Ancora considerazioni estive dall’estero: dopo aver letto come si suppone che l’estate migliori le nostre prestazioni lavorative (secondo un famoso psicologo inglese), due nuovi sondaggi occupano le riviste americane, rivelando che le donne millennial, a differenza dei colleghi uomini, non usano il tempo off dal lavoro che si sono guadagnate. Da quello che risulta dalla ricerca condotta da Project: Time Off – un’iniziativa della U.S. Travel Association – solo il 44% delle donne millennial ha detto di utilizzare tutto il tempo a loro disposizione per le vacanze – contro il 46% dell’anno scorso. Il motivo? Il senso di colpa, la paura di essere sostituite e la volontà di mostrare una completa dedizione al lavoro. A quanto pare infatti, le donne americane, per il timore di ritornare dalle ferie con troppo lavoro arretrato o per la preoccupazione che nessuno altro possa sbrigare il lavoro al posto loro, tendono a preoccuparsi del rientro dalle vacanze, più che i colleghi maschi.
“Le donne millennial hanno un senso di colpa più pronunciato e non vogliono far pesare agli altri la loro assenza. Si identificano maggiormente nel modo di pensare del martire del lavoro (work martyr)”, sostiene Katie Denis, la capo ricercatrice per il Project: Time OFF. Il fenomeno accade anche in altre fasce d’età, ma per le donne millennial è ancora più accentuato: il 46% sostiene che per il loro capo è una buona cosa pensarle come work martyr – rispetto al 43% degli uomini.
Insomma, da quello che risulta dalle risposte delle 7.331 persone coinvolte, gli americani si prendono meno tempo off dall’ufficio – i numeri dicono che sui 22 giorni a disposizione all’anno ne utilizzano effettivamente 16,8; già qualcosa in più dei 16,2 dell’anno scorso. Secondo un altro sondaggio condotto invece dal sito per cercare lavoro Glassdoor su 2.224 lavoratori statunitensi, si è scoperto che si utilizzano circa il 54% dei giorni a disposizione. Tra i motivi, sicuramente anche il lavoro online, che ha reso ogni luogo dotato di wi-fi un possibile ufficio.
Stessa conclusione raggiunta quindi anche dalla ricerca di Glassdoor, come dice Scott Dobroski, un esperto della community: “Gli americani sono pessimi a prendersi le vacanze che si sono guadagnati così duramente – vacanze o tempo off da lavoro pagato”.
E da noi invece? Difficile fare discorsi generali rispetto alla questione senza dati analoghi alla mano, ma da alcuni articoli usciti recentemente, si direbbe che la pensiamo proprio al contrario. Il Corriere Adriatico riporta infatti uno studio secondo cui quest’anno, pur di non rinunciare alle vacanze, molti italiani sono ricorsi a un prestito, estinguibile in piccole rate, per non gravare in maniera massiccia sul proprio bilancio; La Repubblica scrive invece di come sia importante per noi staccare, ma non eccessivamente: almeno una persona su tre in Italia, infatti, sceglie la meta delle proprie ferie in base alla presenza del wi-fi.
Nel mio piccolo posso dire che mi trovo un po’ a metà: non potrei mai rinunciare alle ferie, ma il senso di colpa ce l’ho avuto eccome, magari mascherato da un senso sottile e poco simpatico di ansia, che ha trovato strada nella mia vita da imprenditrice e lavoratrice free-lance. Quando sei il tuo capo e hai passione per quello che fai, è difficile staccare completamente e concederti un vero stop da tutto – e da tutti; ma è anche vero che la questione ferie dipende molto dal proprio carattere e soprattutto, dal tipo di lavoro che si svolge e dal rapporto col proprio capo. Quello che si può dire è che va sfatato il mito per cui più tempo si ha a disposizione per lavorare, più progetti si riescono a concludere. E che invece di pre-occuparsi delle cose – come il lavoro che ci aspetterebbe al rientro o il pensiero di non essere sostituibili – sarebbe utile occuparsene e basta, al momento giusto.
Source: freedamedia.it
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