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Sessanta anni fa usciva Il sorpasso, capolavoro di Dino Risi con Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant: un film per il quale, una volta tanto, l’aggettivo ‘iconico’ non è usato a caso. Il Sorpasso è infatti molte cose: primo road movie della storia del cinema, istantanea nitida e dolceamara di un’Italia inebriata dal miracolo economico (rappresentato e sintetizzato dalla libera spavalderia di una lancia Aurelia B24 convertibile), spietata fotografia dei vizi irriducibili di una società ancora omofoba e razzista, profezia su un Paese che, vivendo con superficialità al di sopra delle proprie possibilità, stava in realtà correndo verso un burrone (per qualcuno l’immenso debito pubblico per qualcun altro addirittura Tangentopoli), svolta seminale della commedia all’italiana (con un finale tragico e quindi inaspettato che non piaceva al produttore), prima, urticante riflessione sulla famiglia disfunzionale borghese italiana, perfino romanzo di formazione dal punto di vista dl personaggio del timido studente universitario interpretato da Trintignant (ammesso che questa definizione abbia un senso per un personaggio che alla fine muore).