A 39 anni luce dalla Terra c’è un sistema solare molto simile al nostro con almeno tre pianeti nei quali potrebbe esserci vita. E’ la clamorosa scoperta annunciata dalla Nasa grazie alle osservazioni fatte con il Telescopio spaziale Spitzer. E’ il primo sistema noto di sette pianeti simili alla Terra che ruotano intorno a una sola stella, la nana fredda TRAPPIST-1, nella costellazione dell’Acquario. Tre di questi pianeti sono saldamente collocati nella zona abitabile, l’area intorno alla stella madre in cui un pianeta roccioso ha più probabilità di ospitare acqua allo stato liquido.
La scoperta segna un nuovo record per il maggior numero di pianeti abitabili scoperti intorno a una singola stella al di fuori del nostro sistema solare. La temperatura di superficie dei sei pianeti più vicini alla stella sarebbe compresa tra gli zero e i cento gradi centigradi. Questi corpi celesti potrebbero quindi ospitare acqua allo stato liquido – elemento chiave per la vita come la conosciamo – nelle condizioni atmosferiche appropriate, ma le probabilità sono più alte nei tre nella zona abitabile.
La tecnologia che ha consentito la scoperta
“Questa scoperta potrebbe essere un pezzo significativo nel puzzle che dobbiamo comporre per trovare ambienti abitabili, luoghi che siano favorevoli alla vita”, ha detto Thomas Zurbuchen, amministratore associato della Science Mission Directorate dell’agenzia a Washington. “Rispondere alla domanda ‘siamo soli’ è una priorità della scienza superiore e di trovare così tanti pianeti come questi per la prima volta nella zona abitabile è un notevole passo in avanti verso questo obiettivo”. “La scoperta di più di un pianeta roccioso con temperature di superficie che consentano la presenza di acqua liquida rendono questo meraviglioso sistema un eccitante obiettivo futuro per la ricerca di vita”, ha sottolineato invece il professor Chris Copperwheat della John Moore University di Liverpool, tra le guide del team internazionale.
E’ stato l’ateneo britannico ad avere la gestione del telescopio robotico che, da terra, ha fornito un sostegno fondamentale alle operazioni della Nasa. Il telescopio, situato a La Palma, nelle isole Canarie, è il più grande del mondo nel suo genere ed è molto sensibile ai piccoli mutamenti nella luminosità delle stelle, riuscendo a intercettare quelli inferiori all’1%. E’ proprio così che vengono scoperti gli esoplaneti, ovvero i pianeti esterni al sistema solare: rilevando i piccoli oscuramenti frutto dell’orbita del corpo che, ruotando intorno alla propria stella, ne smorza leggermente la luce emessa.
“Entro dieci anni scopriremo se c’è vita”
Trappist-1 emette una luce duemila volte più fioca di quella del sole e ha dimensioni di poco superiori a quelle di Giove ma deve apparire enorme vista dai suoi pianeti, che hanno orbite così strette da impiegare dai due ai venti giorni per completare il giro intorno all’astro. “La stella è così piccola e fredda che i sette pianeti sono temperati, il che significa che potrebbero ospitare un po’ di acqua liquida e forse vita sulla superficie”, ha affermato Michael Gillon, astrofisico dell’università di Liegi. I ricercatori sperano di poter scoprire “entro dieci anni” se ci sia o meno vita sugli esoplaneti scoperti. “Credo che abbiamo compiuto un passo cruciale nello scoprire se ci sia vita là fuori”; ha dichiarato Amaury Triaud dell’istituto di astronomia dell’università di Cambridge, “se la vita è riuscita a prosperare e generare gas in maniera simile a quanto accade sulla Terra, lo scopriremo”.
Source: agi.it/innovazione