Il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, pochi minuti fa, ha dichiarato che “l’inflazione di base resta bassa”, e che la stima per il 2017 è all’1,7%’, all’1,6% per il 2018 e all’1,7% per il 2019 (dati relativi all’intera Eurozona).
In pratica, con un’inflazione così bassa, addio crescita, anche in virtù del fatto che il Quantitative Easing (il programma di acquisto massiccio dei Titoli di Stato sul mercato secondario) finirà molto probabilmente a dicembre di quest’anno (già più volte prorogato).
Nonostante la data di scadenza del Quantitative Easing (fine dicembre 2017), Draghi ha altresì dichiarato che la Banca centrale europea ha lasciato invariati i tassi d’interesse: il tasso principale rimane fermo al minimo storico dello 0,00%, quello sui depositi bancari a -0,40% e quello di rifinanziamento marginale a 0,25%, e che gli stessi resteranno bassi anche dopo la fine del Quantitative Easing.
A proposito di QE, la BCE – da aprile a dicembre 2017 – ridurrà a 60 miliardi di euro al mese il ritmo degli acquisti di Titoli, rispetto agli attuali 80 miliardi.
Tuttavia, sappiamo benissimo che questa gigantesca iniezione di liquidità non finisce nell’economia reale (infatti l’inflazione è e resterà ben al di sotto del 2%), pertanto non vi sono – e non vi saranno – miglioramenti di alcun tipo né in termini di domanda interna, né in termini occupazionali.
Del tutto scontenti delle misure di Draghi restano i tedeschi, infatti il ministro delle finanze Schaeuble attacca la BCE sui tassi bassi, accusando che “le misure di politica fiscale e monetaria hanno raggiunto il limite”.
Il presidente della BCE ha inoltre dichiarato nuovamente che l’euro è irrevocabile, dimostrando – per l’ennesima volta – che l’Eurozona è un lager dittatoriale dal quale gli Stati non sono liberi di uscire per poter tutelare i propri interessi nazionali e i principi supremi sui quali trovano fondamento i propri ordinamenti costituzionali. Ciò dimostra che il capitale internazionale, che è il solo a trovare beneficio dall’euro, prevale sulla democrazia, sulla libertà e sui diritti fondamentali. E il fatto che in ogni occasione Draghi abbia a ribadire sempre la solita favoletta dell’irrevocabilità dell’euro, dimostra tutta la sua paura per la ormai fine certa della moneta unica (è solo questione di tempo).
Siamo in dittatura! Una dittatura ben più terribile di quelle del passato! E a confermarcelo è proprio il sacerdote dell’euro! E dire che fu uno dei migliori allievi di Federico Caffé, il più importante economista keynesiano del secolo scorso. Povero Caffè, ovunque egli sia sepolto, si starà rigirando senza pace…
Giuseppe PALMA
Fonte: Blog di Giuseppe Palma
Tratto da: www.stopeuro.org
Source: Sapereeundovere.com
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