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Una storia in rapida ascesa quella della «startup» americana, raccontata dalle parole di Ezio Russo, area vice president di Salesforce Italia
A inizio giugno, Salesforce è stata nominata, per il secondo anno consecutivo, miglior posto di lavoro in Europa dal Great Place To Work, società di ricerca globale, che ogni anno stila la classifica che prende in considerazione 52 paesi in tutti i continenti. Fondata sullo sviluppo di un elevato livello di fiducia e una cultura aziendale virtuosa, il risultato guadagnato da Salesforce è una conferma degli sforzi che la compagnia sta facendo in area EMEA, Italia compresa. Per ripercorrere il percorso evolutivo di Salesforce, abbiamo fatto due chiacchiere con Ezio Russo, area vice president di Salesforce Italia.
«Non tutti conoscono la nostra storia, che oggi conta circa 35mila dipendenti con una presenza globale parecchio capillare. Salesforce incoraggia in ogni nazione in cui è presente il rispetto e la condivisione di una forte cultura aziendale basata su quattro valori fondamentali: fiducia, successo dei clienti, innovazione e uguaglianza. Sono valori fondanti inseriti nello statuto aziendale sin dall’inizio (era il 1999), questo ci rende unici, come unico e fondante è il nostro modello filantropico 1-1-1».
Di cosa si tratta? L’1% delle ore lavorative di ogni dipendente, l’1% del capitale azionario e l’1% dei prodotti, a cadenza periodica, vengono destinati ad associazioni no profit. Il mix di queste tre risorse permette a Salesforce di sostenere cause benefiche, offrendo un aiuto concreto alle organizzazioni supportate.
Prosegue Russo: «La strategia visionaria di Benioff è stata quella di vendere applicazioni cloud, quando il cloud era sconosciuto alla maggior parte delle imprese, nel 1999. L’idea era di proporre soluzioni con un modello a sottoscrizione, a fronte del versamento di una piccola quota da parte dei clienti. Nasceva così il modello Software As A Service per consentire a tutte le aziende di fruire dell’innovazione tecnologica senza dover fare investimenti infrastrutturali, inavvicinabili per aziende di medie e piccole dimensioni».
Attualmente, Salesforce conta su un fatturato superiore ai 13 miliardi di dollari a livello globale, ed è tra le aziende software con la più rapida crescita nella storia. Cosa non è cambiato in oltre un decennio? «La volontà di migliorare sempre la customer experience dei clienti» chiude il vice presidente. «La nostra più grande forza è nella community e nell’opportunità di far evolvere, giorno dopo giorno, i servizi, potendo contare sul più ampio marketplace di app per il business. Stiamo parlando di soluzioni che vedono il coinvolgimento diretto dei CEO dei nostri clienti ed è proprio con loro che spesso dialoghiamo, anche in italia. Anzi, proprio il Bel Paese rappresenta la country che, in EMEA, ha performato meglio negli ultimi 4 anni, diventando la quarta nazione sul mercato di riferimento. Indice di quanta voglia e necessità di digitalizzazione ci sia, dopo le difficoltà vissute dall’imprenditoria, soprattutto medio piccola, nel recente passato. Ce la mettiamo tutta per spingere verso soluzioni altamente tecnologiche, che puntano in maniera sostanziale su temi quali l’intelligenza artificiale e il machine learning. Un esempio è la piattaforma Einstein, che porta l’IA a livello orizzontale sul portafoglio di prodotti, per consentire a tutti di fare un passo deciso verso il futuro delle applicazioni B2B e B2C».
L’articolo Salesforce, l’innovazione democratica come spinta al successo proviene da Data Manager Online.
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