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I segreti della cucina spaziale raccontati dallo chef degli astronauti

È il 2011 quando Argotec, agenzia di ingegneria spaziale torinese, bussa alle porte di un ristorante di Monselice, “il Campiello”, in Veneto. In quelle cucine c’è un giovane chef, Stefano Polato, classe 1981. Uno chef innovativo, creativo e amante delle sfide. E quella di Argotec è una proposta difficile ma incredibilmente stimolante. Soprattutto a 31 anni. Così nasce lo “Space Food Lab”, un laboratorio di cucina spaziale che, da subito, ha un cliente speciale: l’astronauta Luca Parmitano. Ma è solo il primo di una lista che, negli anni successivi, comprenderà astronauti stranieri e italiani. Come Samantha Cristoforetti e, ora, Paolo Nespoli. Ma l’obiettivo, attraverso il marchio Ready to Lunch, è ancora più ambizioso: portare i piatti spaziali nelle nostre tavole e, anno dopo anno, costruire il menu del futuro.

  • Stefano, dal 2011 un percorso pieno di soddisfazioni. Partiamo da Parmitano?

Siamo partiti con lo Space Food Lab nel 2011 servendo Luca. Quasi per gioco. Eravamo ancora agli inizi del nostro viaggio. Per lui abbiamo creato dei piatti che fossero una sorta di appagamento psicologico. Cercavamo di riportarlo a casa dalla Stazione Spaziale Internazionale, per qualche istante, attraverso il palato e l’odorato. Per questo abbiamo realizzato alcuni piatti tradizionali. Quelli tipici della domenica. Quelli che potessero fargli ricordare i profumi della sua Sicilia.

  • Con Samantha Cristoforetti, invece, è cambiato tutto. 

Con Samantha abbiamo fatto un salto di qualità. ossia abbiamo creato dei pasti che, oltre a strizzare l’occhio alla tradizione italiana, avevano l’obiettivo di essere “funzionali”. Piatti che fossero capaci di arginare quei danni a cui un astronauta va incontro durante la sua missione: invecchiamento cellulare precoce, deperimento dell’apparato osseo e vascolare. Quelle per Samantha erano pietanze create con tecnologie avanzate e con regole ben precise. Ogni piatto, ad esempio, doveva superare una serie di test che si prolungano per circa 6 mesi, con relative analisi batteriologiche.

  • E ora Paolo Nespoli

Per Paolo abbiamo ottimizzato queste due esperienze. Faccio un esempio: la lasagna che volerà con Nespoli sarà sia gustosa che funzionale. Una lasagna appagante al gusto ma che darà anche un aiuto proteico all’astronauta.

  • Oltre alla lasagna vi ha fatto delle richieste particolari?

No, in verità siamo stati noi a fare delle proposte. Circa una trentina. Paolo si è fidato del nostro know how e dell’esperienza che abbiamo acquisito in questi anni e ci ha lasciato carta bianca. Devo dire siamo contenti delle sue scelte.

  • Cosa mangerà nello spazio?

Oltre le lasagne sicuramente ci sarà l’insalata di quinoa, sgombro e verdure, che avevamo già preparato per Samantha. Ma sarà rimodulata in versione “maschile”, calcolando fisico ed età. E prodotta in maniera più innovativa e ricca. Paolo si porterà anche un particolare risotto fatto di riso integrale, verdure, pollo e molte spezie.

  • E poi le famose barrette.

Sì, ci saranno due tipi di snack proteici e studiati per il suo percorso. Barrette, ad esempio, che garantiscono un determinato apporto di calcio per evitare l’indebolimento osseo. Uno dei problemi maggiori per chi sta per così tanto tempo in orbita.

  • Le caratteristiche di questo cibo?

Tutto biologico, tutto sugar-free e salt-free. Tutto quello che abbiamo selezionato è dolce o salato di natura. Non ci sono additivi aggiunti o insaporitori artificiali.

  • Un giorno mangeremo così anche sulla Terra?

Sì, questa è la nostra visione. Tutto il cibo adibito alla conservazione dovrebbe rispettare questi canoni. Lo abbiamo lanciato sul mercato e continuiamo a lavorare per renderlo sempre più buono e salutare.

  • Comunicherai con Paolo durante la missione? C’è qualcosa che ti spaventa?

Come è avvenuto per Samantha e Luca avremo “live” i suoi primi feedback. Sul gusto non abbiamo dubbi visto che ogni pietanza è stata costruita con lui e incontra i suoi desideri. La paura, come sempre in questi casi, è la volatilità. Il rischio che partano dei pezzi in giro per la navetta come avvenuto con Samantha. Ma abbiamo lavorato anche su quello con Paolo. Dal punto di vista nutrizionale, invece, siamo tranquilli.

  • Dopo questa missione cosa succederà? Che evoluzione avrà questo cibo?

L’obiettivo è quello di iniziare una produzione importante. Creare piatti di alta qualità, con queste caratteristiche, comporta un costo di un certo tipo. Siamo convinti però che le persone siano sempre più interessate ad avere ingredienti sani e di grande valore. Anche sulla Terra stiamo conquistando spazi nuovi: dalle scalate alle traversate transoceaniche. Tutto quello che è estremo, e che si avvicina al mondo aerospaziale, già si affida ai nostri prodotti.

  • Arriverà anche sulle nostre tavole?

Quella è la sfida più grande. Vogliamo arrivare a servire tutte quelle persone che hanno poco tempo per avvicinarsi alla cucina ma desiderano mangiare piatti sani e gustosi. Vogliamo dare loro la possibilità di consumare pasti completi, bilanciati e funzionali

Source: agi.it/innovazione

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