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Sanzioni per chi non ricolloca i migranti da Italia e Grecia

Anche se i flussi di migranti in arrivo sulle coste del Mediterraneo orientale sono diminuiti per effetto dell’accordo Ue-Turchia, “l’Italia e la Grecia restano sotto pressione”. I paesi europei quindi devono accelerare i ricollocamenti, altrimenti rischiano di incorrere in sanzioni. Il monito e’ arrivato oggi dal commissario Ue per gli Affari interni e l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos, che a Bruxelles ha illustrato i tre rapporti sull’avanzamento delle politiche Ue di gestione dell’immigrazione, in vista del vertice della prossima settimana

Avramopoulos ha richiamato i paesi a completare lo schema di ricollocamento di 160 mila profughi da Italia e Grecia. “E’ possibile – ha detto – ci vuole solo la volontà politica dei paesi. Ieri ho mandato una lettera a tutti i governi chiedendo di accelerare: il meccanismo finisce a settembre, ma il loro impegno non finisce e se non sarà rispettato dovranno pagare il conto”.

Junker: “Gli stati rispettino gli obblighi di ricollocamento”

“La Grecia e l’Italia hanno fatto sforzi importanti per migliorare la loro capacità e organizzare le loro procedure per rendere possibile il ricollocamento dei rifugiati” si legge anche nella lettera del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, sempre in vista del vertice. “Ora – ha scritto ancora Juncker – tocca agli altri Stati dar seguito ai loro obblighi, anche in questa parte della più ampia politica dell’immigrazione. La Commissione utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per assicurare che gli impegni siano onorati”.

Dei 160mila rifugiati da ricollocare in Europa entro il prossimo settembre da Italia e Grecia, solo poco più di 13mila hanno trovato un paese di accoglienza. Quindi, perchè le azioni dell’Unione europea per gestire la crisi migratoria siano credibili, serve che “si costruisca la fiducia reciproca e sia possibile agire collettivamente quando uno stato è esposto a un alto livello di pressione migratoria”.

“Più riusciamo a lavorare efficacemente con i paesi terzi a un’agenda comune per affrontare all’origine le cause dell’immigrazione più grande sarà lo spazio per assicurare un sistema equo ed efficace di gestione dell’asilo e dell’immigrazione qui in Europa” ha aggiunto il presidente della Commissione.

Un milione di migranti irregolari da rimpatriare

Secondo le stime di Bruxelles in Europa sarebbe presente un milione di migranti irregolari da rimpatriare verso i paesi di origine o transito. Una stima basata sul numero di arrivi, circa 2 milioni, e il tasso di riconoscimento delle richieste di asilo che è attorno al 50%. Il Paese che dovrebbe realizzare il maggior numero di rimpatri è la Germania, anche se ci sono dei limiti per effettuarli verso Siria e Iraq. Anche l’Italia è chiamata a giocare un ruolo importante nei rimpatri di migranti irregolari.

Intanto, grazie a un accordo tra la Cei e il Governo Italiano dal 7 marzo arriveranno in Italia 41 persone, tra le quali molte con gravi problemi di salute, provenienti dai campi profughi della Giordania. Si tratta di sette famiglie di cittadini siriani, il cui trasferimento è stato reso possibile dall’ambasciata italiana in Giordania e dalla Nunziatura apostolica, che hanno lavorato in stretta sinergia con Caritas Italiana, Unhcr e Iom. I primi due nuclei familiari arriveranno in Italia il 7 marzo all’aeroporto di Bari.

Gentiloni: “Conforta il supporto dell’Ue”

Oggi il premier Paolo Gentiloni ha incontrato il suo omologo Joseph Muscat con cui ha affrontato il problema migranti: “Abbiamo raggiunto dei risultati insieme – ha detto il premier ricordando il Consiglio informale di Malta circa un mese fa “nel quale l’Ue ha manifestato il pieno appoggio all’intesa tra Italia e Libia”. “Investiremo su questo punto anche nei prossimi giorni – ha aggiunto Gentiloni – rafforzando ulteriormente le capacità della Guardia costiera libica. Nessuno si aspetti miracoli nel giro di poche settimane perchè sarebbe un’illusione. Ma noi siamo confortati dal fatto che l’Ue ci sostiene”.

Source: agi.it/estero

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