Si esprimeva con questa frase un famoso filosofo napoletano a proposito della iella.
Molti dicono di non credere agli oroscopi ma poi li leggono, altri consultano i tarocchi ma poi si dichiarano scettici. Altri ancora si vantano di avere certezze sul mondo dell’irrazionale.
Ma come mai pur vivendo in un tempo in cui il progresso tecnologico richiede sempre più certezze scientifiche, proliferano giornali in cui non manca la rubrica dedicata agli oroscopi e la tv stessa nei programmi del mattino inserisce il commento sulle previsioni astrali?
Ci sono persone con responsabilità sociali molto elevate che non fanno un passo senza aver prima consultato un qualsiasi oracolo.
Nell’antichità questo era normale. Il nostro mondo invece si è strutturato sulla base di certezze tecnologiche in grado di fornirci strumenti di controllo sulla natura, un mondo in cui non deve trovare spazio l’irrazionale, tuttavia nonostante ciò sono crollate tante sicurezze e tanti miti.
Inoltre in questo nostro mondo attuale prevale la patologia psichica con le sue crisi agorafobiche (tutto vuoto intorno) e gli attacchi di panico, (mi sta per succedere qualcosa di brutto). Una patologia in cui si sperimenta la perdita dei riferimenti spaziali e temporali che disorientano. In questa situazione c’è chi sostiene che si ha bisogno di certezze e non di ambiguità culturali. Eppure c’è chi continua ad andare alla ricerca di pratiche e orientamenti sepolti nel tempo, bollati come antichi dei pagani quali “falsi e bugiardi” e considerati privi di valore scientifico e culturale.
Non è che forse queste pratiche, queste credenze fanno tutt’ora parte delle esigenze dell’uomo?
Maura Luperto
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