Mercoledì Addams è stata la mia salvezza. Potevo infatti aggrapparmi al suo look semplice e riconoscibile quando ad Halloween o a Carnevale non avevo alternative migliori al “messicano”, il travestimento assemblato da mia madre che consisteva in un poncho colorato e un enorme sombrero. E che per lei era divertentissimo. Ecco, dall’uscita del film con Christina Ricci ho avuto finalmente una chance in più, una possibilità low cost che faceva contenta mia madre e mi rendeva meno ridicola che col sombrero. Inquietante, ma meno ridicola. Non potevo farci niente, con due broncopolmoniti estive alle spalle per un paio di anni il pallore e le borse sotto gli occhi sono stati il mio tratto distintivo e una caratteristica che mi donava un’allure alla Mercoledì Addams. Certo, ero forse più vivace di lei, ma in alcune occasioni avrei voluto rispondere coi suoi stessi toni perentori e spiazzanti. Esattamente così:
Insomma, non ho mai avuto la passione per le storie storie horror o particolarmente sanguinolente, ma per l’intelligenza e la simpatia di Mercoledì assolutamente si.
Wednesday’s child is full of woe ovvero, il bambino che nasce di mercoledì è pieno di sventura. E nel mondo sottosopra della famiglia Addams non ci doveva essere un miglior augurio per la nascita della propria figlia, che prende il nome da questa filastrocca. Mercoledì Addams, assieme alla sua famiglia, appare per la prima volta negli anni ’30 in alcune vignette create da Charles Addams – disegnatore del New Yorker con una passione per il black humor – che ha dato vita a questo clan costituito da personaggi brillanti e assurdi con lo scopo di rappresentare una critica non troppo velata alle ossessioni della borghesia americana del tempo. Da queste vignette hanno tratto (tra gli altri) una famosa serie televisiva in onda sul canale ABC dal 1964 al 1966 e due celebri film negli anni ’90. È proprio con questi due film che ho conosciuto la piccola Mercoledì, nell’interpretazione di una talentuosa e giovanissima Christina Ricci (che all’epoca della prima pellicola aveva appena dieci anni). Secondo la leggenda, l’idea di una versione cinematografica delle avventure dell’ormai celebre famiglia televisiva viene da alcuni dirigenti della 20th Century Fox, che si ritrovano a canticchiare il motivo della sigla durante un viaggio macchina.
Travolti dall’entusiasmo, in poco tempo passano dall’idea di un film alla stesura di un vero e proprio progetto cinematografico che si è concretizzato nelle due pellicole dirette da Barry Sonnenfeld: La famiglia Addams del 1991 e La famiglia Addams 2 del 1993. I protagonisti sono Anjelica Houston nei panni della madre Morticia, Raul Julia in quelli di Gomez Addams, lo strepitoso Christopher Lloyd in quello di zio Fester e Christina Ricci nel ruolo di Mercoledì. Va detto che ci sono alcune differenze tra la sua versione televisiva degli anni ’60 e la quasi-adolescente ragazzina dei film. Il personaggio della serie – che ha sei anni – è stato sviluppato meno che nella sua versione cinematografica. Ma in ogni caso parliamo di quella stessa bambina pallida, dalle lunghe trecce nere, i vestiti scuri e con la passione per il ballo, le ghigliottine e il cianuro.
Nell’apertura del primo film viene subito descritto lo spirito diciamo “particolare” degli Addams: siamo a Natale e mentre dei cantori dispensano sorrisi e motivetti natalizi alla loro porta, la famiglia si vede riunita in cima al tetto a preparare, senza far rumore e con lo stile innato che li contraddistingue, un pentolone di olio bollente da gettare di sotto. Anticonvenzionale e politicamente scorretto, il clan è composto da Morticia, Gomez, Mercoledì, il fratello Pugsley, Mano, il maggiordomo Lurch e Nonna Addams. Manca solo zio Fester il cui arrivo, dopo anni di assenza, sarà il motore delle avventure di questo primo capitolo. Fin dalle prime sequenze è chiaro che tutto ciò che riguarda gli Addams è surreale e straordinario. E così è il personaggio tagliente e irresistibile di Mercoledì, che viene subito presentata in uno degli svariati tentativi di uccidere il fratello, dimostrando di sapersi destreggiare abilmente con arco, frecce, corrente elettrica e coltelli. Dopotutto, questo è il loro modo di giocare.
Ma mentre il fratello obbedisce e ha poca iniziativa, la piccola è sempre intenta a escogitare qualcosa di terribile nei suoi confronti. Ed è l’unione tra il candore dell’infanzia e un certo gusto nella malvagità che ha contribuito a rendere Mercoledì un personaggio iconico. Ha una sguardo severo, una camminata implacabile, un tono solenne. Dice quello che pensa risultando spesso ironica e alquanto brutale.
Scout: È fatta con vero succo di limone?
Mercoledì: Sì.
Scout: A me piacciono solo bevande e cibi naturali, ottenuti con colture organiche e senza conservanti. Sicuri che siano a base di veri limoni?
Pugsley: Sicuri.
Scout. Bè, sapete cosa facciamo? Ne compro un bicchiere se comprate una scatola dei miei deliziosi biscottini degli scout. Facciamo l’affare?
Mercoledì: Sicura che sono a base di veri scout?
Divertente, appassionata, intelligente e senza paura; per me Mercoledì rappresentava una terza via nel mondo dell’infanzia dove spesso la scelta era identificarsi con l’essere un maschiaccio che ama lo sport o una bambina integralmente vestita di rosa. Nei suoi toni surreali, la piccola Addams proponeva una femminilità diversa. È sì una bambina che gioca le bambole, ma preferisce quelle senza testa. Indossa vestitini, ma rigorosamente color nero. Dorme con le braccia incrociate stile Tutankhamon e studia con passione il Triangolo delle Bermuda e la Rivoluzione Francese. Fa tutto a modo suo. Obbedisce ai suoi genitori e ai suoi famigliari, ma ragiona sempre con la sue testa. Insomma, per me era senz’altro una pioniera. Non tanto perché mi piacesse particolarmente vestirmi di nero o perché mi divertissi ad attentare alla vita di mio fratello (o almeno…non così!), ma perché – alleggerita dai toni iperbolici – mi piaceva il suo modo non problematico di essere se stessa. Essere pallide è ok, così come avere famigliari imbarazzanti e passioni poco alla moda. Come la sua passione per il teatro e i duelli splatter.
Soprattutto, l’ho amata nel suo monologo in difesa dei nativi americani, durante lo spettacolo finale del campo estivo. Nel secondo film della saga degli Addams, Mercoledì viene portata assieme al fratello a una scuola estiva che farebbe rabbrividire chiunque, gestita da due animatori stupidi e stucchevoli e condivisa con una miriade di bambini ricchi, viziati e pieni di pregiudizi. La prospettiva non è allettante e rifiutandosi di fare qualsiasi attività proposta, gli Addams diventano presto un problema, così come gli altri bambini che non corrispondono all’ideale del giovane sportivo americano. Ma nella recita finale, dove viene messo in scena l’incontro tra i padri pellegrini e i nativi (che si ricorda ogni anno in occasione del Thanksgiving) Mercoledì viene scelta per il ruolo di Pocahontas – in uno spettacolo che definisce puntualmente come un’opera “puerile e priva di pathos, a cui manca il minimo senso della struttura, del personaggio e dell’unità aristotelica“. L’odiosa Amanda invece, la ragazzina che nel primo film era apparsa brevemente nel ruolo della bambina scout, è la protagonista Sarah Miller. Ebbene, durante lo spettacolo, quando la pellegrina Sarah Miller/Amanda invita Pocahontas/Mercoledì e la sua tribù a sedersi alla sua tavola, la fiera nativa ferma tutti e si rifiuta, motivando la sua scelta con queste parole:
Non sederemo alla vostra tavola.
Avete preso la terra che spettava a noi di diritto.
Fra non molto il mio popolo sarà costretto a vivere in roulotte, chiuso nelle riserve.
Voi indosserete maglioni di cashmere e berrete cocktail.
Noi venderemo i nostri braccialetti sulla strada.
Voi giocherete a golf e mangerete stuzzichini caldi.
La mia gente patirà la fame, il dolore e il degrado.
Voi andrete a spasso con le auto sportive.
Gli dei della tribù hanno parlato e hanno detto: non fidatevi dei padri pellegrini.
E in particolare, di Sarah Miller.
Per tutte queste ragioni, ho deciso di prendere il tuo scalpo. E di mettere a ferro e fuoco il tuo villaggio.
Era chiaro, avevo trovato la mia eroina. Dopo le due famose estati nel segno della broncopolmonite che mi avevano costretta ad un pallore mortifero avevo finalmente qualcuno in cui rivedermi: l’orgogliosa Mercoledì/Pocahontas che con i suoi toni placidi e per niente enfatici si batte per le giuste cause e dà il via alla rivincita degli esclusi – reclamando lo scalpo di Sarah Miller (che ancora non avevo la più vaga idea di cosa fosse). Nel disagio di dentature poco brillanti, corpi grassottelli, carnagioni bianco-cangianti e outfit fuorimoda (costume da bagno compreso) – in quel gruppo di disagiati, Mercoledì riesce non solo a elaborare un’epica vendetta unendo tutti gli emarginati sotto il suo comando, ma trova anche l’amore. Si tratta di Joel, un bambino allergico a tutto con il quale condivide la passione per le storie macabre e l’odio per i film Disney.
In un mondo di forti ipocrisie che ostenta sorrisi brillanti e un entusiasmo fatto di gridolini isterici di eccitazione, c’è qualcuno che mostra con altrettanta forza il diritto e il piacere di essere diverso. Non migliore o peggiore, ma semplicemente diverso. Anche se, tra le tinte forti degli Addams e la mal celata crudeltà del mondo in tonalità pastello, è difficile non fare il tifo per questa famiglia di freaks e per la piccola Mercoledì, brillante regina dei nerd, che sorride solo quando studia la cancrena con zio Fester o quando cerca di far morire di paura il proprio fidanzato.
Source: freedamedia.it
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