Una tassa sullo zucchero per combattere l’obesità e il diabete
(Quotidiano Sanità)
L’obesità è il grande problema di salute pubblica con il quale l’Italia del terzo millennio è tenuta a confrontarsi. E il diabete di tipo 2 è spesso associato alla presenza di obesità e alla sedentarietà. “Diventa dunque impossibile per una Società scientifica che si occupa di diabete – afferma Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia (Sid) – non allargare il campo d’azione e di allerta anche al fenomeno obesità perché queste due pandemie sono, come visto, strettamente interconnesse una con l’altra. La prevenzione poi rappresenta una priorità assoluta per la Sid”. Secondo i dati dell’ultimo rapporto Osservasalute (2017), In Italia tra la popolazione adulta la prevalenza di diabete è pari al 6,3 per cento, ma tra gli adulti obesi, la prevalenza del diabete arriva al 15 per cento. Nella fascia d’età tra i 45 e i 64 anni, i soggetti affetti da diabete di tipo 2 e obesità sono il 12 per cento, ma si arriva addirittura al 30,1 per cento tra gli over-75.
E la relazione pericolosa tra obesità e diabete dà il peggio di sé tra il sesso femminile; se infatti tra i maschi la prevalenza di diabete passa dal 6,4% della popolazione generale al 13,9 per cento per gli obesi, tra le donne si passa rispettivamente dal 6,2 al 16,1 per cento. Ancora più preoccupanti, sono i dati relativi alla popolazione infantile. I dati del sistema di sorveglianza ‘OKkio alla Salute’ promosso dal Ministero della Salute/Centro per il Controllo e la prevenzione della Malattie e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità rivelano che un bambino italiano su 10 sotto i dieci anni d’età (scuola primaria) è obeso, mentre il 21 per cento è in sovrappeso, con un importante gradiente nord-sud.
“Di fronte a queste statistiche – prosegue Purrello – non si può restare a guardare. Bisogna intervenire in maniera proattiva. E la lettera aperta al Ministero della Salute per l’introduzione della Sugar Tax, promossa dal Fatto Alimentare, alla quale anche la Società Italiana di Diabetologia ha dato la sua adesione, rappresenta un esempio concreto di questa volontà di voltare pagina, verso uno stile di vita più salutare. Ma perché la Sugar Tax abbia successo è necessaria inserirla e integrarla in un contesto più ampio di iniziative che investano i vari campi della prevenzione, dall’alimentazione sana ed equilibrata, alla lotta alla sedentarietà, alla promozione dell’attività fisica. E’ importante inoltre porgere il messaggio della prevenzione con un linguaggio da modulare rispetto al target che si vuole raggiungere. E le persone più vulnerabili, oltre che bambini e adolescenti, sono quelle appartenenti alla fasce sociali più svantaggiate. Infatti sia la prevalenza dell’obesità che del diabete tipo 2 nel nostro paese è più elevata al Sud e nelle classi sociali economicamente più svantaggiate”.
Nel mondo sono ormai molti i Paesi che hanno applicato la Sugar Tax, ultima in ordine di tempo (aprile 2018) la Gran Bretagna che ha proposto una tassazione incrementale al di sopra di un contenuto di 5 grammi di zucchero per 100 ml di bibita (la tassa è di circa 0,20 € per le bevande con 5-8 grammi di zucchero/100 ml e sale a 0,27 € per quelle con un contenuto superiore a 8 grammi/100 ml). In questo caso dunque l’obiettivo della legge è duplice: da una parte far ridurre il consumo, dall’altra incentivare le industrie produttrici a ridurre il contenuto di zuccheri nelle bevande.
“Questa rappresenta una soluzione molto interessante anche se come medici dobbiamo ribadire il concetto che l’acqua resta sempre la bevanda più salutare. Non sappiamo – conclude il presidente della Sid – se questa petizione trasversale per l’introduzione della Sugar Tax in Italia andrà in porto e, se si, con quali modalità. Quel che è certo è che come società scientifica chiediamo fin da adesso che gli eventuali proventi derivanti da questa tassazione vengano reinvestiti in misure di prevenzione. Quanto alla valutazione dei risultati di iniziative come la Sugar Tax non ha senso tentare di tracciare un bilancio a distanza di appena qualche anno perché le ricadute sugli obiettivi di salute diventano apprezzabili nel lungo periodo, ma lasciano poi un’eredità positiva e duratura sulle generazioni future”.
La proposta del Fatto alimentare
“L’appello che rivolgiamo al Ministro della salute – si legge nel testo della lettera aperta del Fatto alimentare – è di promuovere una legge per tassare del 20% le bevande zuccherate con valori progressivi come prevede la norma inglese Soft Drinks Industry Levy , e porre precise restrizioni alla 8 pubblicità di prodotti destinati ai bambini con un profilo nutrizionale sbilanciato. Se consideriamo la probabile riduzione dello zucchero nelle bevande prima dell’entrata in vigore del provvedimento come è successo in Gran Bretagna, in Italia è ragionevole ipotizzare un introito derivante dalla sugar tax di circa 240 milioni euro l’anno”.
“Questa somma – conclude la lettera – dovrebbe essere utilizzata per avviare seri programmi di educazione alimentare e promuovere modelli più salutari, ad esempio sotto forma di riduzioni delle tasse per alimenti bilanciati ispirandosi al modello inglese “Soft drinks industry levy”. C’è spazio anche per campagne pubblicitarie in tv e nelle scuole, per sconti alle famiglie con problemi economici sul prezzo dei pasti distribuiti a scuola, per programmi di avvio allo sport nelle scuole”.
Source: www.corrierequotidiano.it
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