Anche se qualcuno prova a negarlo a impedirlo, i giovani sono molto più aperti sulle questioni di genere rispetto al passato. In particolare grazie alla rete sta crescendo una maggiore consapevolezza attorno al concetto di genere non-binario, vale a dire un modello fluido, che non incasella l’individuo nelle definizioni sociali di “maschio” e “femmina”.
Per venire incontro all’evoluzione della società sempre più moderna, nel Regno Unito sono già più di 80 le scuole che adottano uniformi e protocolli neutrali. Si tratta però di scuole miste, cioè frequentate da tutti i sessi. A fare notizia, invece, è che lo stesso approccio verrà ora adottato anche dall’istituto St Paul, una famosa scuola femminile.
La preside, Clarissa Fall, ha dichiarato che sono state le stesse studentesse a indicare il problema, dicendosi preoccupate per le persone che vengono costrette ad aderire a un genere contro la loro volontà. La nuova politica della scuola, quindi, sarà quella di assecondare il sentire degli studenti, senza incoraggiare né scoraggiare atteggiamenti legati a un genere sessuale. All’iscrizione, quindi gli studenti non verranno classificati con un genere. Dagli 11 ai 15 anni, tutte le volte che ne sentiranno il bisogno, potranno affrontare la questione con il team scolastico, che conta sia psicologi che guide religiose, in sinergia con le famiglie. In questo modo, a 16 anni, potranno essere loro stessi a scegliere come identificarsi, se lo vorranno.
Questa misura – studiata perché non ottenesse un altro effetto negativo, ossia spersonalizzare gli studenti – è stata ben accolta nel Regno Unito, dove le problematiche della comunità LGBT sono molto sentite. Non si tratta di negare le identità di genere a priori, insomma, ma di lasciare all’individuo la possibilità di esplorare più liberamente la propria identità, così da renderlo più sereno e consapevole di sé e degli altri. Probabilmente la scelta dell’istituto St Paul è davvero troppo avanti per noi e potrebbe sembrarci strana. Ma se iniziassimo almeno a eliminare una volta per tutte lo spauracchio creato ad hoc del “gender”, forse faremmo il primo passo per crescere ragazzi e ragazze più felici.
Source: freedamedia.it