Le principali minacce attualmente in atto sono Conficker, warm che punta ai sistemi operativi Windows, Cerber, un ransomware offline che è stato identificato per la prima volta nel febbraio 2016, e Kelihos, una botnet utilizzata soprattutto per il furto di bitcoin e per lo spam. Secondo il Global Threat Impact Index di Check Point di febbraio, a livello globale, il downloader Hancitor è salito nella top cinque delle famiglie malware ‘most wanted’.
Questo downloader, che installa payload malevoli come trojan bancari e ransomware sui dispositivi infetti, è salito di 22 posti nella classifica mondiale dopo aver più che triplicato il proprio impatto il mese scorso. Hancitor, noto anche come Chanitor, solitamente viene diffuso come un documento di Office contenente delle macro all’interno di email di phishing con messaggi “importanti” quali messaggi vocali, fax o fatture.
Secondo il Global Threat Impact Index di febbraio, Kelihos, una botnet usata per il furto di bitcoin, è stata la variante di malware più diffusa, con infezioni scatenate contro il 12% delle organizzazioni a livello mondiale. Attiva dal 2010, Kelihos è evoluta da una campagna di spam ‘pump and dump’ in una botnet-for-hire, che invia spam per chiunque sia disposto a pagare.
Oggi, Kelihos continua a crescere ed è uno dei più importanti distributori di spam al mondo, con oltre 300.000 macchine infette, ciascuna in grado di inviare più di 200.000 messaggi ogni giorno.
In generale, le tre varianti di malware in questione rivelano che gli hacker stanno sfruttando una vasta gamma di attacchi e di tecniche per colpire le aziende. Queste minacce si attivano durante tutti gli stadi dell’infezione, senza tralasciare ovviamente le email di spam inviate attraverso le botnet, e i downloader che installano ransomware o trojan sulle macchine delle vittime.
A livello mondiale, le tre famiglie di malware più diffuse a febbraio sono state Kelihos, con il 12% delle organizzazioni colpite, seguita da HackerDefender, che ha colpito il 5% delle organizzazioni e Cryptowall, che ha mietuto vittime tra il 4,5% delle aziende.
1. Kelihos – Botnet utilizzata soprattutto per il furto di bitcoin e per lo spam. Si serve di comunicazioni peer-to-peer, consentendo a singole unità di agire come server Command & Control.
2. HackerDefender – Rootkit user-mode per Windows, che può essere utilizzata per nascondere file, procedure e chiavi di registro, inoltre esegue backdoor e reindirizza le porte attraverso le porte TCP aperte con servizi in essere. Questo significa che è impossibile trovare la backdoor nascosta usando mezzi tradizionali.
3. Cryptowall – Dopo l’estinzione di Cryptolocker, Cryptowall è diventato uno dei ransomware finora più temibili. Cryptowall è conosciuto per l’utilizzo della crittografia AES e perché trasmette le comunicazioni C&C sulla rete anonima Tor. Si diffonde principalmente attraverso exploit kits, malvertising e camapgne di phishing.
Per quanto riguarda i malware mobile, Hiddad è la variante più attiva (era in terza posizione a gennaio), seguita da Hummingbad al secondo posto, e da Triada, leader del mese scorso, che a febbraio si posiziona al terzo posto.
1. Hiddad – malware Android che riconfeziona app legali e poi le consegna ad un negozio. La sua funzione principale è mostrare adv, ma è anche in grado di trovare un accesso a informazioni di sicurezza fondamentali presenti nel sistema operativo, consentendo agli hacker di ottenere dati sensibili degli utenti.
2. Hummingbad – malware Android che stabilisce un rootkit persistente sui dispositivi, installa applicazioni fraudolente, e, con poche modifiche, può consentire altre attività malevole, come l’installazione di key-logger, il furto di credenziali e riesce a scavalcare la crittografia utilizzata dalle aziende.
3. Triada – backdoor modulare per Android, che permette di raggiungere permessi maggiori rispetto all’utente, e quindi di scaricare malware, riuscendo anche ad inserirsi nei processi di sistema. Triada, inoltre, è in grado di imitare le URL caricate sul browser.
Per difendersi, le organizzazioni devono dotare le proprie reti, gli endpoint e i dispositivi mobili di sistemi di sicurezza avanzata quali SandBlast Zero-Day Protection e Mobile Threat Prevention”.
Source: www.lineaedp.it
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