“Le parole sono importanti”, diceva Nanni Moretti in una scena epica di Palombella Rossa. E aveva ragione perché il linguaggio dice quasi tutto del nostro di pensare e di vedere la vita. Ad esempio, avete mai prestato attenzione ai termini che usiamo per raccontare le nostre esperienze sentimentali e al modo in cui riflettono – e al tempo stesso plasmano – l’idea corrente di amore? Devo ammettere che non ci ho mai pensato più di tanto, se non forse quando Grease mi ha illuminata sulla differenza tra il racconto di Sandy e Danny, del loro primo incontro.
In che termini parliamo d’amore? la scrittrice Mandy Len Catron ha provato ad analizzare il nostro linguaggio riguardo le relazioni sentimentali, partendo dal considerare le espressioni inglesi più comuni per indicare l’amore: cadiamo tra le braccia di qualcuno, siamo colpiti, schiacciati, perdiamo i sensi. I nostri cuori soffrono e poi si spezzano. In inglese è più forte che in italiano, ma ci sono delle analogie: diciamo che bruciamo di passione, siamo pazzi per amore e così via.
Tutte sensazioni che naturalmente possono accadere nell’arco di una relazione: ma parlare d’amore soltanto in questi termini – come se fosse un evento che accade accidentalmente e da cui non sembra esserci salvezza – può influenzare molto il modo in cui lo viviamo. Può essere che a furia di parlarne in termini drammatici e pieni di sofferenza, ci aspettiamo di dover provare queste sensazioni per amare davvero. Catron vuole farci riflettere sul modo in cui questa scelta linguistica potrebbe limitare la nostra visione dell’amore.
Da come parliamo, questo sentimento dovrebbe renderci folli e allo stesso tempo vorremmo che durasse per sempre. Una specie di tormento infinito. E non è esattamente la cosa più desiderabile al mondo, no? Ma se potessimo ampliare questo orizzonte e trovare un nuovo modo per per esprimerci che renda giustizia non solo a questa idea tradizionale (monogama ed eterna) di amore, ma anche a tutte le sue altre e possibili forme? Per farlo, Mandy cita i linguisti Mark Johnson e George Lakoff, che nel libro Metafora e Vita quotidiana, suggeriscono di provare a cambiare il modo in cui parliamo d’amore – e nello specifico, le metafore che usiamo. Se invece di pensare all’amore come tormento, lo intendessimo come un’opera d’arte collaborativa, potremmo includere altri valori nel nostro concetto d’amore.
Mi piace molto questo modo di pensare all’amore. I linguisti parlano di metafore che hanno conseguenze, che in pratica è un modo di considerare tutte le implicazioni o le idee contenute all’interno di una data metafora. E Johnson e Lakoff parlano di tutto ciò che collaborare a un’opera d’arte implica: sforzo, compromesso, pazienza, obiettivi condivisi. Queste idee si allineano perfettamente all’importanza culturale data all’impegno romantico a lungo termine, ma funzionano anche con altri tipi di relazioni: brevi, casuali, poligame, non monogame, asessuali, perché questa metafora aggiunge idee più complesse all’esperienza di amare qualcuno.
Questo cambiamento può essere un stimolo a pensare in maniera diversa e forse ancora più completa all’amore: non solo come un’esperienza traumatica e devastante, ma anche un atto creativo, che si compie in due. E sempre riguardo alle parole che usiamo quando parliamo di amore, il New York Times ha provato ad analizzare i testi che sono arrivati in redazione su questo tema, per vedere quali fossero le differenze tra le parole utilizzate dagli uomini e quelle delle donne. Il risultato?
Quando si tratta di scrivere riguardo l’amore, gli uomini parlano più di sesso e le donne di matrimonio. Le donne scrivono più dei loro sentimenti mentre gli uomini di azioni. Anche se i ruoli si sono allineati e le relazioni tra persone dello stesso sesso sono più accettate, uomini e donne continuano a parlare linguaggi diversi quando si tratta di amore – se i saggi inviati al New York Times sul tema Modern Love, possono costituire un’indicazione.
Sembra che perduri l’antica distinzione per cui le donne sono più attente ai sentimenti e gli uomini ai dati di fatto. La ricerca ha analizzato un campione di testi inviati al giornale negli ultimi quattro anni, sul tema dell’amore moderno (Modern Love). Sono stati considerati saggi di donne e uomini, sia tra quelli pubblicati che tra quelli respinti. E l’esito dello studio è stato rappresentato in questa mappa:
La grafica mostra a destra i termini usati maggiormente nei saggi delle donne e a sinistra quelli usati dagli uomini. In alto ci sono invece le parole più usate nei testi pubblicati e in basso quelle dei testi respinti. Oltre a sottolineare la differenza tra le emozioni – le donne tendono a descrivere i loro sentimenti mentre gli uomini usano termini più concreti – nella zona violetta in cui appaiono i termini usati da entrambi i sessi, ci sono parole come soldi, psichiatra, bugie, telefono, appuntamento, rottura. Donne e uomini tendono a parlare dei membri della famiglia dello stesso sesso – gli uomini usano di più parole come figlio, padre e papà, mentre le donne preferiscono termini come madre e figlia. La differenza tra i termini usati nei saggi pubblicati e in quelli respinti, invece, risiede nella concretezza: in cima alla lista troviamo infatti termini come padre, dottore, madre, festa, appartamento, cena, letto: tutte parole che aiutano il lettore a seguire un racconto.
Come dicevamo all’inizio “le parole sono importanti”: nascondono molte informazioni sul nostro modo di essere, e questo vale soprattutto per le relazioni sentimentali. Prestare più attenzione a quelle che usiamo può davvero aiutarci a capire di più chi siamo.
Source: freedamedia.it
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