Il pistacchio è una pianta longeva, che può vivere per più di 200 anni. Raggiunge un’altezza compresa tra i 4 e i 10 metri, e un’ampiezza di chioma di circa 11 metri. Presenta rami corti e nodosi, chioma ampia, fusto di colore grigio scuro, foglie coriacee e caduche.
Oltre ad essere particolarmente gustoso, il pistacchio è ricchissimo di principi nutritivi. L’alto contenuto di polifenoli e luteina gli conferisce proprietà antiossidanti, utilissime contro l’invecchiamento e i radicali liberi. Il pistacchio è è un alimento molto calorico ed energetico, ma i suoi grassi monoinsaturi sono in grado di contrastare il colesterolo cattivo.
Può essere consumato al naturale oppure tostato, e in quest’ultimo caso costituisce un ottimo snack o un invitante stuzzichino per accompagnare gli aperitivi.
Trova largo impiego in pasticceria, nella produzione di gelati e nella preparazione di insaccati.
Il pistacchio era conosciuto in Turchia già 7 mila anni fa ed è menzionato nella Bibbia, nel libro della Genesi.
La sua coltivazione si è propagata grazie alla dominazione araba. Gli immigrati mediorientali lo diffusero nel continente americano a partire dalla fine dell’Ottocento. La zona della Central Valley, in California, venne considerata la più adatta per la coltivazione di questa pianta, per il suo clima caldo e secco e gli inverni miti.
Tra le varietà testate sul suolo americano, la più adatta a fruttificare si dimostrò la cosiddetta Kerman, così chiamata dal nome di una località persiana famosa per la produzione di tappeti.
La pianta del pistacchio è molto rustica e adattabile. Predilige climi caldi e terreni aridi o ben drenati, ma nel periodo di dormienza resiste anche alle basse temperature. Non sopporta invece le gelate primaverili, che possono comprometterne la fioritura e la successiva fruttificazione.
In Italia è coltivata soprattutto in Sicilia, in terreni collinari situati a un’altitudine compresa fra 300 e 700 metri. Famoso e molto apprezzato è il pistacchio verde di Bronte, in provincia Catania, talmente pregiato da meritarsi la denominazione di origine protetta (dop).
Il pistacchio è adatto alla coltivazione domestica, in vaso o in giardino, purché si viva in una zona non particolarmente fredda. Nelle zone molto fredde può essere coltivato a scopo ornamentale, poiché la rigidità delle temperature ne impedirebbe la fruttificazione.
Non presenta particolari difficoltà di coltivazione, ma bisogna avere pazienza perché si tratta di una pianta tardiva, che inizia a fruttificare dopo 5-6 anni. Occorrono circa 15 anni affinché entri nella fase di piena produzione.
Il periodo ideale per la semina è quello autunnale o primaverile. Il seme non mantiene le caratteristiche della pianta madre, quindi l’albero va innestato sulla varietà di pistacchio terebinto o, più raramente, sul pistacchio lentisco.
Si possono mettere a dimora le piante giovani, che abbiano 1 o 2 anni di vita. Occorre cospargere il terreno col letame, e impiantare gli esemplari a una distanza minima di 6 metri l’una dall’altra.
Come detto, in caso di innesto in vaso, occorre utilizzare piante innestate in vivaio da 1 o 2 anni.
Si pratica un buco a 40-50 cm di profondità e si cosparge di letame. Bisogna togliere delicatamente la busta o l’involucro di juta, facendo attenzione a non rovinare la zolla, che deve essere mantenuta intatta. Quindi si mettono a dimora le radici nel terreno.
Le piante acquistate dal vivaio sono già innestate su specie che non portano frutti, ma sono fondamentali per la produttività, la resistenza e la rusticità della pianta.
Generalmente a tal fine si usa il terebinto, specie di pistacchio a foglia caduca, oppure la varietà sempre verde del pistacchio lentisco. In particolare, il terebinto è fornito di radici estremamente robuste, in grado di aggredire le rocce e di inserirsi nelle più piccole fessure.
Il pistacchio è una pianta dioica, caratterizzata da alcuni esemplari con organi riproduttivi maschili e altri con organi femminili. La riproduzione avviene per impollinazione, sfruttando il vettore del vento che trasporta il polline dei fiori maschi sui fiori femmina. Per questo motivo, si chiama fecondazione anemofila.
Per fini riproduttivi si consiglia di piantare un maschio ogni 8 piante femmine.
Se non si dispone di molto spazio, vanno impiantati almeno 2 esemplari femmine e un maschio, ma l’ideale sarebbe mettere a dimora almeno 10 piante. In giardino, bisogna aver cura di piantare i pistacchi a 5-6 metri.
Come detto, questa pianta cresce meglio in climi caldi o comunque temperati. Predilige terreni ben soleggiati con un’esposizione a sud, in quanto solo i raggi del sole riescono a garantire continuità nel processo di fruttificazione.
Dopo l’impianto, le concimazioni possono avvenire in primavera, nella fase di ripresa vegetativa.
Nel mese di aprile si può somministrare materiale a base di azoto, mentre a maggio è opportuno il ricorso al concime ternario completo (azoto, fosforo, zolfo).
Si utilizzano 300-400 quintali di letame per ogni ettaro di terreno. A questi bisogna aggiungere perfosfato 19 e fosfato di potassio, in quantità variabili a seconda del tipo di terreno.
Nel caso di appezzamenti di piccola estensione, comunque, è sufficiente la concimazione con stallatico animale.
La pianta del pistacchio necessita di una potatura leggera, in quanto impiega molto tempo per cicatrizzare i tagli. In ogni caso, vanno eliminati i polloni dal portainnesto, ovvero quei rami che crescono alla base del tronco.
Nella fase dell’impianto, bisogna eseguire la cimatura dell’astone per consentire una migliore aerazione. Occorre inoltre tagliare i rametti laterali del fusto, eliminando i rami vecchi o malati. Si tratta di un’operazione da effettuare con cadenza annuale, preferibilmente a ottobre.
Si può eseguire anche la scacchiatura, un particolare tipo di potatura che consiste nell’eliminazione dei germogli infruttiferi.
Infine, un’altra operazione molto utile è lo sradicamento delle piante infestanti.
Il pistacchio non ha bisogno di molta acqua. È sufficiente innaffiarlo una o due volte nella stagione più secca.
Le piante giovani necessitano di innaffiature più frequenti, poiché hanno un’esigenza idrica compresa tra 1200 e 1800 litri d’acqua all’anno.
Il pistacchio predilige terreni aridi, rocciosi e scoscesi. Ma la sua estrema adattabilità lo rende coltivabile anche su fondi sabbiosi, argillosi, poveri di calcio,di origine calcarea o vulcanica.
L’unica condizione è che si tratti di un terreno molto permeabile, in quanto questa pianta non tollera i ristagni d’acqua e i terreni molto umidi.
Generalmente la raccolta dei frutti avviene da agosto a ottobre, in quanto la pianta è soggetta a maturazione scalare e occorrono più riprese per assicurarsi che vengano raccolti tutti i frutti maturi.
La raccolta può essere effettuata a mano o per scuotimento della chioma, facendo ricadere i pistacchi su dei teli posti ai piedi degli alberi.
Si toglie il mallo e si mettono ad essiccare al sole per 5-6 per giorni. Infine si procede all’eventuale sgusciatura.
Angela Petrella
Source: greenme.it
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