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Missy Elliot per chi la conosce e chi ancora la deve scoprire

Missy is back. Questo l’annuncio che ha fatto il Rolling Stone a gennaio, presentando il nuovo video dell’artista, I’m Better: era da due anni che non pubblicava più un video – l’ultimo era stato quello con Pharrell WTF (Where They From)  del 2015 – e ora torna con una nuova canzone e un documentario sulla sua vita nel mondo della musica hip-hop.

 

 

Mi è capitato di notare una sorta di diffidenza, quando si tratta di parlare della sua musica e spesso non capisco quale sia il motivo – se una questione di genere musicale (l’hip-hop non piace a tutti) o del fatto che sia una donna a fare hip-hop. Forse risulta troppo “strana”- con le sue tute Adidas e i video musicali dalle coreografie complesse. Naturalmente può essere stato solo un caso che abbia dibattuto su di lei più che su altre artiste, ma al di là dei gusti è innegabile che le sue intuizioni visive e musicali hanno rivoluzionato un genere, riportando, nella urban black music, un nuovo spirito, fantasia e divertimento – come si dice bene in questo articolo del The Guardian. Mike Diamond dei Bestie Boys, dice di lei che non solo ha cambiato il volto dell’hip-hop con l’album di debutto Supa Dupa Fly, ma l’ha proprio salvato. Destiny’s Child, Eve, Macy Gray, e non solo, concordano nel sostenere che sia stata lei ad aprire una nuova strada nel mondo del business musicale americano, dominato dalla musica pop prodotta da uomini bianchi. Insomma, sembra proprio che sia qualcosa di più che una “semplice” rapper.

Melissa Arnette Eliott nasce il primo luglio del 1971 a Portsmouth, Virginia. È l’unica figlia di Ronnie, ex marine, e Patricia. L’infanzia è difficile: vive in povertà e subisce i comportamenti violenti del padre, sulla madre e su di lei. I ricordi più belli di bambina sono quelli in cui si esibiva per il parenti, cantando le canzoni dei Jackson 5. A scuola va male, ma quando le fanno il test del QI si scopre che è una specie di genio – tanto che glielo rifanno fare due volte, la seconda da un commissario esterno, per essere sicuri di non essersi sbagliati. Questo, le permette di avanzare di due anni nel suo percorso scolastico – ma Missy preferisce essere un pagliaccio piuttosto che un genio.

Non volevo essere un genio! Non è cool. Io volevo fare la buffona mentre gli altri volevano farmi accumulare trofei. Non ero quel tipo di ragazza. Io ero una buffona.

Per questo, salta di proposito le lezioni per farsi bocciare e tornare al suo giusto anno scolastico. La scuola non le interessa, l’unica cosa che desidera è che qualcuno scopra il talento che è in lei. Nell’intervista racconta che addirittura decide di scrivere ai suoi idoli Michel e Janet Jackson per chiedere loro di aiutarla – ma non arriva mai una risposta. Si riscatterà arrivando a scrivere proprio per Janet e diventare sua amica – ma questo ancora non lo sa.

Quando ha 14 anni, la madre prende coraggio e decide di lasciare il padre ma per quanto riescano a liberarsi da quella continua violenza, non escono dalla loro condizione di povertà. In queste circostanze difficili, arriva una speranza: il produttore Devante Swing, che ha sentito il gruppo di Missy (chiamato Sista) propone loro di incidere un disco a New York. Il gruppo è costituito da tre ragazze e il suo vicino con cui scrive canzoni, un ragazzo di nome Tim Moseley, che sarà poi più conosciuto come Timbaland.

Il gruppo non dura, ma l’incredibile talento dei due cantautori non passa inosservato; cominciano a scrivere pezzi per diversi artisti – Mary J.Blige, le Destiny’s Child – fino a quando non ottengono il successo grazie alle canzoni scritte per Aaliyah, come il brano If Your Girl Only Knew.  D’improvviso tutte le etichette che le avevano detto che non aveva l’aspetto giusto per riuscire nell’industria musicale, se la contendono per le firma di un contratto da solista. Non cede a nessuna offerta fino a quando non arriva la proposta perfetta per lei: un contratto firmato con la Elektra Entertainment nel 1996 per produrre con un sua propria etichetta, la The Goldmind Inc., grazie a cui avrebbe avuto il totale controllo su tutto – look compreso. Timbaland viene chiamato in veste di produttore e l’anno successivo esce l’album di debutto di successo Supa Dupa Fly, trainato dai singoli Sock It 2 Me e Rain (Supa Dupa Fly)

Il sodalizio funziona, i suoi video futuristici creano un nuovo immaginario femminile legato al mondo dell’hip-hop, tanto che il New Yorker la definisce “la più grande rap star donna, di colore, che il centro America abbia mai visto”, per il modo con cui ha evitato gli stereotipi legati all’industria dei video musicali. Comincia la sua ascesa; con il secondo album Da Real World consolida il suo successo diventando anch’esso disco di platino ma è con Miss E… So Addictive, album del 2001, che entra nelle classifiche internazionali – con pezzi elaborati, dalle influenze disco, come One Minute Man e Get ur Freak On (che le vale un Grammy).

Non sembra sbagliare un colpo e l’anno successivo fa uscire l’album considerato il suo migliore dalla critica e dalla stragrande maggioranza del suo pubblico: si tratta di Under Construction, che contiene Work It, pezzo che rimane nella classifica delle Top 10 di Billboard per più di dieci settimane e che viene premiato agli MTV Video Music Awards come miglior video dell’anno.

Sembra avere una battuta d’arresto con This Is Not a Test!, l’album dei 2004 contenente i brani di successo Pass That Dutch e  I’m Really Hot, che non diventa disco di platino come i precedenti. Intanto, con l’Adidas, firma una linea di abbigliamento femminile, la Respect M.E, ispirata al suo stile hip-hop.

Nel 2005 esce l’ultimo suo album in studio, The Cookbook, e da allora si concentra più sulla carriera da produttrice. Probabilmente abbiamo sentito la sua musica molto più di quello che pensiamo, dato che ha collaborato con gli artisti più conosciuti dell’hip-hop e del pop, come Madonna, Christina Aguilera, Pink e Katy Perry – oltre che prodotto musica  per moltissime artiste femminili, tra cui Aaliyah, Whitney Houston, Mariah Carey, Beyoncé, Janet Jackson e Destiny’s Child (solo per dirne alcune).

La cosa che mi ha sempre colpita del suo modo di far musica è la sua forza nell’essere donna in un contesto altamente maschile, come quello dell’hip-hop: ha proposto un nuovo modello di rapper oltre che  di donna d’affari. Il suo “genio” l’ha applicato nel contensto che più le apparteneva facendola diventare un’artista a 360 gradi: produttrice, cantante, autrice. Riesce sempre a stupire per originalità – pur mantenendo uno stile molto riconoscibile. Anche nei testi, non è mai banale e per quanto non li abbia mai capiti proprio al primo colpo, ad una più attenta analisi puoi capire che il messaggio è sempre rivolto a sostenere le donne. Come scrive il The Guardian

Il messaggio nella sua musica ha sempre descritto Missy molto chiaramente. Quel messaggio dice che Missy Elliott è una donna moderna in un mondo imperfetto. Che gli uomini tendono a trattare male le donne. Che le donne hanno bisogno di un’indipendenza economica tanto quanto di amore (ma l’amore potrebbe essere un inizio). Che Dio può guidarti ma che devi sapere chi sei a tua volta, per andare avanti.

Per concludere, non possiamo dimenticarci del momento in cui abbiamo visto Michelle Obama cantare la sua Get Your Freak On nella puntata del Carpool Karaoke di James Corden. L’ex First Lady sembra apprezzare molto Missy, tanto che l’ha coinvolta nella sua iniziativa benefica a sostegno dell’istruzione femminile, ovvero la produzione del brano Let Girls Learn, che ha viste impegnate diverse artiste, i cui ricavati sono stati devoluti al Peace Corps Let Girls Fund.

 

Le sue canzoni più famose, tanto per iniziare:

1.Pass That Dutch

2. Medley al SuperBowl del 2015 assieme a Kathy Perry

3. Lose Control

4.Lady Marmalade

5.One Minute Man

Source: freedamedia.it

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