Il sensazionale ritrovamento è opera di un gruppo di paleontologi della China University of Geosciences di Pechino ed è avvenuto in realtà quasi per caso (come spesso accade nella scienza), grazie alla passione di Lida Xing, autore principale del lavoro, per i fossili d’ambra.
All’inizio del 2016, nel corso di uno dei suoi viaggi a Myanmar, dove l’ambra viene estratta, un commerciante di ambra lo avvicinò sostenendo di aver trovato pelle di coccodrillo nell’ambra, ma quando Xing vide la forma a diamante delle scaglie, lo riconobbe come un serpente, qualcosa che non era mai stato trovato nelle centinaia di migliaia di fossili in quei depositi della resina fossile.
Questi sono infatti vecchi di 99 milioni di anni e hanno già prodotto altri tesori incredibili, tra cui piume di dinosauro, uccellini e lucertole, insieme ai soliti insetti e piante tipicamente presenti nell’ambra. Ma mai cuccioli di serpente. E mai con quello stato di conservazione.
“È spettacolare avere un piccolo serpente nei reperti fossili perché, naturalmente, questi sono piccoli e delicati” ha detto Michael Caldwell, professore di biologia all’Università di Alberta che ha definito la scoperta “oltremodo eccitante”.
E non finisce qui. Perché i paleontologi hanno trovato anche una parte di pelle di serpente, presumibilmente frutto della muta tipica di questi rettili, avvolta su un serpente molto più grande. Una fotografia istantanea di un momento di vita dei serpenti dell’antichità.
I ritrovamenti forniscono la prima prova tangibile dell’esistenza di questi rettili nelle foreste all’inizio della loro evoluzione, in un’epoca in cui prosperò un’enorme varietà di dinosauri (altri fossili di serpenti della stessa età sono stati trovati nei deserti). E che aiutano anche a mostrare come i serpenti si sono sviluppati e diffusi in tutto il mondo.
Per il cucciolo trovato nell’ambra la vita non deve essere stata molto generosa però: ritrovarlo nel fossile implica che all’inizio della sua vita (e non è nemmeno chiaro se sia un neonato o addirittura un embrione) si è probabilmente ritrovato già immerso nella linfa degli alberi.
L’ambra infatti è una resina originata dalle secrezioni di piante appartenenti a specie ormai estinte e che ha subito un processo di fossilizzazione: è quindi in quelle secrezioni che il povero cucciolo si sarà trovato “invischiato”.
È possibile che la linfa prodotta dalle piante dell’epoca sia stata secreta in grosse quantità e abbia “inondato” la foresta, raccogliendo di tutto, da insetti ad altre piante, ma anche il baby serpente. La “raccolta”, per quanto terribile per l’animale, ci fornisce oggi altre utili informazioni sull’ecosistema dove il piccolo viveva.
I paleontologi hanno chiamato questa specie Xiaophis myanmarensis, che significa “serpente dell’alba del Myanmar”, e hanno pubblicato il lavoro su Science Advances.
Source: greenme.it