Source: lanuovaecologia.it
“Chi ha inquinato e chi non ha controllato deve pagare”. In una nota congiunta, Legambiente nazionale e quella della Basilicata insieme al circolo della Val d’Agri esprimono la propria soddisfazione per l’applicazione della legge sugli ecoreati rispetto ai fatti gravi accaduti in Val d’Agri, che la stessa associazione aveva denunciato con un esposto penale nel 2017 dopo le dichiarazioni di Eni sugli sversamenti di petrolio dal centro oli di Viaggiano. Oggi, in seguito a indagini avviate in quell’anno, su disposizione della procura di Potenza, che ha coordinato le indagini, i Carabinieri del Noe di Potenza hanno arrestato il dirigente Eni all’epoca dei fatti responsabile del Centro Oli di Viggiano. Sono indagate altre 13 persone fisiche e una persona giuridica, la stessa Eni, per i reati di disastro, disastro ambientale, abuso d’ufficio, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale e altro.
“Siamo particolarmente soddisfatti che la magistratura e le forze dell’ordine si siano avvalse della legge 68/2015, che introduce nel codice penale i delitti di inquinamento, disastro ambientale e omessa bonifica, per fermare questa situazione del tutto inaccettabile in Val d’Agri – dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – Per il risanamento dal disastro ambientale contestato dalla procura chiediamo anche il riconoscimento della responsabilità oggettiva della società Eni”.
Il procedimento penale, nel cui ambito è stata emessa la misura cautelare, riguarda, in qualità di indagati, non solo alcuni dirigenti della compagnia petrolifera ma anche pubblici ufficiali facenti parte del Ctr (Comitato tecnico regionale) della Basilicata, il cui compito era quello di controllare sotto il profilo della sicurezza e dei rischi ambientali l’attività estrattiva dell’Eni.
“Occorre definire immediatamente una strategia d’uscita dal petrolio in Basilicata – aggiunge Antonio Lanorte, presidente di Legambiente Basilicata – una liberazione graduale dall’arroganza delle società petrolifere di cui già si conosce la strada: la riconversione 100% rinnovabile del sistema energetico, con la dismissione graduale dei pozzi attivi e la transizione verso comparti produttivi moderni e sostenibili, garantendo e incrementando i livelli occupazionali, la bonifica delle aree contaminate, il rafforzamento di un sistema di controllo e monitoraggio gestito dalla mano pubblica e l’arresto immediato di qualsiasi ampliamento dei progetti di estrazione”.
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