ROMA (ITALPRESS) – In un momento così critico dal punto di vista economico e sociale, quale può essere il contributo del terzo settore e delle Fondazioni nello sviluppo del Paese? Lo abbiamo chiesto a Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale.
“La pandemia – afferma – non ha fatto altro che aggravare ulteriormente la crisi economica e sociale del nostro Paese, che oggi più che mai può vantare soltanto l’arte ed il paesaggio – (ammesso che il Covid allenti la sua presa consentendo ai turisti stranieri di far ritorno in Italia – per fronteggiare il declino in cui versa in maniera temo irreversibile. Come predico da tempo, non abbiamo più un’attività industriale: le grandi industrie statali, che avevano reso il nostro Paese la quinta Nazione industrializzata del mondo, sono state smantellate; quelle private più importanti si sono trasferite all’estero. La quasi totalità delle banche un tempo italiane sono oggi straniere; l’agricoltura langue, i commerci stentano a causa dell’attività di colossi come Amazon. In uno scenario siffatto, in cui lo Stato non ha i mezzi sufficienti per fronteggiare in maniera apprezzabile i bisogni primari della collettività, il mondo del terzo settore (che io chiamo Terzo Pilastro), sulla base del principio costituzionale della sussidiarietà (sancito all’art. 118), può fare moltissimo. Il privato sociale, di cui fa parte la Fondazione Terzo Pilastro che mi onoro di presiedere, ha sia le risorse che gli strumenti operativi adatti per intervenire laddove lo Stato, peraltro limitato da un apparato burocratico elefantiaco e paralizzante, non riesce purtroppo più a dare risposte. Per questo noi implementeremo le attività che al momento sono maggiormente urgenti tra quelle sancite da Statuto: l’aiuto alle categorie sociali deboli, con l’erogazione di buoni spesa ai meno fortunati e bisognosi, e interventi nel campo sanitario e della ricerca, al fine di prevenire – per quanto possibile – il dilagare delle pandemie, ma anche fronteggiare le patologie più diffuse, piuttosto che occuparsene tardivamente. Infine, dal momento che considero l’attività culturale fondamentale per l’animo umano e attrattiva nei confronti del turismo che latita, continuerò con le offerte artistico-culturali in Italia e all’estero”.
Il Meridione d’Italia, e la Sicilia in particolare, stanno molto a cuore alla Fondazione, e lo avete dimostrato ampiamente con le vostre numerose iniziative, che spaziano dalla cultura, alla formazione, alla solidarietà. Quali sono i prossimi progetti che avete in animo di realizzare nel Sud Italia?
“Attualmente è in corso a Catanzaro, in Calabria, in una location straordinaria qual è il Complesso Monumentale del San Giovanni, un’importante mostra dedicata a Chagall, che io ho voluto peraltro rendere gratuita con una nostra contribuzione, pagando il costo dei biglietti, per tutte le scuole della Provincia, in maniera da facilitare la conoscenza di questo grande artista da parte dei giovanissimi – dice il presidente della Fondazione Terzo Pilastro -. Per quanto riguarda in particolare la Sicilia, vi sono vari progetti attualmente in cantiere, tra cui un presidio medico-sanitario allo Zen di Palermo, un progetto di mandria-terapia con cavalli della razza Persana per persone affette da disturbi psichici o comportamentali nel territorio di Corleone, e, nel campo dell’istruzione, un’iniziativa di formazione, di start-up ed acceleratore d’impresa per giovani dell’area mediterranea dal titolo “MediterranEu”, da attuarsi in varie province della Regione. Infine, sempre in ambito culturale, cito l’iniziativa itinerante dal titolo “Vivere nel Sole”, ispirata al titolo del mio ultimo libro di poesie, che questa estate porterà dal Lazio alla Sicilia (precisamente, al Teatro Greco di Taormina), passando per la Calabria e la Puglia, performances di poeti, scrittori, attori, musicisti, ospiti del mondo dello spettacolo, del teatro e della televisione, nel segno di una positiva risposta al momento drammatico che tutti i settori della cultura e dell’arte hanno vissuto in questo ultimo anno e mezzo”.
Il Recovery Fund può essere considerato l’ultima chance per il rilancio del Meridione?
“Tra gli obiettivi previsti nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per il Meridione vi sono: il miglioramento della produttività delle PMI, l’implementazione dei collegamenti nelle zone rurali e nelle aree interne, il superamento dei divari territoriali, la qualità delle infrastrutture, l’edilizia scolastica e la lotta alla povertà educativa, la riorganizzazione della sanità e la digitalizzazione. Il nostro Meridione d’Italia, è stato per secoli il crocevia delle più grandi civiltà che hanno popolato il Mediterraneo, ed è pertanto una fucina di luoghi ricchi di storia e di antiche vestigia, oltre che di borghi dal fascino incomparabile, la cui salvaguardia e fruizione andrebbero sostenute con ingenti risorse e con una politica lungimirante, affinchè possano diventare degli strumenti efficaci per attrarre investimenti e turismo. Le mie perplessità circa il Recovery, poi, sono note – afferma Emmanuele Emanuele -: riusciremo in pochi anni, secondo quanto stabilito dall’Unione Europea, ad utilizzare efficacemente i fondi che ci sono stati assegnati (la gran parte dei quali dovremo restituire), quando alle spalle abbiamo decenni di inefficienza e di immobilismo burocratico che, di fatto, hanno impedito qualunque riforma di tipo strutturale, come quelle da realizzare entro il 2023? Io ho i miei seri dubbi”.
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