Rubén Darío diceva che senza donna, la vita è pura prosa. In realtà, siamo molto più che semplice poesia, perché senza donne, il mondo si fermerebbe. Siamo ovunque, diamo la vita, siamo produttive, siamo guide, asciughiamo lacrime, offriamo una spalla su cui piangere, siamo fonte di ispirazione, guariamo vite e cuori spezzati, siamo innovative…
Ora più che mai bisogna spingere a riflettere e portare avanti l’eco del movimento di matrice femminista #MeToo. Le donne combattono ogni giorno la loro battaglia personale per strada, sui social network, in qualsiasi scenario dove possono e devono far valere i loro diritti, denunciare le disparità e richiedere una promozione in tutti i sensi possibili.
Avere coraggio significa sapersi distinguere e trionfare come donne in un mondo di uomini.
Qualche mese fa, Frances McDormand ha tenuto un discorso molto commovente alla cerimonia di premiazione degli Oscar, ricordando che le donne hanno molto da raccontare. Attrici, produttrici, sceneggiatrici, tutte hanno favolosi progetti in mente, ma finanziare le idee di una donna non è la prassi comune. Il mondo continua ad avere una misura standard, quella maschile, e siamo talmente abituati a ciò che quasi non concepiamo un’alternativa, un’altra possibilità in grado di offrire qualcosa di altrettanto eccezionale.
Tuttavia, noi donne siamo qui, aspettiamo la nostra opportunità, siamo competenti, ma non possiamo emergere come vorremmo. Insegniamo, produciamo, sviluppiamo progetti e continuiamo a essere parte del motore che muove il mondo, anche se bloccate dal divario salariale, da una barriera di cristallo che è quasi di metacrilato e da una società che porta avanti il retaggio di un passato rigidamente patriarcale.
Il messaggio per cui il mondo si fermerebbe senza le donne è stato formulato per la prima volta il 24 ottobre 1975 in Islanda. Si tratta di un momento storico, una data memorabile per questo paese che oggi è di esempio per qualsiasi altro in materia di parità tra i sessi. Di fatto, solo qualche mese fa è stata approvata una legge che obbliga a proteggere l’uguaglianza salariale tra uomini e donne.
Nel 1975 il 90% delle donne islandesi decisero, semplicemente, di non andare a lavorare né di fare altro: lavori di casa, badare a figli o familiari, studiare a scuola o all’università. Più di 25.000 donne si recarono in una piazza di Reykjavik a reclamare i loro diritti. Cinque anni dopo, in Islanda venne eletto il primo presidente donna, Vigdis Finnbogadottir.
Quasi 50 anni dopo, si cerca di imitare lo stesso movimento. Le donne dovrebbero scioperare al lavoro, a casa e a scuola. Dovrebbe esserci l’obbligo di ascoltare la loro voce e le loro richieste, perché senza donne il mondo si fermerebbe.
La festa della donna e i relativi movimenti vogliono evidenziare le discriminazioni esistenti in quattro settori:
Un aspetto da tenere in considerazione è che tutte le rivendicazioni non sono esclusivamente femminili. Chiunque, indipendentemente dal genere a cui appartiene, ha pieno diritto di sposare la causa e il movimento femminista.
Perché qualsiasi voce si ascolta meglio se parte dalla concordia, da uno spazio di conciliazione dove si difendono l’uguaglianza e le pari opportunità per tutti e la necessità di costruire un futuro migliore.
Non sottovalutiamo il ruolo della donna nella società. Dobbiamo portare avanti quello che hanno iniziato le nostre madri e le nostre nonne, se lo meritano. Loro, che ci hanno aperto la strada rimboccandosi le maniche senza mai fermarsi un solo giorno, ci hanno permesso di muoverci sempre protette e ispirate dal loro lavoro.
Non dimentichiamo nemmeno le generazioni di domani, quei bambini e quelle bambine del futuro che meritano il bello della vita. Lavoriamo, perciò, in un modo senza barriere di cristallo, e ripetiamoci che dobbiamo liberarci di ciò che ci impedisce di raggiungere i sogni che possiamo e meritiamo di realizzare. Senza donne, il mondo si fermerebbe.
Source: lamenteemeravigliosa.it
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