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PALAZZO CHIGI: Il Presidente Conte alla Fiera del Levante | VIDEO

PALAZZO CHIGI

Il Presidente Conte alla Fiera del Levante

Bari, 14/09/2019 – Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, interviene alla Cerimonia di inaugurazione della 83esima Fiera del Levante.

Fonte: Palazzo Chigi– link Video youtube


“Da decenni la Fiera, è giunta adesso all’83esima edizione, convoglia i più dinamici e innovativi espositori non solo italiani ma di tutta l’area mediterranea, in settori fondamentali: l’edilizia, il mobile, l’automotive, la meccatronica, l’agricoltura.

Nel dibattito pubblico si tende spesso a sottolineare le criticità, i ritardi, le lacune accumulati dal nostro Paese rispetto agli altri partner europei, internazionali. Ma proprio in omaggio alle nostre eccellenze produttive, molte delle quali le ritroveremo qui negli stand della Fiera, vorrei citare alcuni dati che ci ricordano quanto sia elevato il potenziale del nostro sistema industriale e che mi rendono – e ci devono rendere – ogni giorno orgogliosi di appartenere a questa Nazione.

Il nostro Paese è primo nell’Unione europea per numero di piccole e medie imprese manifatturiere: sono circa 387 mila, il doppio – pensate – di Francia e Germania. La nostra vocazione all’export è tale da collocarci nella “top 5” mondiale dei Paesi con un surplus commerciale manifatturiero superiore ai 100 miliardi di dollari. Per il secondo anno consecutivo, l’Italia ha avuto, quindi nel 2019, il primato nell’Unione europea per le misure fiscali a favore di investimenti in business digitali, è confidiamo di conservare sino alla fine dell’anno questo primato.

Tra i comparti industriali più dinamici, uno di quelli che ha superato con maggiore successo gli anni della crisi è quello del design. In Italia, il settore conta circa 30mila aziende, un fatturato di oltre 27 miliardi di euro nel 2018 e, secondo studi di Mediobanca, un crescente impatto occupazionale. Sono dati che dipendono in buona parte dall’andamento del mercato in questi ultimi anni, ma soprattutto dalla capacità delle aziende italiane di specializzarsi in nicchie produttive e di far leva sull’attrattività del made in Italy.

I primati non si limitano evidentemente al solo ambito industriale e commerciale.

Siamo il Paese europeo con il più alto livello di salute della popolazione, in relazione all’aspettativa di vita alla nascita e alla qualità della vita, e vantiamo, il primato del mondo – siamo stati raggiunti dalla Cina – ma conserviamo il primato per numero di siti patrimonio dell’Unesco.

Sono solo alcune delle ragioni per cui l’Italia resta un Paese di grande attrattività e di straordinaria eccellenza. Ma sono anche fonte di grande responsabilità per tutti i decisori politici, perché questo enorme potenziale può concretizzarsi soltanto se affrontiamo tutti i nodi e le difficoltà che frenano la crescita.

La Fiera del Levante ci ha da sempre ricordato quanto l’economia italiana sia pienamente integrata con le catene del valore internazionali ed europee.

Proprio durante la mia recente, recentissima, visita a Bruxelles, ho ricevuto la conferma che l’Italia è chiamata ad affrontare un punto di svolta, una sfida cruciale.

Il nostro Paese, infatti, gode oggi di un prezioso capitale di fiducia che, se sarà speso al meglio, produrrà effetti benefici nel breve, nel medio e nel lungo periodo.

Questa fiducia si manifesta sui mercati finanziari che, come dimostra la sensibile riduzione dello spread conseguita in questi mesi, stanno scommettendo con forza sulla capacità dell’Italia di recuperare il treno della crescita economica e su questa nuova fase politica. In questa congiuntura economica abbiamo prevalentemente quattro modalità per recuperare, reperire risorse finanziarie: la riduzione dello spread si sta rivelando una preziosissima risorsa, modalità; abbiamo da perseguire un decisivo e rigoroso piano di contrasto all’evasione fiscale, dobbiamo cooptare la verifica della spesa improduttiva, della spesa pubblica improduttiva, la cosiddetta spending review e da ultimo dobbiamo avviare e completare una missione, un riordino del complesso articolato sistema delle agevolazioni fiscali, il cosiddetto tax espenditure.

Ecco, le risorse reperite potranno contribuire a una significativa riduzione del carico fiscale su famiglie – in particolare con medio, basso reddito – ed imprese, in particolare quelle che innovano, quelle che si dimostrano più pronte a raccogliere la sfida della competitività.

Più in generale dobbiamo lavorare ad una robusta azione di semplificazione normativa e ad una riforma della giustizia civile, penale e anche in particolare tributaria. Dobbiamo realizzare una virtuosa alleanza tra pubblica amministrazione e cittadini e imprese e in particolare tra l’Amministrazione, il fisco e i contribuenti. Questo anche per rendere ancora più produttiva la finalità di alleggerire la pressione fiscale. Abbiamo una strategia chiara su quest’ultimo versante: tutti devono pagare le tasse, perché tutti possano pagarne meno.

Mai come adesso la prospettiva economica dell’Unione europea vede con favore l’investimento di risorse private e pubbliche in tutti i settori ritenuti strategici per conseguire quelli che poi sono gli obiettivi fondamentali di cui all’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea: una crescita economica equilibrata, lo sviluppo sostenibile, un’economia sociale di mercato che miri alla piena occupazione e al progresso sociale, la tutela dell’ambiente e la coesione territoriale, sociale ed economica degli Stati membri. Mai come adesso c’è piena consapevolezza, tra i membri della nuova Commissione europea, che la strada per rafforzare concretamente l’Unione passa per la rinascita di tutte quelle che ho definito le periferie, non solo geografiche, del Continente.

Mai come adesso, il Sud ha l’occasione di essere al centro dell’agenda politica non solo italiana, badate, ma europea. Il tema sarà parte integrante del “patto con l’Europa” che ho già anticipato e proposto mercoledì a Bruxelles.

 In questo contesto, è essenziale sfruttare al meglio l’attuale programmazione dei fondi europei ed immaginare sin da ora una futura programmazione. Il Mezzogiorno può, deve diventare il luogo in cui sperimentare la svolta sostenibile in campo ambientale e per le infrastrutture sociali.

Aprire una nuova stagione di sviluppo sostenibile impone, innanzitutto, di cambiare paradigma, riconoscendo che Nord e Sud sono fortemente dipendenti l’uno dall’altro. Lo storico Fernand Braudel sosteneva che “il mondo mediterraneo, soprattutto l’Italia, è la meraviglia vivente” e aggiungeva che “il Mediterraneo non si è mai rinchiuso nella propria storia, ma ne ha rapidamente superato i confini”. Ecco, il confine essenziale da superare, oggi, è quello della contrapposizione fra un Nord e un Sud, che non ha alcuna ragion d’essere né sul piano sociale, né sul piano economico.

Del resto, la grande stagione della crescita economica e sociale del nostro Paese, ha visto in azione l’intervento di straordinari tessitori, strenui difensori dell’interesse nazionale, che hanno compreso il valore dell’interdipendenza. Forse nessuno ha fatto di più per il Sud quanto tre costruttori della democrazia economica italiana, sapete dov’erano nati? a Morbegno, in Lombardia: Sergio Paronetto, Ezio Vanoni e Pasquale Saraceno. È uno spirito che dobbiamo recuperare, riprendendo a tessere il filo comune dell’interesse non del Nord, del Sud, dell’interesse nazionale.

Il piano straordinario per il Sud – lo chiamo straordinario perché lo dobbiamo avviare una volta per tutte, ma in prospettiva voglio che sia strutturale – si svilupperà lungo quattro direttrici principali: lo sviluppo del capitale fisico, la valorizzazione del capitale umano, il potenziamento del capitale sociale e la cura del capitale naturale.

Negli scorsi decenni, l’accumulazione di queste tipologie di capitale ha subito un forte ritardo proprio nel Sud e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Già nello scorso mese di luglio ho voluto personalmente convocare un tavolo con le parti sociali proprio per definire le priorità di un intervento per il Sud.  Nella convinzione che le parti sociali conoscono meglio di chiunque altro le esigenze e i disagi vissuti da cittadini e imprese sul territorio. Intendo proseguire su questa strada, lavorando in sinergia con i sindacati e le associazioni di categoria delle imprese, della cooperazione, con gli amministratori locali.

  Per quanto riguarda l’impulso necessario a ravvivare la dinamica degli investimenti privati, intendiamo promuovere l’adozione e il coordinamento – l’ho già detto anche nelle Comunicazioni per la fiducia alle Camere – di tutti gli strumenti normativi e di intervento a nostra disposizione, valorizzeremo ancor di più i Contratti Istituzionali di Sviluppo, le Zone Economiche Speciali e i Contratti di Rete. Abbiamo già sperimentato con successo queste formule, il Cis, in particolare, nella zona della Capitanata, siamo vicini alla firma del Cis in Molise e vogliamo riproporre analogo strumento in tutte le aree economicamente disagiate del Paese.

Allo stesso scopo sarà poi importante rafforzare la Banca pubblica per gli investimenti, che agirà come un coordinamento tra le principali strutture pubbliche di sviluppo che sono già esistenti.

Il recupero del potenziale di crescita, inoltre, passa da un’azione di ampio respiro per lo sviluppo infrastrutturale per il Sud. Un recente rapporto di Sace ha ricordato che il nostro Paese perde – pensate – circa 70 miliardi all’anno di export a causa delle carenze infrastrutturali; è un gap che dobbiamo ancora colmare in un contesto, peraltro, globale molto critico, segnato da conflitti commerciali, tecnologici. Questo impegno si articola in più obiettivi, tra cui centrale è il potenziamento della rete ferroviaria, sia con riguardo al trasporto pubblico locale sia con riguardo all’alta velocità, che è una delle sfide prioritarie del mio Governo. E quindi mi fa piacere che siano state ricordate sia la linea Adriatica prima, sia la linea Napoli-Bari.

Sul fronte del capitale umano, è fondamentale investire di più e meglio in tutta la filiera dell’istruzione, a partire dai primissimi stadi del percorso scolastico, fino ad arrivare alla massima integrazione fra il sistema pubblico della ricerca e le necessarie applicazioni industriali. Le risorse che destineremo a questo scopo non sono affatto, non le dovete considerare un costo, ma un investimento strategico nel nostro futuro.

Dobbiamo lavorare per potenziare tutto il percorso formativo. Per quanto riguarda l’istruzione secondaria, è fondamentale identificare le scuole che operano in contesti più difficili e dare loro il sostegno necessario per evitare gli abbandoni scolastici e migliorare l’apprendimento dei ragazzi. Il Ministero dell’Istruzione – pensate – ha censito e identificato 292 aree di esclusione sociale, caratterizzate da povertà educativa minorile, dispersione scolastica, ecco, dobbiamo intervenire perché i nostri giovani, che sono il nostro futuro, non rimangano indietro.

Sul fronte dell’università, è cruciale ridurre l’emorragia di laureati che depaupera le famiglie, limita la capacità di crescere delle imprese e impoverisce tutto il Paese, in particolare nel Mezzogiorno. Le persone emigrate dal Sud sono state – pensate – oltre 2 milioni nel periodo tra il 2002 e il 2017, di cui oltre 130 mila nel solo 2017. Di queste ultime, oltre 66 mila sono giovani, di questi 22 mila sono laureati. Il saldo migratorio, al netto dei rientri, è negativo per 852 mila unità, è un dato che fa riflettere.

Per contrastare questo fenomeno, oltre a creare maggiori opportunità di lavoro, puntiamo a rafforzare la capacità e la possibilità di fare ricerca nelle nostre università del Meridione, anche tramite la creazione di centri di ricerca di eccellenza in temi di particolare rilievo per il Sud, come, ad esempio, la qualità del cibo e i suoi riflessi sulla filiera agroalimentare e la conservazione del patrimonio artistico-culturale.

Le università del Mezzogiorno hanno tutte le carte in regola per diventare poli di attrazione nei confronti degli studenti di tutto il mondo. Lo sono state per secoli e possono tornare ad esserlo, a beneficio di tutto il nostro sistema Paese.

Un altro tema centrale per l’azione di Governo è quello a cui è dedicata questa 83esima edizione della Fiera, la questione della sostenibilità economica, sociale, ambientale.

Da più parti, ormai, emerge la necessità di ripensare completamente il nostro modo di produrre, di distribuire e di consumare le risorse, perché non è più pensabile orientare l’intero modello produttivo alla sola massimizzazione del profitto senza un’attenta riflessione sul grado di sfruttamento delle risorse naturali, sul consumo di suolo.

Le evidenze suggeriscono, tra l’altro, che proprio il Sud Italia si trova ad essere più esposto ai rischi connessi con i cambiamenti climatici. Fenomeni quali l’aumento del rischio di desertificazione, della scarsità dell’acqua possono avere un impatto negativo sull’industria agroalimentare e, di conseguenza, sul tessuto socio-economico dell’intero Mezzogiorno, con il conseguente rischio che stiamo vivendo, rischio completo, di spopolamento.

Sono urgenze che non possiamo più permetterci di ignorare e la politica deve prendere atto dell’enorme mobilitazione sul tema dei cambiamenti climatici che sono soprattutto i giovanissimi ad aver avviato a livello mondiale. Ne hanno tutte le ragioni, attenzione, perché dalle azioni che saremo in grado di mettere oggi in campo dipenderà il mondo che loro erediteranno un domani.

Per questo, io stesso a Palazzo Chigi, lo scorso 22 marzo, ho voluto personalmente incontrare, insieme al Ministro Costa, una nutrita delegazione dei ragazzi che manifestano in Italia e all’estero per la lotta ai cambiamenti climatici. Adesso non ricordo in particolare se ci fosse nella delegazione anche Miriam, che ho saputo presente in sala ma abbiamo bisogno del vostro stimolo critico. In quella sede, io ho assicurato ai ragazzi presenti il massimo impegno, addirittura il loro coinvolgimento nelle azioni del Governo, in particolare del Ministro Costa, affinché siano messe in campo azioni concrete.

Ed è proprio in questa direzione, in questa medesima direzione, che ho fortemente voluto a Palazzo Chigi la creazione della Cabina “Benessere Italia”, con l’obiettivo di coordinare e orientare tutte le politiche ministeriali. Il benessere che viene creato dalle attività umane deve essere distribuito equamente tra i territori, tra le generazioni, e prodotto con processi quanto più possibile sostenibili. Ho ritenuto centrale istituire questa Cabina direttamente presso di me, presso la Presidenza del Consiglio perché temi complessi come la sostenibilità, la mobilità sostenibile, la promozione, la conservazione del patrimonio artistico, la diffusione dell’intelligenza artificiale devono essere trattati in maniera trasversale dall’intera compagine ministeriale.

Ancora, è proprio in virtù di una profonda vocazione alla sostenibilità che nel nostro programma di Governo abbiamo dato ampio spazio, non vi sarà sfuggito, alla realizzazione di un Green New Deal, che comporti un radicale cambio di paradigma culturale e porti a inserire la protezione dell’ambiente e della biodiversità, dello sviluppo sostenibile, direttamente tra i principi fondamentali della nostra Costituzione.

Siamo fermamente convinti che tutti i piani di investimento pubblico debbano avere al centro la protezione dell’ambiente, il progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari. Cambiare paradigma significa che non bisogna intendere questi come vincoli, ma come opportunità di lavoro e sviluppo, facendo leva sulla straordinaria disponibilità di risorse naturali di cui il nostro Paese gode.

Con un apposito Fondo incentiveremo le imprese che adotteranno prassi socialmente responsabili e che porranno la massima attenzione alla tutela e alla sicurezza dei lavoratori. Non è tollerabile che nei luoghi di lavoro, si possa morire o subire gravi infortuni. È per questo che nel programma di Governo abbiamo rimarcato l’importanza anche di un piano straordinario di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro. In questi giorni, peraltro, è stato già detto, abbiamo assistito a nuovi episodi, anche qui ad Altamura, è stato ricordato l’episodio di un giovane lavoratore di 28 anni che ha perso tragicamente la vita nello svolgimento del proprio lavoro.

Allo stesso modo, intendiamo indirizzare l’intero sistema produttivo verso un’economia circolare, che si orienti verso la cultura del riciclo e abbandoni definitivamente la cultura del rifiuto.

Su questo fronte, siamo, diciamo, in buona compagnia, mi sento di poter dire, l’attenzione delle istituzioni comunitarie è massima, come anche dimostra, non vi sarà sfuggita, la delega al Green New Deal che la presidente della Commissione von der Leyen ha conferito al commissario Timmermans.

Il contributo dell’Italia a questo passaggio cruciale della programmazione sociale ed economica europea sarà quello di lavorare affinché gli investimenti verdi da parte degli Stati membri, siano quanto più possibile incentivati. Ed è per questo, che chiederemo l’esclusione degli investimenti verdi dal calcolo del deficit, ai fini del rispetto del Patto di Stabilità e Crescita.

Si parla spesso del debito come di un macigno che pesa sulle generazioni future in termini finanziari, ma attenzione esiste anche un debito in termini reali che in assenza di interventi lasceremo in eredità ai nostri figli e nipoti.

È un debito che forse richiama meno l’attenzione dei mass media, ma è fatto di infrastrutture insicure, diseguaglianze sociali, occupazione precaria e instabile e un ambiente devastato da attività inquinanti. Ecco è un debito che vogliamo ridurre con la stessa urgenza, con la stessa determinazione che assegniamo alla diminuzione del rapporto fra debito pubblico e PIL.

In un contesto economico nel quale la dinamica dell’inflazione è depressa, i tassi di interesse sono ai minimi storici, e questo riguarda l’intera Eurozona, e ci sono ancora milioni di persone in cerca di occupazione o comunque potenzialmente occupabili, è del tutto evidente che una corposa agenda europea di investimenti “verdi” sia possibile ed auspicabile, fortemente raccomandabile.

Europa, Mezzogiorno e ambiente sono opportunità essenziali da cogliere all’interno di una nuova stagione riformatrice che ho l’onere e l’onore di avviare come Presidente del Consiglio. Non si tratta di questioni separate l’una dall’altra. Vorrei ricordare che la parola “economia”, la parola “ecologia” condividono la stessa radice etimologica dal greco “ôikos”, che richiama il concetto di “casa comune”.

È proprio la cura di questa “casa comune” che ispira la nostra azione a beneficio del Paese, di tutti i cittadini. Cura della sua dimensione internazionale, con particolare riferimento alla casa comune europea; cura di ogni area del territorio nazionale, per livellare le disuguaglianze e garantire eque opportunità; cura dell’ambiente naturale di cui tutti noi facciamo parte e da cui traiamo tutte le risorse di cui abbiamo bisogno per vivere.


Fonte: Palazzo Chigi– link Video youtube

Redazione

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