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Suicida per video hard, pm chiedono processo per il fidanzato

8 marzo 2017

La procura di Napoli ha chiesto il giudizio immediato per Sergio Di Paolo, fidanzato di Tiziana Cantone, la ragazza di 30 anni morta suicida a Mugnano, nel Napoletano, dopo la diffusione in rete di sei video hard che aveva girato con il fidanzato. Le ipotesi sostenute dai pm sono di calunnia e falsa denuncia, proprio in concorso con la vittima. L’indagine si riferisce in particolare alle accuse nei confronti di cinque persone che erano state ingiustamente accusate da Tiziana, su input del fidanzato, e che furono indagate per violazione della privacy dalla procura di Napoli e le cui posizioni vanno verso l’archiviazione. I due fidanzati, secondo i pm, presentarono anche una denuncia di smarrimento dell’Iphone di Tiziana solo con lo scopo di impedire che si accertasse che l’invio dei video in chat fossero stati fatti con lo stesso telefono cellulare.
Secondo il pm Alessandro Milita, furono proprio Tiziana Cantone e l’ex fidanzato, Sergio Di Paolo, a pubblicare sei filmanti porno su un sito di scambisti. Poi da quello stesso sito, con un programma informatico, i video furono prelevati e diffusi in rete su altri siti che diffondo immagini e video pornografiche amatoriali. Questa la ricostruzione del pm che ha deciso, per la evidenza della prova trovata nel corso delle indagini, di chiedere il giudizio immediato, saltando la fase delle indagini preliminare. La parola adesso spetta al gip che dovra’ decidere se accogliere o meno le richieste della Procura. A quel punto Di Paolo, che ha sempre riferito di non conoscere le modalita’ della diffusione dei video sul web, potra’ scegliere se essere processato con il rito abbreviato o andare a dibattimento.
Sono tre i reati contestati a Di Paolo, in concorso con Tiziana: falso e la simulazione di reato per la denuncia di smarrimento di un telefonino fatta da Tiziana nell’aprile 2015; calunnia per la denuncia di Tiziana contro cinque ragazzi ai quali furono inviati i video attraverso chat; e infine accesso abusivo ai dati informatici per aver chiesto a un perito, senza il consenso di Tiziana, di accedere al suo archivio digitale per cancellare le tracce di alcune chat dalle quali si evinceva che i cinque iscritti nel registro degli indagati non erano i responsabili della diffusione di quei video. Per loro l’inchiesta va verso l’archiviazione. C’e’ anche un’altro fascicolo di inchiesta legato alla tragica morte della 30enne, quello piu’ delicato e che potrebbe avere un risvolto a breve, anche se al momento non ci sono nomi iscritti nel registro degli indagati. Si tratta di quello relativo alla istigazione al suicidio, aperto nella procura di Napoli Nord. Tiziana si e’ tolta la vita il 13 settembre dello scorso anno nella sua casa di Mugnano, impiccandosi con un foulard. Un perito del Tribunale e’ infatti riuscito a sbloccare il sistema di sicurezza del suo I-Phone, un telefono diverso da quello per cui presento’ denuncia di smarrimento, e dall’analisi delle chat e delle email della ragazza starebbero arrivando risultati importanti per responsabilita’, quanto meno morale, della morte della giovane. Tiziana aveva anche provato a tornare nell’anonimato, dopo che i video hot erano diventati virali sul web e avevano fatto nascere pagine sui social di suoi detrattori e parodie, chiedendo al Tribunale di cambiare nome. Nell’estate del 2015 aveva anche avviato un iter processuale, con la richiesta di un provvedimento d’urgenza per bloccare i download dei video in Internet, oscurando i siti che ne riportavano link, e la cancellazione definitiva di quei link; i giudici civili di Napoli le avevano dato ragione per la maggior parte dei provider da lei citati in giudizio, ma l’avevano anche condannata a pagare le spese processuali a quelli erroneamente citati o che gia’ avevano rimosso i link.

Source: corrierequotidiano.it/cronaca

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