche da parte dei candidati in corsa durante le elezioni di Midterm.
Tra le principali novità c’è l’utilizzo di questo termine per descrivere ambienti di lavoro sempre più stressanti e il racconto sempre più attuale del disagio relazionale che oggi pervade la società. La presenza di concetti legati alla mascolinità e alla violenza è consequenziale alla diffusione delle battaglie combattute dal movimento #MeToo che spesso ha definito con questo aggettivo gli abusi perpetrati dal potere maschile. Tra gli esempi più lampanti ci sono i casi che hanno riguardato il giudice scelto dal presidente Trump per la Corte Suprema, Brett Kavanaugh, e un colosso come Google. Come ricorda lo stesso Oxford, la parola scelta è anche quella che ha, nei prossimi mesi, una forte probabilità di pervadere ancor di più il linguaggio e i dibattiti. E questa, visti i significati che toxic si porta dietro, non è certamente una buona notizia.
Source: www.agi.it
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