Francis Bacon, Paul Gauguin, Edgar Degas, Andy Warhol, Vincent Van Gogh, Pablo Picasso: sono solo alcuni dei circa trenta artisti europei le cui opere – assieme a quelle di altri 30 artisti iraniani – sono in mostra al Museo d’arte contemporanea di Teheran, in Iran, in una collezione intitolata “Berlin-Rome Travellers“.
Il nome della collezione evoca in qualche modo il destino cui le opere fino a questo momento sono sfuggite: sì, perché la collezione sarebbe dovuta essere oggetto di una doppia esposizione in Europa lo scorso febbraio, presso la Gemalde Gallerie della capitale tedesca e il Maxxi a Roma, ma le autorità iraniane lo scorso novembre ne hanno bloccato il trasferimento, provocando l’imbarazzo delle autorità italiane e tedesche, costrette ad annullare le mostre.
Tuttavia, l’ex capo del Museo di Teheran, Majid Molanorouzi, intervistato dal Guardian in occasione dell’inaugurazione della mostra, si è dichiarato ottimista sulla possibilità che i lavori verranno mostrati a Roma e Berlino “quest’estate”.
Quella del Museo d’arte contemporanea di Teheran – le cui opere occidentali, acquistate dall’Iran prima del 1979, sono state tenute negli scantinati del Museo fino a pochi anni fa dalle autorità della Repubblica islamica – è considerata la più ricca collezione di lavori di arte europea e americana al di fuori dell’Europa e degli Stati Uniti, dal valore stimato di 2,5 miliardi di dollari. Ma c’è un altro aspetto che desta la sorpresa degli osservatori: a Teheran sono infatti esposte le opere di artisti come Francis Bacon o dell’iraniano Bahman Mohassess, apertamente gay, in un paese in cui l’omosessualità è un reato e oggetto di stigma sociale.
L’esposizione dei lavori di Mohassess, in particolare, fanno scalpore: vissuto a Roma a partire dal 1968, l’artista iraniano ha fatto la spola tra Italia e Iran per tre decenni. Nel 1979, durante la svolta islamista della rivoluzione iraniana, molti suoi lavori – spesso arte figurativa anche molto esplicita, con scene di sesso tra uomini o di gruppo – sono stati distrutti (in quanto portatori, nella retorica utilizzata dai khomeinisti, di “gharbazadegi”, “intossicazione da occidente”) o sono scomparsi, situazione che negli anni seguenti spinse Mohasses a distruggerne a sua volta molti altri come forma di protesta.
Il suo orientamento sessuale è sempre stato un tabù in Iran, anche se secondo il pittore iraniano Nicky Nodjoumi le autorità iraniane hanno sempre saputo che l’artista fosse gay. Mohasses è morto in solitudine a Roma, nel 2010. Secondo una recente sondaggio condotto da un giornale iraniano, Mohasses è considerato in Iran il più popolare tra gli artisti contemporanei persiani.
La collezione del Museo d’arte contemporanea di Teheran comprende, oltre a quelle degli autori già citati, opere di Marcel Duchamp, Claude Monet, Mark Rothko, Henri Toulouse Lautrec e Jackson Polloch, oltre che di altri artisti contemporanei iraniani, come Behjat Sadr, Mohsen Vaziri Moghaddam, Faramarz Pilaram, Parviz Tanavoli e Monir Farmanfarmaian.
La comunità Lgbt, nonostante le forti restrizioni, sopravvive in Iran. I lavori di scrittori omosessuali dichiarati – come Marcel Proust e André Gide – sono stati tradotti e pubblicati nella Repubblica islamica. Le autorità sembrano tollerarne la circolazione, a patto che gli argomenti trattati non facciano esplicito riferimento al tema dell’omosessualità, o non siano facilmente “sanzionabili” dal ministero della Cultura. Occhio non vede, cuore non duole, verrebbe da dire.
Source: agi.it/estero
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