Non è facile scrivere una buona biografia a fumetti. Chiariamoci, ce ne sono di ottime, ma il più delle volte si fatica a trovare un lavoro che esca dalla dimensione scolastica per dare invece una vera personalità narrativa alla storia. Lo sa benissimo anche Lorenza Natarella, autrice di Sempre Libera (Bao), la graphic novel sulla staordinaria vita di Maria Callas. Come catturare sulla pagina l’essenza di una donna che, con la sua voce ineguagliabile e il suo carattere difficile, è riuscita a stregare i più prestigiosi teatri del mondo, a incarnare l’essenza stessa del termine Diva, fino a guadagnarsi addirittura l’appellativo di Divina? Semplice, pare dire l’autrice: non catturandola affatto, ma lasciandola libera, appunto.
Il risultato è un volume di 192 pagine in bicromia nero-rosa, in cui a raccontare la storia è un tratto nevrotico, pieno di dettagli e trovate visive piacevolmente disordinate, capace di raccontare con uguale efficacia tanto la Callas del talento smisurato e delle dita sanguinanti a furia di suonare, quanto la Callas dei capricci, dell’ansia, delle manie di protagonismo.
Sempre Libera ce la fa incontrare quando ancora La Divina non aveva niente di divino, anzi. Nata il 2 dicembre del 1923, Maria (Anna Maria Cecilia Sophia Kalos all’anagrafe) è una bambina sovrappeso, insicura e succube della madre, una greca di buona famiglia che ha abbandonato gli agi di Atene per trovarsi a vivere in povertà a New York. La musica per lei rappresenta l’ultimo barlume del benessere perduto e per questo motivo, appena la piccola Maria mostra i primi segni di un talento precoce, diventa ossessionata dall’idea di renderla famosa. Un giorno la bambina attraversa la strada senza supervisione e viene investita da un’automobile; rimarrà in coma per 22 giorni, ma l’unica conseguenza dell’incidente sarà una forte miopia.
Nel 1937 i suoi genitori si separano e lei si reca in Grecia con la madre, che continua a trattarla duramente. Nonostante gli insulti, i giudizi taglienti sul suo aspetto fisico, le botte e i ricatti psicologici, Maria riesce a tenere intatto il proprio amore per il canto, che resiste anche alla dura disciplina impartitale a 16 anni dalla severa insegnante ed ex-diva dell’opera Elvira de Hidalgo. A 18 anni però Maria è stufa di essere uno strumento nelle mani della madre, così fa ritorno dal padre negli Stati Uniti, dove crede che il suo talento le darà presto fama e fortuna. In realtà la strada è più impervia del previsto, e Maria si ritrova a cantare pezzi country in un ristorante italiano di poco conto, cosa che la farà sentire non poco umiliata. A frustrarla ulteriormente ci pensa la Metropolitan Opera House (MET), che dopo averla ascoltata le offre un contratto come esordiente, cioè praticamente gratis. Maria rifiuta, affermando che un giorno sarà il MET a supplicarla di cantare per loro, a qualunque cifra. Succederà davvero, circa 10 anni dopo.
A questo punto Maria parte per fare una stagione in Italia, che diventerà la sua nuova casa. Qui sposa un uomo molto più anziano di lei e conosce, tra gli altri, il regista Luchino Visconti, che vuole farne a tutti i costi un’attrice. Nel 1951 apre la stagione alla Scala nel ruolo de La Duchessa Elena ne I vespri siciliani e inaugura così l’epoca d’oro della sua carriera, fatta tanto di trionfi quanto di pettegolezzi. Il più famoso è quello legato al suo peso, che cala drasticamente, tanto da far malignare che abbia ingoiato volontariamente dei parassiti. In realtà, semplicemente, una nuova (e rigida, questo sì) dieta a base di carne e verdura ha riequilibrato il suo metabolismo, affaticato da una disfuzione ghiandolare.
Con 36kg in meno, Maria diventa La Divina Callas. Per lei si conia la definizione di soprano drammatico d’agilità, si rispolverano titoli classici usciti dal repertorio per mancanza di interpreti adeguate, si registrano i primi bootleg. Ma attorno a lei nascono anche polemiche, scandali, pettegolezzi, anche per il suo carattere melodrammatico, facile alla scenata e al litigio, trasforma presto quel “Diva” in un’arma a doppio taglio.
La carriera di Maria Callas non si è interrotta brutalmente, ma si è oscurata lentamente fino a sparire nell’ombra, a seguito di un lungo declino iniziato nel 1958. Forse per stanchezza, forse per problemi vocali, forse ancora per la fine di un lungo conflitto tra il desiderio della vita mondana e quello di ritirarsi, smettere di cantare, sparire nel nulla.
Che cosa succede a una diva quando i riflettori si spengono, gli applausi tacciono, il sipario cala? Sempre Libera non ci dà una risposta, ma forse fa di più: riesce nel piccolo miracolo di far coesistere nelle sue pagine donna e leggenda, bambina e mito. Non solo una voce, non solo una celebrità, ma una vita umana, reale, vissuta con incredibile orgoglio, senza compromessi e senza mezze misure. Sempre libera, ovviamente.
Source: freedamedia.it