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Perché Poche Artiste Donne Sono Famose?

Perché le artiste famose sono pochissime?
A meno di non aver studiato storia dell’arte – ma spesso anche in quel caso -, i nomi che ci vengono in mente sono limitati e più o meno sempre gli stessi: Georgia O’Keeffe, Frida Kahlo, Cindy Sherman, Artemisia Gentileschi, Mary Cassatt, Élisabeth Vigée Le Brun, Marina Abramović. Per quale motivo?

Volendo farla breve, la risposta sarebbe semplice, perché è la stessa di quando ci si domanda perché le donne siano state tradizionalmente escluse da molti altri campi. In passato le donne sono state escluse dai più alti gradi di istruzione, dagli spazi pubblici, dalla vita sociale, e raramente hanno ricevuto – in generale – il supporto degli ambienti culturali del loro tempo.

Nel suo saggio del 1971, Why Have There Been No Great Women Artists?, la storica Linda Nochlin ha riflettuto sulla necessità di soffermarsi su queste ragioni più seriamente, anziché limitarsi a scavare alla ricerca di qualche artista donna dimenticata per pareggiare i conti, perché solo attraverso la consapevolezza si potrà evitare che questa cancellazione culturale si ripeta.

Mosse da questa idea, la giornalista Ellen Oredsson e la podcaster Jennifer Dasal hanno stilato insieme una lista di cinque artiste che meriterebbero una menzione d’onore nei manuali d’arte, ma che sono invece totalmente sconosciute, o la cui fama è state eclissata da quella dei mariti.

Si comincia dalle tessitrici dell’Arazzo di Bayeux, difficili da quantificare e impossibili da rintracciare, ma raramente contemplate nello studio di quest’opera famosa in tutto il mondo, lunga circa 70m, che racconta la storia della conquista dell’Inghilterra. Gli storici ci hanno messo molto tempo a capire chi l’avesse commissionato, mentre non si sono posti il problema di chi fossero le tessitrici (probabilmente numerose) – si è solo ipotizzato (e poi smentito) che a supervisionare i lavori sia stata la moglie di William il Conquistatore. Di queste artiste si è perso il ricordo, non soltanto per le ovvie difficoltà a tracciarle, ma soprattutto perché il cucito, come molte delle occupazioni tipicamente femminili, era considerato un diletto di poco conto, ben poco artistico.

Un destino simile è toccato anche a Sita Devi, artista Mithila (uno stile nato tra India e Nepal) celebre nella sua terra, ma dimenticata in Occidente, dove si tende ad archiviare tutta l’arte Orientale come “etnica”, o addirittura tra i “manufatti”. Sita è stata tra le prime artiste a passare da tela a carta nel 1960, si è distinta per il suo impegno sociale e il suo lavoro è in esposizione permanente presso musei come quello di Philadelphia e il Victoria & Albert di Londra. Ciononostante, non aveva neanche una pagina di Wikipedia, prima che la aggiungessero le autrici dell’articolo.

Quella di essere messe in ombra dai celebri compagni, invece, è una sfortuna toccata ad ancora più donne. Marie Bracquemond, per esempio, subì critiche feroci da parte del marito artista, finché lei non smise di dipingere, mentre Willem Kooning distrusse addirittura alcuni lavori della moglie Elaine. Particolarmente interessante è il caso di Marie Krøyer, moglie di Peder Severin Krøyer, uno dei più importanti pittori danesi del XIX secolo. Marie voleva diventare una pittrice fin da piccola e studiò a Copenhagen e a Parigi fino ai 16 anni, quando conobbe Peder. Una volta sposata smise di dipingere e se oggi conosciamo il suo nome è solo perché fece da modella per alcuni quadri del marito, e per il film del 2012 The Passion of Marie, incentrato sul loro matrimonio.

Se si parla di artiste eclissate dalla fama del compagno, però, è impossibile non nominare Yoko Ono. Accusata per anni di aver compromesso l’ispirazione del marito John Lennon e di aver fatto sciogliere i Beatles, solo ultimamente il grande pubblico comincia a riconoscere i suoi meriti di artista. Protagonista di retrospettive di successo, autrice di performance art iconiche, pioniera dell’arte concettuale, le sue instruction pieces influenzano ancora i giovani artisti di tutto il mondo.

Infine, sono molte le donne a essere state private della maternità delle loro idee, e purtroppo l’arte non fa eccezione. L’artista cinese Xiao Lu si fece a dir poco notare quando, due ore dopo l’apertura della China Avant-Garde Exhibition del 1989, sparò contro la sua stessa opera – intitolata Dialogue – con una pistola caricata a pallettoni. Sia lei che il compagno Tang Song vennero immediatamente arrestati, ma in quel contesto sociale altamente politicizzato non ci volle nulla perché l’opera diventasse iconica, anche perché anticipò di soli due mesi il massacro di Tiananmen (è infatti conosciuta anche come First gunshots of Tiananmen). Xiao Lu fu a lungo creditata come co-autrice insieme a Tang Song, ma quando nel 2004 si fece avanti per dire che in realtà si trattava di una sua creazione, in molti non le credettero, e la accusarono di volersi vendicare dell’ex.

So benissimo che nemmeno tutti gli artisti uomini sono famosi, e che ci sono molti altri motivi per cui queste donne potrebbero non essere diventate dei nomi di punta. Ma è innegabile che ognuna di queste donne è andata a sbattere, lungo la sua carriera,  contro barriere istituzionali e sociali che esistono specificatamente per loro. […] Le barriere istituzionali legate al genere sono complesse, ma dobbiamo iniziare a esaminarle.

Source: freedamedia.it

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