Di quello che succede agli addii al celibato non so nulla, né sono mai riuscita a estorcere a nessuno alcun tipo di informazione. È una specie di patto che i partecipanti fanno, quello di non parlarne, come se appartenessero a una sorta di fight club: prima regola degli addii al celibato, non parlare degli addii al celibato – e si può capire facilmente il perché, anche se il mio sospetto è che sia più un segreto goliardico che la copertura di qualche faccenda realmente scabrosa. Eppure, impazzisco quando sento che nel gruppo dei miei amici alla parola “Barcellona” partono risate isteriche e un po’ imbarazzate, senza che però nessuno abbia l’accortezza di spiegare cosa ci sia di così divertente. Prima di scrivere ho provato di nuovo a chiamare mio fratello, ma alla domanda su cosa fosse successo di così incredibile, la risposta è stata:
Ahaha. Dipende.
Come dipende, che vuol dire dipende. Cosa è successo, chi c’era, cosa avete fatto?
Niente.
In realtà, dopo aver insistito un po’ e aver fatto qualche intervista incrociata ad altri membri del gruppo è saltato fuori che quella festa, come molte delle feste organizzate dagli amici del futuro sposo, non ha visto scenari alla Bachelor Party o Una notte da leoni, come si lascia spesso e volentieri intendere, ma sono state piuttosto vacanze di gruppo che riuniscono amici ormai sparsi in città diverse, con l’unico obiettivo di stare insieme e sì, concedersi qualche goliardata, ma senza risultati eccessivi.
Nessuna follia da “ultima notte di libertà” dunque? La storia degli spogliarelli rimane prerogativa degli americani, come nei vecchi film della nostra infanzia? A quanto pare neanche; un recente articolo di Vice racconta proprio di come la generazione dei millennial non sembri più seguire il mito dei bachelor party esagerati – con spogliarelliste e fiumi di alcol – tanto in voga negli anni ’80 e ’90.
Certo, è vero che – a detta di tutti – ci si mette un po’ a riprendersi da queste feste, ma a livello di scelte organizzative cosa è cambiato? Le risposte sono molteplici: uno dei ragazzi intervistati, ad esempio, dice che l’idea di spendere soldi per uno spogliarello e non parlare coi propri amici non realizza nessuna delle sue aspettative di divertimento. C’è una specie di pressione sociale che impone quel tipo di eccesso come se fosse la cosa da volere, ma in realtà quello che si preferisce è bere e fumare dei sigari insieme ai propri amici – niente di più. La scelta ricade spesso sulla ricerca di nuova esperienza da fare, un vero momento di condivisione che, non fosse per l’occasione, difficilmente ci si concederebbe – come un viaggio verso una meta lontana, o un giro in barca. Con qualche eccesso, naturalmente, ma senza per forza rientrare in uno stereotipo che sembra appartenere più alle generazione precedenti che alla nostra. Al momento dell’organizzazione del proprio addio al celibato, molti futuri sposi chiedono esplicitamente di non avere spogliarelliste, proprio per cercare di fuggire quel modello e puntare più su qualcosa di eccitante – senza che sia per forza a carattere sessuale. Perché, come dice un altro intervistato, non si sente poi così forte il bisogno di evadere dalla propria relazione o godere di qualche libertà che si sente di non avere.
L’evoluzione (perché pare tale) dell’addio al celibato non è altro che lo specchio del modo in cui è cambiata, soprattutto negli ultimi anni, la nostra concezione del matrimonio. La scelta di sposarsi viene vissuta ora con più libertà, senza le pressioni sociali di un tempo, e la cerimonia stessa ha cambiato certi standard una volta imprescindibili – quando il matrimonio era il sigillo di un certo status symbol. Penso alla lista nozze, i costi eccessivi per l’abito, il ricevimento, tutti elementi che hanno subito non poche modifiche nel corso del tempo. L’idea dunque di un addio al celibato come ultima sera di libertà prima delle “costrizioni” del matrimonio sembra un po’ antiquata e non trova molto spazio nella realtà delle relazioni di oggi, né rappresenta un motivo per cui vale la pena passare una notte assieme agli amici più cari: concedersi invece del tempo, una pausa dalle proprie vite frenetiche, sembra davvero il regalo migliore per lo sposo e per tutti i partecipanti.
E che dire degli addii al nubilato? Recentemente abbiamo parlato di quella ragazza brasiliana che, in mancanza delle amiche, ha immortalato in un servizio fotografico il suo gruppo di “damigelli” – non esattamente un addio al nubilato ma senz’altro della sana goliardia pre-matrimoniale. Ma anche per quanto riguarda i festeggiamenti della sposa, rimane vero quello che si è detto per gli addii al celibato: l’unico lusso e privilegio sembra essere quello di stare assieme, fuori città, lontano dagli impegni, a bersi una cosa con le amiche più strette e con una buona scusa per poter mollare i telefoni e godersi semplicemente un momento di relax e divertimento. A pensarci, questo è esattamente quello che vorrei da un addio al nubilato – amiche, siete avvisate. Anche se manca il matrimonio. E lo sposo. Forse lo vorrei anche solo per il mio compleanno.
Source: freedamedia.it