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I peccati sociali secondo Gandhi

I peccati sociali di Gandhi sono comportamenti che si ritiene rechino gravi danni alla società. Questo vero e proprio leader spirituale e politico fu un forte sostenitore della morale come forza superiore. In virtù di questo, riportiamo i fattori che secondo lui minano la morale sociale.

Le forze morali sono un insieme di valori. Questi comprendono le virtù religiose, civiche, familiari, etc. Insieme costituiscono un’etica, la quale diventa il motore principale della cultura. Un esempio in tal senso, è proprio Gandhi.

 “La forza non viene dal vigore fisico. Viene da una volontà indomabile.”

-Gandhi-

I peccati sociali, a loro volta, si riferiscono ad atteggiamenti che si contrappongono all’etica. Costituiscono una situazione che debilita la società. Quando i valori non sono forti, la risposta è debole nei momenti di crisi o difficoltà. Ecco di seguito i peccati sociali su cui Gandhi ci aveva messo in guardia.

I peccati sociali secondo Gandhi

1. Politica senza principi

Quando parliamo di politica, ci vengono subito in mente i politici. Criticarli e accusarli di corruzione è ormai una pratica diffusissima. E lo è, allo stesso modo, utilizzare questo pretesto per astenersi dalla partecipazione politica.

Dimentichiamo che anche noi facciamo parte di quel “sistema” che tanto critichiamo. Se resiste, è grazie a noi, tramite azioni o omissioni. Tutti siamo coinvolti nella politica, come partecipanti attivi o passivi. La domanda è se la nostra partecipazione contribuisce o meno a costruire il valore politico.

2. Affari senza morale

L’ambizione è un altro peccato sociale. Quando si pensa solo al proprio benessere, nasce l’idea che il conseguimento di quest’ultimo giustifichi qualsiasi gesto. Il successo personale si trasforma in un pretesto per mettere in pratica le azioni più meschine.

Perfino gente che può essere considerata “per bene” finisce con il lasciarsi andare alla “legge della sopravvivenza”, arrivando persino a etichettare come idealista o sognatore chi mantiene valori morali. Questi atteggiamenti rendono sempre più imprecisa la sottile linea del limite, con il rischio di sfociare in una vera e propria “legge della savana”.

3. Benessere senza lavoro

Il lavoro non rappresenta solo uno strumento di guadagno. Lavorare e guadagnare ci nobilitano. Al contrario, vivere sul lavoro degli altri rovina il nostro essere, trasformandoci in parassiti sociali.

Il benessere deve essere frutto dello sforzo personale. E di fatto così è, visto che chi è solito vivere senza rendersi utile, raramente sta davvero bene. Di solito accade il contrario: si diventa scontenti, incontentabili, incapaci di provare piacere per quello che si fa.

4. Educazione senza carattere

L’educazione è un processo integrale. Quando così non viene intesa, diventa uno dei peccati sociali. Educare qualcuno non vuol dire istruirlo o addestrarlo né riempirlo di conoscenze o renderlo un esperto in materia come fosse una macchina.

Chi è responsabile della formazione di altre persone deve essere consapevole della necessità di mostrarsi fermo davanti a i principi insegnati. L’inconsistenza è un pessimo messaggio da recepire per chi sta imparando qualcosa.

5. Scienza senza umanità

Per quanto la scienza sia utile all’umanità, ci sono casi in cui non è così. Per esempio, quando si promuovono informazioni inesatte o scorrette, quando ci si spinge in ricerche fraudolente o quando si realizzano esperimenti poco etici nei confronti di persone e animali. 

6. Piacere senza responsabilità

La ricerca del piacere è assolutamente legittima. Ogni essere umano ha il diritto di cercare quello che può recare piacere ai suoi sensi e al suo spirito. Quando si esagera, però, questa stessa ricerca del piacere finisce per essere dannosa.

Gandhi aveva una visione stoica al rispetto. Considerava la moderazione una delle grandi virtù. Essere responsabili nei confronti del piacere significa mantenere un equilibrio davanti a quello che ci reca gioia. Non bisogna permettere che si trasformi in un eccesso vizioso, finendo per alterare altri valori.

7. Religione senza sacrificio

Anche se Gandhi parla solo della religione, in questo caso il principio può essere applicato a qualsiasi tipo di credenza spirituale, religiosa o meno. Quando si professa una fede, questa esige che ciò che si prova nella mente e nel cuore si traduca in azioni.

La religione senza sacrificio viene considerata uno dei peccati sociali perché le convinzioni senza le azioni perdono il loro valore. Quando si crede davvero in qualcosa, si deve essere disposti a rinunciare a molte cose.

Sono questi i 7 peccati sociali di cui ci mette in guardia Gandhi. La sua vita è un esempio di lotta contro questi comportamenti. E ancora più importante è forse il fatto che abbia ottenuto tutto quello per cui si è battuto facendo leva esclusivamente sui suoi principi e sulla sua forza morale.

 

Source: lamenteemeravigliosa.it

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