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I parchi eolici erano “cosa loro”

“I parchi eolici erano cosa loro, un network organizzato dalla ‘ndrangheta, con il suo referente ‘regolatore’ inserito nel territorio e con la funzione di cerniera con le istituzioni del territorio interessato”. Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, nella conferenza stampa sull’operazione ‘Via col vento’ che questa mattina ha portato all’arresto di 13 persone, fra le quali il sindaco di Cortale, nel catanzarese, Francesco Scalfaro, posto ai domiciliari.

“Le attività investigative – ha detto Bombardieri – hanno permesso di documentare l’invasivo condizionamento esercitato dalle cosche di ‘ndrangheta del reggino, del vibonese, del lametino e del crotonese, con estorsioni, imposizioni di forniture e trasporti delle componenti delle pale eoliche dal porto di Crotone verso ogni destinazione di cantiere per essere installate”.

Le indagini dei carabinieri avviate nel 2012, ha sostenuto il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, titolare delle indagini, “hanno fatto luce su numerosi episodi estorsivi ai danni di imprese multinazionali, che sottostavano alle richieste della ‘ndrangheta. Anche in questa inchiesta, purtroppo, spunta il rappresentante di una istituzione locale, il sindaco di Cortale Francesco Scalfaro, che aveva chiesto esplicitamente all’Evalto (imprenditore di Pizzo Calabro operante nel settore trasporti e ritenuto affiliato ai Mancuso, figura con il ruolo di ‘cerniera’ per gli inquirenti, ndr) l’assunzione di suoi tre concittadini sui cantieri ubicati nel territorio del suo comune. L’ordinanza e le indagini hanno inoltre permesso di far emergere in tutta evidenza il rapporto paritario tra l’ambasciatore della ‘ndrangheta e l’amministratore pubblico, in una cornice di cointeressenza, pena, come accaduto, interventi amministrativi in grado di comportare onerosi ritardi al cronoprogramma dei lavori di impianto delle pale eoliche”.

Partendo da Evalto, ha spiegato il tenente colonnello Stefano Romano, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Reggio Calabria, “siamo riusciti a ricostruire uno scenario comune: multinazionali (Gamesa, Vestax, Nordex) che sottostavano alle richieste estorsive di sodalizi di ‘ndrangheta di diverse realtà, che tra loro collaboravano in nome dell’interesse comune generato dall’affare delle energie alternative”.

“Non abbassare la guardia”

“Gli arresti di questa mattina dimostrano come le ecomafie si stiano infiltrando anche nei settori legati alle rinnovabili e allo sviluppo green. È fondamentale non abbassare la guardia e continuare le operazioni di contrasto contro questi ecocriminali, che oltre a fare affari d’oro soprattutto nel ciclo dei rifiuti e del cemento, si infiltrano ormai anche nei comparti di punta della green economy e continuano a far crescere il loro business a danno dell’ambiente, della salute dei cittadini e dell’economia sana della Penisola. Il prezioso lavoro che la magistratura e le forze dell’ordine stanno portando avanti fa in modo che le fonti rinnovabili siano pulite anche nella fedina penale, evitando così di generalizzare e criminalizzare un intero settore. L’eolico va difeso con grande energia, è un settore efficiente e, insieme alle altre energie pulite, rappresenta un’importante fonte di sviluppo sostenibile per il Paese, che deve avere il coraggio di puntare e investire sulle rinnovabili abbandonando la strada delle fonti fossili”. Così Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, commenta gli arresti in Calabria.

Legambiente ricorda che già nel 2008, nel ‘Rapporto Ecomafia’, aveva denunciato questo nuovo fenomeno legato alle infiltrazioni mafiose nel settore delle rinnovabili e dell’eolico, ricordando le prime inchieste della magistratura che poi hanno portato ad arresti e sequestri. “La produzione di energia pulita va tutelata e sviluppata nella legalità e trasparenza contrastando ogni forma di speculazione e illegalità – aggiunge Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria – Le rinnovabili, e in particolare l’eolico, rappresentano per la Calabria una sfida importante che non deve essere assolutamente persa. Troppi danni sono stati compiuti impunemente, come si evince dalle inchieste della magistratura. Per questo rilanciamo la proposta del vicepresidente della commissione Ambiente del Consiglio regionale di creare un ente gestore regionale per la gestione di un bene comune quali sono anche il vento e le rinnovabili, e proponiamo di aprire un dibattito sulle scelte compiute fino ad oggi in un settore strategico dell’economia regionale”.

Source: lanuovaecologia.it

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