– Non puoi tornare indietro e cambiare le cose.
– Non puoi scacciare dalla mente le parola che ti hanno fatto del male, non puoi denigrare chi te le ha rivolte, nè giustificarlo, nè cercare di ragionarci su. Sono tutti tentativi razionali che non possono curare la ferita.
– Però puoi portare l’attenzione proprio su quella ferita anche se fa male, è l’unica cura. Quelle parole hanno toccato un punto nevralgico, altrimenti ti sarebbero state indifferenti. Che cosa ha colpito? Un punto debole, un modo d’essere a cui ti aggrappi ma che ormai ti sta stretto, qualcosa di cui ti vergogni. Più riesci ad isolare quel punto più ti separi dalla ferita, perché non sei solo quello, sei mille altre cose.
Ci viene d’aiuto in questi casi un esercizio di distensione immaginativa:
A occhi chiusi, ripeti la frase che ti ha ferito…. Mi ha detto questo, esattamente questo, non cambio ciò che è accaduto, non lo correggo, lo sento e basta. Percepisci il dolore e circoscrivilo in un punto del corpo. Immagina che da quel punto si propaga diventando caldo, sempre più caldo.immaginalo che si espande e intanto immagina di allontanarti e osservati a distanza fino a guardare dall’alto il tuo dolore che diventa un punto lontanissimo. Immagina ora di guardare il cielo sopra di te. Resta ad osservare e immergiti in quell’azzurro……. apri gli occhi.
Maura Luperto
L'informazione della testata giornalistica di LA7 diretta da Enrico Mentana
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