Nella ricerca pubblicata negli Atti dell’Accademia Nazionale delle Scienze, si parla di un tipo di mais che diventi più nutriente e che riesca a sfamare tutte quelle popolazioni dei paesi in via di sviluppo dove il mais rappresenta la fonte primaria dell’alimentazione. Si ma a che prezzo?
Da anni il dibattito sull’ogm è infuocato e da tempo, si parla di tossicità di questi alimenti costruiti ad hoc in un laboratorio. Al centro di c’è da sempre, il possibile legame tra mais ogm, esposizione agli erbicidi e rischio di cancro.
Senza considerare che l’impatto ambientale che questo tipo di coltivazioni ha sul terreno, causando impoverimento, uso smodato di glifosato e manodopera a basso costo che non rispetta i lavoratori.
Eppure, invece di adottare un’agricoltura sempre più naturale e biologica, il futuro per gli scienziati è quello dei prodotti geneticamente modificati.
Il mais è uno dei grani più diffusi negli Stati Uniti e rappresenta oltre il 95% della produzione e dell’utilizzo totale. Viene impiegato per il bestiame, ma anche trasformato per altre materie come alcol, dolcificanti e via dicendo. Il problema è che non è un alimento ricco di proteine al pari di una fetta di carne.
Per questo motivo, durante lo svolgimento degli esperimenti, i ricercatori hanno inserito un gene batterico che contiene metionina, un importante nutrimento per la salute della pelle, dei capelli e delle unghie, aiuta a proteggere dalle cellule inquinanti e rallenta l’invecchiamento contribuendo ad assorbire minerali come il selenio e lo zinco.
Attualmente, tutti gli 8 aminoacidi essenziali sono contenuti nelle proteine animali, mentre in quelle vegetali ci sono i cosiddetti aminoacidi nobili da cui poi l’organismo sintetizzerà le proteine necessarie, ma non tutti e otto che possono però essere assunti combinando ad esempio cereali e legumi. Per fare un esempio: chi non mangia la carne potrà assumerne una discreta quantità di aminoacidi essenziali unendo i fagioli con la pasta che sono due alimenti che si completano a vicenda.
La natura ci offre, quindi, già delle valide alternative. Nel caso del mais si è partiti da un gene batterico, ovvero l’E.coli e lo si è inserito nella pianta del mais. In questo modo si è sviluppata la metionina nelle foglie della pianta con una produzione pari al 57%. Secondo il team il processo non ha influenzato la crescita vegetale, ma questo rimane tutto da verificare.
Ricordiamo che sugli ogm per adesso l’Europa si è espressa in maniera contraria almeno sull’autorizzare l’introduzione di due nuove varietà di mais ogm, il Pioneer 1507 e il Syngenta Bt11 e sul rinnovo dell’autorizzazione del MON 810.
Source: greenme.it