Avete mai avvertito con intensità una realtà senza che vi fosse alcuna base che la sostentasse? In questo caso conoscete per esperienza diretta le conseguenze di uno dei disturbi psicologici più sconcertanti, un problema frequente noto come ragionamento emotivo.
Ragionamento emotivo è un termine che cerca di descrivere un tipo particolare di distorsione cognitiva. Questo termine è stato impiegato per la prima volta negli anni ’70 da Aaron Beck, il fondatore della terapia cognitiva.
Secondo Beck, ogni volta che qualcuno giunge alla conclusione che la propria reazione emotiva definisce la propria realtà, si produce un ragionamento emotivo. In questo modo, qualsiasi evidenza osservata viene scartata o relegata in secondo piano in favore della presunta “verità” plasmata dai propri pensieri. Beck credeva anche che questo ragionamento avesse origine nei pensieri negativi, che erano inoltre involontari, incontrollabili o automatici.
Il ragionamento emotivo intende lo stato d’animo come verità (ad esempio, se siamo tristi, deve essere vero che siamo sfortunati). E anche se spesso è utile mettersi in contatto con i propri sentimenti, quello che si prova può essere molto diverso da quello che sta accadendo davvero.
La forza del sentimento crea una convinzione che di solito viene mantenuta finché la tormenta emotiva inizia a svanire. Quando impieghiamo il ragionamento emotivo, crediamo nei pensieri automatici, che causano malessere emotivo, e poi cerchiamo di ragionare sulla base dei nostri sentimenti.
Il ragionamento emotivo, dunque, di solito distorce e colora la realtà con un pennello negativo; può farlo anche con un pennello positivo, ma non tratteremo questo caso. Un pennello che si integra perfettamente nella nostra perfezione senza che ci sia possibile notare la sua influenza, in modo che in nessun momento mettiamo in discussione se la realtà di cui ci siamo convinti è reale o se la stiamo manipolando.
“Le emozioni negative come la solitudine, l’invidia e la colpa devono svolgere un ruolo importante in una vita felice; sono segnali grandi e sgargianti che indicano che deve cambiare qualcosa.”
-Gretchen Rubin-
Il ragionamento emotivo è un ragionamento ingannevole, perché si basa sui sentimenti e i sentimenti riflettono pensieri e convinzioni, non realtà. Ad esempio, ci siamo sentiti tutti degli idioti qualche volta. Ma questo significa forse che lo siamo?
No! Si tratta di un sentimento distorto e, dunque, le emozioni derivate non sono valide per giustificare che siamo davvero degli idioti. Accade lo stesso quando, ad esempio, ci sentiamo sopraffatti o scoraggiati per qualcosa. Questi sentimenti non implicano che i nostri problemi siano impossibili da risolvere e che, pertanto, sia tutto perduto.
Il ragionamento emotivo ha un effetto collaterale comune: la procrastinazione. Se sentiamo che falliremo in qualcosa, probabilmente lo posticiperemo o addirittura non ci proveremo. La procrastinazione si frappone nel cammino della presa di decisioni sane riguardo la cura personale.
Dinanzi alla certezza di qualcosa, la reazione naturale non è lottare per evitarlo o eliminarlo, bensì ci abbandoniamo a questa realtà percepita e intesa come reale. Di conseguenza, alla fine questa realtà percepita diventa reale nella maggior parte dei casi.
Il ragionamento emotivo svolge un ruolo fondamentale in quasi tutti i casi di depressione. Poiché le circostante vengono avvertite in modo fortemente negativo, una persona depressa si convince che lo sono davvero. Non considera la possibilità di sfidare la validità della percezione creata dai suoi sentimenti.
Le persone depresse finiscono con frequenza per ragionare in modo emotivo. Ad esempio, possono dedicarsi a filtrare e a concentrarsi su un aspetto negativo dentro un risultato molto positivo proprio perché navigano anche in uno stato d’animo negativo. D’altro canto, non importa se hanno davvero il potere di influire su questa situazione, perché questo fatto verrà ignorato finché prevale il ragionamento emotivo.
Uno dei problemi che sorgono è che, in realtà, il ragionamento emotivo è uno schema appreso, dato che molte persone ragionano così. E, anche se il ragionamento emotivo non è il colpevole della depressione, lo schema di pensiero rende difficile combatterlo quando si soffre di depressione.
Il fatto, poi, è che il ragionamento emotivo è molto comune. Ci piace pensare che prendiamo decisioni logiche quando in realtà non è così, perché è più facile lasciarci trasportare dai sentimenti.
Di fatto, per il modo in cui si collega il cervello, è molto più facile prendere una decisione basata sul sentimento che una basata sui fatti. Non tendiamo a cercare fatti che avvallino le nostre conclusioni; li accettiamo solo perché risulta più facile.
Il principale problema con gli errori di pensiero, questi che entrano in gioco nel ragionamento emotivo, è che una volta che decidiamo che le nostre emozioni sono fatti, smettiamo di cercare spiegazioni alternative per giustificare qualsiasi situazione. Per questo motivo, diventano terribilmente limitanti e persistenti.
Per evitarlo, ogni volta che ci accorgiamo che il ragionamento emotivo si adopera del nostro pensiero, proviamo a fermarci per qualche secondo e facciamo quanto segue:
Non dobbiamo perdere di vista il fatto che il ragionamento emotivo è un inganno mentale, un’illusione che appare quando è difficile gestire le proprie emozioni che si alimentano dei sentimenti. Le emozioni, tuttavia, per quanto possano essere negative, non sono “cattive”, bensì ci aiutano a sopravvivere.
“Correre una maratona con uno zaino è difficile e può ostacolare la vittoria. Non lasciare che l’equipaggio del tuo passato, carico di paura, colpa e ira, ti freni.”
-Maddy Malhotra-
Source: lamenteemeravigliosa.it
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