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Papilloma virus, rischi e trasmissione

Lunedì sera è andata in onda su RaiTre una nuova puntata di Report, durante la quale si affrontava il tema dei vaccini contro il papilloma virus, e dei rischi che, secondo l’inchiesta condotta dalla trasmissione, vi sarebbero connessi.

Quindi, se da qualche giorno sentite parlare più del solito di papilloma virus o HPV, è per questo. Al di là della polemica che  gravita attorno al tema dei vaccini, nella quale non ho intenzione di addentrarmi, è evidente che la puntata di Report ha rilanciato l’ancor più generale questione di cosa sia il papilloma virus e di quanto le nostre idee in tema siano confuse.

La maggior parte di noi ne ha sentito parlare, ma sappiamo davvero in cosa consiste, quali sono i sintomi, quali le cure e in che modo può essere prevenuto? Secondo un sondaggio condotto dalla Fondazione Umberto Veronesi il 93,8% dei giovani italiani sa cosa sono le malattie sessualmente trasmissibili (MST); di questi, però, solo il 63,9% ne ha sentito parlare e non in modo chiaro. Quindi proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Che cos’è il papilloma

Il papilloma virus umano, o HPV se si vuole utilizzare l’acronimo inglese, è un virus considerato “ubiquitario”, cioè diffuso su larghissima scala: si stima che l’80% delle donne sessualmente attive l’abbia contratto almeno una volta nella vita. Ora, potreste chiedervi: com’è possibile che l’80% delle donne si infetti e che si sappia così poco? È possibile perché, oltre a problemi legati all’informazione, diverse donne lo contraggono senza accorgersene, ovvero il virus è asintomatico e viene automaticamente espulso dal sistema immunitario, prima ancora che la persona capisca di averlo. Ma questo è solo un tipo di virus e una delle molteplici modalità in cui si può contrarre.

Non esiste infatti un unico tipo di papilloma virus. L’HPV è caratterizzato da un’ampia variabilità genetica: se ne conoscono più di 170 tipi, che possono avere sintomatologie e gradi di rischio e pericolosità molto diversi tra loro.

Come si trasmette

Parlavamo di malattie sessualmente trasmissibili perché il papilloma si trasmette soprattutto tramite rapporti sessuali, vaginali, anali, orali o manuali. È importante osservare che l’utilizzo del preservativo a scopo preventivo non è risolutivo, sia perché le parti direttamente infettate potrebbero non essere coperte dal profilattico, sia perché la trasmissione del virus può avvenire anche indirettamente. A questo proposito anche lo scambio di oggetti intimi, come asciugamani, o la condivisione di spazi comuni in cui si svolgono attività intime, come spogliatoi, bagni o piscine, può essere fonte di contagio.

I tipi più diffusi e i rischi

I diversi genotipi, o ceppi, del virus, sono indicati da un numero. I più diffusi, tra quelli a cui sono connessi dei rischi, sono il numero 6, 11, 16 e 18. Di che rischi stiamo parlando?
Alcuni tipi di HPV, in particolare il numero 6 e 11, sono responsabili di lesioni benigne della pelle e delle mucose: verruche, condilomi o papillomi genitali. Si tratta cioè di escrescenze o protuberanze che possono essere piatte o in rilievo, talvolta disposte a grappolo, e che si possono trovare sia sui genitali esterni, sia internamente (talvolta anche in zone non genitali, come mani, piedi, viso). Non sono dolorose, ma possono essere fastidiose, sia esteticamente sia perché prudono. Dato che hanno un elevato potenziale infettivo, devono essere eliminate: in questo la terapia più utilizzata è il laser.
Altri ceppi più temibili hanno invece un potenziale oncogeno, ovvero sono in grado di produrre delle lesioni che possono evolvere in un tumore. I ceppi più pericolosi in tal senso sono il numero 16 e il 18. Stando ai dati a infezioni da HPV sono legati il 99% dei tumori alla cervice uterina, il 90% dei tumori all’ano, il 70% dei tumori alla vagina, il 50% di quelli al pene, il 40% di quelli alla vulva e anche tumori al cavo orale. Va detto comunque che le infezioni che provocano tumori riguardano solo una minoranza dei casi, e che il processo che porta dall’infezione al tumore, per quanto asintomatico (e quindi subdolo e difficile da individuare) è lento e può essere prevenuto tramite appositi test.

Prevenzione: Pap test e HPV Test

A partire dai 25 anni, per prevenire i rischi legati al papilloma, si consiglia alle donne di sottoporsi una volta ogni tre anni al Pap Test, che rientra nello screening di routine per il tumore alla cervice. Il Pap Test consiste in un piccolo prelievo indolore di cellule del collo dell’utero, quelle che sono maggiormente sottoposte a modificazione in caso di infezione o di tumore. Queste cellule vengono osservate al microscopio.
Esiste poi l’HPV test, che si svolge all’incirca nello stesso modo, solo che ciò che è stato prelevato non viene osservato al microscopio ma viene analizzato in laboratorio. L’obiettivo è diverso: mentre nel caso del Pap Test si cercano le modificazioni cellulari per individuare un potenziale tumore, nel caso dell’HPV test si cerca il virus.
In Italia il controllo di routine si basa sul Pap Test. Nel caso in cui il risultato dovesse essere positivo si possono intraprendere due strade, a seconda della gravità individuata: o si procede direttamente con l’HPV Test, oppure si fa un altro esame chiamato colposcopia, che funziona più o meno come un visita ginecologica, solo che consente di osservare più da vicino le zone sospette e, nel caso, anche di effettuare delle biopsie mirate.

Il papilloma non ha genere

A proposito del sondaggio svolto dalla Fondazione Umberto Veronesi, un altro elemento importante che emerge osservando i dati è che il 33% dei ragazzi pensa che il papilloma virus riguardi solo le donne. Non è vero. Il virus HPV non ha genere, infetta uomini e donne ed è rischioso per entrambi.  Abbiamo infatti visto che è alla base anche di tumori al pene, all’ano o al cavo orale. È importante ribadirlo, perché spesso gli uomini, per via del fatto che non possono effettuare test preventivi come il Pap Test o l’HPV Test, e del fatto che più frequentemente hanno una versione asintomatica dell’infezione, divengono un grande veicolo di contagio.

I vaccini

Il vaccino contro il papilloma virus è considerato uno dei più promettenti degli ultimi anni, ed è stato messo in commercio nel 2007, quindi ormai dieci anni fa, a scopo preventivo. Viene venduto con il nome di Gardasil o Cervarix: il primo copre dai due ceppi oncogeni, il secondo copre dai due ceppi che provocano problemi alla cute e alle mucose. Copre cioè dai ceppi più diffusi, ma non da tutti: quindi effettuare il vaccino non significa aver scongiurato definitivamente il rischio di contrarre il virus. Nel 2008 il vaccino è stato reso gratuito per le bambine di 11 anni, mentre in alcune regioni è stato distribuito gratuitamente fino ai 25 anni. Più si va avanti con l’età meno il vaccino è efficace. Stando ai dati, più della metà delle bambine di 13 anni sono state vaccinate.
Esistono tipologie di vaccini che hanno efficacia anche sugli uomini, ai quali i medici, proprio perché non possono effettuare i test, indicano il vaccino come via principale di una possibile prevenzione. Va comunque detto che la ricerca sui vaccini contro il papilloma virus nell’uomo non è ancora super avanzata. Ci sono state critiche, ma in generale dei vaccini si è parlato spesso positivamente, soprattutto per l’impatto che hanno avuto sulla diminuzione dei contagi.

 

Source: freedamedia.it

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