L’anno si avvia a essere disastroso per il comparto, segnando un vero e proprio record negativo. Complice la siccità, ma anche le gelate di aprile, così come gli incendi che hanno devastato il Paese nei mesi estivi.
Cali estremamente significativi sono stati registrati anche nella produzione di polline e pappa reale. Colpite particolarmente le regioni settentrionali.
«Il 2017 rappresenta un’altra annata negativa che ha messo nuovamente a dura prova l’apicoltura nazionale. La causa è imputabile ad una forte e prolungata siccità, registrata fin dall’inverno 2016-2017, accompagnata da repentini abbassamenti termici e altri eventi meteorologici estremi che sembrano essere la caratteristica distintiva di un cambiamento climatico sempre più evidente».
Questo è quanto si legge nel report che fotografa la situazione di crisi del settore. Un esempio su tutti? I raccolti di miele di acacia: si tratta del prodotto di punta dell’apicoltura italiana; eppure nelle zone vocate si sono registrate perdite per l’80% rispetto alla norma. Se, per l’acacia, mediamente ogni alveare produce normalmente tra i 20 e i 35 chilogrammi, le produzioni 2017 hanno fatto registrare 0-2 kg.
Forti riduzioni anche nella produzione della sulla: in Toscana, in particolare, è stata praticamente assente. In tutta Italia, inoltre, con l’eccezione della Val d’Aosta, il miele di castagno ha visto un raccolto dimezzato.
Sul fronte della produzione di polline non si registrano dati migliori. Secondo l’Apicoltura Aldo Metalori, è calata mediamente del 30-40%. Di riflesso, la pappa reale è inoltre scesa del 30%.
In un contesto siffatto, l’Osservatorio Nazionale Miele riesce a individuare buone notizie, seppur parziali.
Innanzitutto, il ritorno alla produzione del miele di agrumi siciliano, che ha prodotto rese soddisfacenti in molte aree vocate. Buoni risultati sono stati poi registrati al Nord per i mieli di alta montagna come tiglio, rododendro e millefiori.
Sembra poi preservata la bontà del prodotto:
«Il mercato – scrivono dall’Osservatorio –sancisce questa situazione di crisi produttiva e l’apprezzamento per la qualità dei mieli italiani con ottime quotazioni dei vari tipi del prodotto nazionale, ciò a differenza di altri paesi europei che pur registrando come noi difficoltà produttive vengono colpiti anche sul piano dei prezzi all’ingrosso».
Source: suoloesalute.it
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