Sören Kierkegaard, padre dell’esistenzialismo, affermò: “Dio non pensa, Egli crea; Dio non esiste, Egli è eterno. L’uomo pensa ed esiste e l’esistenza separa pensiero ed essere, li distanzia l’uno dall’altro nella successione”. A dirla tutta, è l’approccio esistenziale a interessarsi dell’essere umano. La psicoterapia esistenziale è una corrente molto affine alla filosofia esistenzialista nata in Europa prima della Seconda Guerra Mondiale.
Poco tempo dopo raggiunse gli Stati Uniti, dove rinomati psicologi, come Allport, Roger, Fromm o Maslow, fecero esplicito riferimento a essa.
D’altra parte, la psicoterapia esistenziale ha influito fortemente sulla psicologia umanistica. Al punto tale da riprenderne alcuni metodi e argomenti fondamentali.
L’analisi esistenziale fa parte dei cosiddetti modelli umanistico-esistenziali. La comparsa di questi modelli nel contesto nordamericano degli anni sessanta è frutto di molteplici influenze. La loro evoluzione deve essere contemplata alla luce della loro ripercussione sociale e culturale sulla scena nordamericana prima e su quella europea dopo. Così, il loro sviluppo è avvenuto ai margini della psicologia accademica.
Nonostante la psicologia umanistica venga considerata una terza forza rispetto al comportamentismo e alla psicanalisi, manca di vocazione paradigmatica. Al giorno d’oggi i modelli umanistico-esistenziali devono essere visti come un insieme di procedure terapeutiche, in maggior parte distaccati dalle principali correnti accademiche.
“La vita è un processo in cui si deve costantemente scegliere tra la sicurezza (per paura e per il bisogno di difendersi) e il rischio (per progredire e crescere). Scegli di crescere almeno dieci volte al giorno.”
Gli antecedenti principali di questi modelli sono l’esistenzialismo e la fenomenologia. La corrente fenomenologica trova le sue origini più immediate nel pensiero di Franz Brentano, il quale parla dell’esperienza, del carattere attivo della psiche e della natura programmata (e quindi intenzionale) di qualsiasi atto psichico. Brentano influenzò il principale rappresentante della fenomenologia, Edmund Husserl.
Secondo Husserl, l’esperienza immediata dell’atto conoscitivo può rivelare la natura delle cose. Da ciò deriva l’importanza della cosiddetta “epoché” o attitudine fenomenologica. In altre parole, occorre basarsi sull’osservazione pura del fenomeno, senza pregiudizi né credenze a priori (prima dell’esperienza).
La nozione centrale di questo approccio è quella del progetto esistenziale. Secondo J. P. Sartre, l’esistenza precede l’essenza. Questo significa che l’essere umano non viene al mondo con un’essenza da sviluppare, bensì deve trovarla da solo. Sartre considera l’uomo un essere del tutto libero e indeterminato, seppur limitato dalla sua fatticità. Senza essa, non può essere compreso. Dunque, l’essere umano si autodetermina mediante il progetto esistenziale.
“L’uomo è condannato a essere libero: condannato perché non si è creato da sé, e tuttavia libero, perché, una volta gettato nel mondo, è responsabile di tutto ciò che fa.”
– J. P. Sartre –
L’idea centrale dell’analisi esistenziale potrebbe essere espressa con una frase di Ortega y Gasset: per vivere devi sempre fare qualcosa (anche solo respirare). L’obiettivo della psicoterapia esistenziale è analizzare la struttura della vita. Binswanger denominava questa struttura “Dasein”. Sartre la denominò progetto esistenziale.
Lo psicologo spagnolo Villegas definì la psicoterapia esistenziale come “un metodo di relazione interpersonale e di analisi psicologica”. La sua finalità sarebbe provocare una conoscenza di se stessi e un’autonomia sufficienti per assumere e sviluppare liberamente la propria esistenza (Villegas, 1998, pag. 55).
La psicoterapia esistenziale chiarisce e comprende i valori, i significati e le credenze che il paziente ha implementato (come strategie) per comprendere il mondo. Mette in evidenza le ipotesi rispetto al nostro modo di vivere, poiché abbiamo cominciato a dubitare dell’appropriazione della nostra esistenza.
Da un punto di vista psicoterapeutico, la caratteristica più rilevante dei modelli umanistico-esistenziali è l’importanza data all’esperienza immediata come fenomeno primario. Questo implica che tanto le spiegazioni teoriche quanto la condotta manifesta sono subordinate all’esperienza stessa e al significato che la persona le attribuisce.
Caratteristica di questi modelli è anche l’enfasi sugli aspetti volitivi, creativi e valutativi della condotta umana. Al di là di queste caratteristiche generali, risulta difficile parlare dei concetti basilari.
“Né la Bibbia, né i profeti, né le rivelazioni di Dio o degli uomini. Nulla ha priorità rispetto all’esperienza diretta.”
Come abbiamo detto, la nozione centrale della psicoterapia esistenziale è quella del progetto esistenziale. Il proposito della psicoterapia esistenziale è analizzare questo progetto e modificarlo. Non pretende di cambiare la realtà esterna, fisica o sociale, ma la persona e la sua percezione delle cose. Si accetta, e in modo radicale, che sia quest’ultima l’unico elemento che dipende da lei, sulla quale ha in ultima istanza una maggiore capacità di controllo.
Il suo obiettivo è rinvenire l’essere umano tramite l’auto-possesso e un’autodeterminazione. Questo implica in qualche modo metterlo davanti a se stesso.
La psicoterapia esistenziale, più che un metodo, è un atteggiamento filosofico che, partendo dall’arte di porre domande e non dal progetto delle risposte, segue e si prende cura di ciò che emerge come fenomeno nello spazio terapeutico.
Di frequente l’individuo si ritrova perso e alienato nell’intento di risolvere i problemi che gli mette davanti la sua radicale trascendenza. Lo scopo dell’analisi delle strutture del suo mondo è scoprire i modi e i punti di alienazione. Solo così è possibile restaurare la libertà di base. Solo così è possibile permettere una ricostruzione alternativa della sua esperienza. Secondo la psicoterapia esistenziale, niente è reale finché non si è vissuto.
Secondo questo approccio, i diversi disturbi psicopatologici sono considerati delle forme non autentiche dell’esistenza. Sono stalli o vuoti esistenziali. Sono difese o negazioni dell’“essere-nel-mondo”, rinunce o perdite di libertà (Villegas, 1981).
Non è facile definire con chiarezza la psicoterapia esistenziale, ma possiamo comunque riconoscere il suo tentativodi promuovere un’analisi personale che motivi la possibilità di scegliere e costruire schemi individuali per vivere. Al contempo, pretende di diversificare e arricchire la vita quotidiana della persona mediante una provocazione filosofica.
Source: lamenteemeravigliosa.it
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