Le banche italiane hanno risposto alla sfida della direttiva europea sui pagamenti digitali, lanciando un consorzio che gestirà una piattaforma unica per interagire con le terze parti, che verranno autorizzate dai clienti all’accesso ai dati e a effettuare operazioni. Battezzata Cbi Globe – Global Open Banking Ecosystems- l’iniziativa è stata presentata oggi a Roma con una conferenza stampa assieme a Nexi, il partner operativo, a cui hanno partecipato il direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, e il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, già presidente del Cbi nella fase di nascita.
Tradotto in termini pratici, quando questa direttiva (Psd2) sarà pienamente in vigore, terze parti come potrebbero essere Google Pay o Apple Pay, o Paypal o sistemi simili, oppure giganti come Amazon, invece di operare tramite carte di credito, potranno anche scegliere di accreditarsi su questa piattaforma e operare con addebiti sui conti bancari dei clienti dai quali saranno state autorizzate. Oppure le assicurazioni potranno sfruttare la piattaforma per i pagamenti online dell’Rc auto: il ventaglio di possibilità è molto ampio. Di fatto la direttiva europea obbligherà le banche, dal settembre del 2019, a fornire i dati a terze parti (accreditate) autorizzate dal cliente. Cbi Global offre alle banche consorziate – hanno aderito in 439, tra cui i maggiori gruppi del Paese – una piattaforma unificata con cui interagire con queste molteplici terze parti.
Non solo, le banche potranno diventare esse stesse terze parti che offriranno nuovi servizi ai clienti, tramite tecnologie digitali, ovviamente principalmente servizi legati al risparmio e alla finanza, ma non per forza solo quelli. Caso unico in Europa, poi, su Cbi opererà una vigilanza ad hoc della Banca D’Italia. “Questa iniziativa andrà a beneficio di tutti e la salutiamo con favore”, ha affermato il Dg Salvatore Rossi. “I soggetti terzi devono essere a loro volta vigilati mentre al momento c’è una giungla, per questo serviva una piattaforma di dialogo. Ed è un nuovo mercato anche per le banche, mentre si garantirà la privacy dei clienti e si opererà in un quadro legislativo che vincola tutti”. Attualmente nel mondo si contano circa 10.000 fintech, di cui un 16 per cento opera sul settore dei pagamenti.
“Oggi oltre il 63% delle banche in Italia opera anche con fintech”, ha rilevato Sabatini dell’Abi, e il consorzio rappresenta “una importante opportunità per favorire l’innovazione del settore. La vera sfida è dai giganti del web, come Google, Amazon, Apple, che offrono esperienze di utilizzo estremamente semplici. Su questo le banche devono individuare una capacità di risposta”. L’impegno che il sistema bancario tricolore riserva a questa sfida si vede anche nelle spese che comporta: 5 miliardi di euro sull’Information Technology nel 2018. “E sta aumentando”, ha proseguito il direttore generale dell’associazione delle banche. Sulla direttiva Psd2 “ci sono degli aspetti su cui occorrerà tornare a riflettere, ad esempio sulle responsabilità dei vari attori della catena. Cbi Globe è la dimostrazione di come gli operatori Ue potranno continuare a essere attivi a livello internazionale e continuare a operare anche fuori dall’Europa”.
Il consorzio è nato anche per questioni di costi: era stato calcolato che in Italia il recepimento della direttiva avrebbe comportato un esborso tra i 250 e i 400 milioni di euro per il settore. E che “il consorzio avrebbe fatto risparmiare circa il 40%”, ha spiegato Liliana Fratini Passi, direttore generale di Cbi, annunciando che “il 13 marzo 2019 noi saremo pronti per i test con le terze parti”. Il Consorzio rappresenta “una iniziativa italiana eccellente”, ha affermato Paolo Bertoluzzo, amministratore delegato di Nexi. “Si intraprende una strada coraggiosa e importante e noi, ovviamente, ci candidiamo ad essere il partner di riferimento sui pagamenti”.
Infine “c’è una vigilanza sulla piattaforma, è un unicum europeo – ha affermato Domeico Gammaldi, direttore del Servizio supervisione mercati e sistema dei pagamenti di Bankitalia -: se una infrastruttura diventa sistemica la Vigilanza effettua una supervisione tecnica”. Peraltro, su questo specifico aspetto risulterà anche più semplice l’attività di vigilanza: una singola piattaforma piuttosto che le banche una per una. “Questa è una soluzione della comunità bancaria e ci sono già uno o due operatori stranieri pronti a usarla”, ha aggiunto Gammaldi. Con la Vigilanza il meccanismo rappresenterà anche “un atout competitivo” del sistema italiano.
Source: www.ilfogliettone.it
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