Archiviato il risultato dei congressi nei circoli, che ha conferito all’ex premier Renzi una maggioranza schiacciante, per il Partito Democratico si apre la seconda fase del congresso che culminerà il 30 aprile con le primarie per l’elezione del nuovo segretario. Prima di quella data, però, ci sono almeno altri due passaggi fondamentali: le convenzioni provinciali, il 5 aprile, e la convenzione nazionale, fissata dalla commissione di garanzia del congresso a domenica 9 aprile.
La vittoria al primo round per la segreteria dem è stata tanto schiacciante quanto infarcita di polemiche. Renzi si aggiudica il 68,22% con 141.245 preferenze; Andrea Orlando, il più accreditato degli sfidanti, raccoglie il 25,42%, 52.630 preferenze; Michele Emiliano si ferma al 6,36%, 13.168. Le cifre sulla carta, tuttavia, sono tanto eclatanti da far parlare i sostenitori di Emiliano di “pseudo dati” prodotti da un “Nazareno occupato dai renziani”. Dati “non convincenti” per Andrea Orlando, per il quale “la gara comincia adesso”. Dunque, uscita di scena la minoranza bersaniana, il Partito democratico appare niente affatto pacificato. Tanto che Matteo Renzi sente di dover passare al contrattacco: “Chiediamo a tutti di riconoscere la verità dei numeri che non possono essere oscurati da nessuna polemica. Quando si vince, si vince. Quando si perde, si ammette. Punto”, scrive l’ex segretario sulla consueta Enews. “Alla fine del primo round abbiamo ottenuto oltre i due terzi dei voti. Aspettiamo i dati ufficiali per dire la percentuale esatta ma la matematica non è un’opinione”, rimarca ancora.
Source: www.agi.it
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