Decisione clamorosa e controversa dell’Alta Corte britannica, che ha sancito il diritto dei medici di staccare le macchine che tengono in vita un bambino di 8 mesi, affetto da una rara malattia genetica incurabile e che lo sta progressivamente facendo morire, anche contro la volontà dei genitori. La sentenza è stata emanata dopo l’istanza presentata dai medici del Great Ormond Street Hospital di Londra che hanno cura del piccolo Charlie G., che ha danni irreversibili al cervello.
I genitori, Chris Gard e Connie Yates, invece, vogliono trasferire il piccolo negli Usa per una cura sperimentale e si sono detti “distrutti” dalla decisione del giudice.
Il loro legale ha annunciato che studieranno la sentenza e, entro le 3 settimane a loro disposizione, presenteranno ricorso una volta ottenuti nuovi pareri legali a sostegno della loro istanza. Il direttore dell’ospedale ha spiegato che continueranno a tenere in vita il piccolo fino a quando non sarà assunta una decisone finale.
Il giudice, Nicholas Francis, 58 anni, responsabile della sezione familiare dell’Alta Corte di Fleet Street, ha detto di aver preso la decisione “con il cuore a pezzi” ma “completamente convinto” che sia nel migliore interesse del bambino. Il magistrato, che ha visitato il bambino in ospedale, ha tributato rispetto per i genitori del piccolo, “per la loro coraggiosa campagna in nome del figlio” e per la “loro assoluta dedizione al loro meraviglioso bambino dal giorno che è nato. Sono consapevole che questo è il giorno più brutto della loro vita. La mia sola speranza è che nel tempo riusciranno ad accettare che è nel miglior interesse di Charlie lasciarlo andare via in pace e non sottoporlo ad ulteriori dolori e soffererenze“.
L’avvocato Debra Powel, rappresentante dell’ospedale, ha spiegato alla corte che un gran numero “di esperti di fama mondiale” hanno concordato sul fatto che al bambino si può solo dare sostegno vitale con le macchine ma la la sua “qualità della vita resta terribile”. La collega Victoria Butler-Cole, che il giudice ha assegnato come avvocato di Charlie, ha sostenuto che i trattamenti proposti negli Usa sono “esclusivamente sperimentali” e continuare a tenere il piccolo attaccato alle macchine che lo tengono in vita consentirebbe solo di “prolungare il processo della sua morte”.
I genitori avevano raccolto 1,2 milioni di sterline (poco più di 1,4 milioni di euro), grazie al contributo di 80.000 generosi, per trasferire il figlio negli Usa e tentare una cura per il suo raro disturbo, conosciuto come Sindrome di Esaurimento Mitocondriale, che colpisce quella parte del Dna che fornisce energie alle cellule e causa progressivi ma irreversibili danni ai muscoli ed al cervello.
Source: www.agi.it
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