L’Italia metterebbe a segno addirittura una campagna di raccolta con segno positivo. Ma non bisogna dimenticare le tante criticità che ancora penalizzano il settore.
Scopriamo nel dettaglio gli ultimi dati.
La siccità che ha colpito la penisola nei mesi estivi non sembra aver intaccato la produzione di olio di oliva italiano. Secondo il COI, infatti, l’Italia dovrebbe arrivare a una produzione, nel 2017, di 320mila tonnellate. La crescita registrata rispetto all’anno precedente è del 75%.
Si tratta di un risultato chiaramente positivo, ma bisogna tener conto di un fattore. La crescita esponenziale è dovuta infatti anche al terribile calo registrato nel 2016, quando l’olio di oliva italiano faceva registrare un secco -62% sulla precedente campagna, per appena 182.300 tonnellate.
Anche icompetitor diretti dell’Italia registrano risultati in chiaroscuro. La Spagna, per esempio, rimane saldamente il primo produttore mondiale, con le sue 1.150.000 tonnellate, ma il trend negativo non si arresta. Se nel 2016 la produzione è calata dell’8,5%, quest’anno dovrebbe scendere ancora di 10 punti percentuale.
Buon risultato invece per la Grecia, terza per produzione a livello mondiale. Se nel 2016 il trend era negativo (-40% rispetto alla precedente campagna), nel 2017 c’è stata una ripresa significativa: +54%. La produzione totale dovrebbe attestarsi sulle 300mila tonnellate.
Malgrado le notizie positive, molto resta ancora da fare per recuperare il prestigio di un tempo. Già a giugno, infatti, la Commissione europea attestava la perdita della leadership italiana nel settore dell’olio extravergine di oliva. Se per decenni il nostro Paese è rimasto capofila del mercato, negli ultimi anni ha dovuto cedere il passo.
Come dicevamo, l’olio di oliva evo Made in Italyè stato superato per quantità – secondo le stime CE relative al periodo ottobre 2016-settembre 2017 – da Spagna, Grecia, Tunisia e Siria. In particolare, gli iberici deterrebbero il 53% del mercato globale. Negli ultimi 6 anni, il prodotto italiano ha visto un tracollo del 31% in termini di produzione.
Secondo il Cno (Consorzio nazionale degli ovicoltori), il trend negativo potrebbe essere definitivamente invertito con l’impianto di 150 milioni di nuovi olivi e l’inserimento di 25mila nuovi addetti del settore. In questo modo, l’olio Made in Italy potrebbe risalire la china in maniera definitiva.
Per la verità, anche per l’extravergine si prevede un anno non troppo disastroso. Le stime più recenti sono dell’Unasco, consorzio nazionale dei coltivatori e produttori olivicoli. La campagna 2017, spiega il presidente Luigi Canino, “dovrebbe attestarsi sulle 230.000 tonnellate, che hanno già acceso gli appetiti dei compratori internazionali”. Nel 2016, che Canino definisce annushorribilis, ci eravamo fermati ad appena 160.000 tonnellate. Un buon risultato quello di quest’anno, quindi, anche se contenuto: la produzione media italiana si attesta infatti sulle 400.000 tonnellate. Ci si consola “con una qualità di olio davvero significativa”.
Com’è noto, la Puglia è la principale regione nel comparto. In particolare, nel barese si concentra il 60% della produzione nazionale di olio di oliva. La regione ha dovuto affrontare, oltre alla siccità, anche il dramma Xylella, anche se oggi viene definito “sotto controllo” da Gaetano Bonasia, agronomo del Cno.
Ma la situazione non è ottimale: il calo per quest’anno potrebbe arrivare a quasi il 50%. Anche in questo caso, il focus è sulla qualità elevata del prodotto:
«La siccità – spiegava Bonasia in agosto –sta dando il colpo di grazia a un’annata già difficile per le piante di ulivo. Il calo della produzione dovrebbe essere intorno al 30% tuttavia la qualità è salva. Lo possiamo dire fin da adesso, sarà un’annata eccezionale sotto quel profilo».
Nel frattempo, le aziende agricole salentine corrono ai ripari e chiedono risarcimenti danni causati dal batterio. Sono state 1.650 le imprese che si sono avvalse delle misure previste nel decreto legislativo 102/2004. Le aziende potranno ora, da qui alla fine del mese di ottobre, inserire i necessari parametri per la valutazione del danno, ottenendo così il calcolo della corrispettiva compensazione. È stato loro messo a disposizione un portale web dedicato.
Source: suoloesalute.it
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