Ci sono due fronti che, in queste ore, stanno andando l’uno contro l’altro. Quello dei negazionisti e quelli che, sulla base delle evidenze, hanno lanciato l’allarme razzismo. Il primo, chiaramente, fa riferimento a chi, nel governo, sta cercando di minimizzare gli episodi di violenza nei confronti di stranieri o di persone che hanno semplicemente un diverso colore della pelle. Il secondo è rappresentato dalle opposizioni politiche, dal mondo dell’associazionismo, persino dalla chiesa.
Italia razzista, cronistoria di un problema lungo almeno 16 anni
Entrambi i fronti, tuttavia, hanno una visione parziale di un problema che, in Italia, è presente almeno dal 2002. Il nostro Paese ha una forte tendenza razzista e intollerante – la peggiore tendenza d’Europa – da 16 anni a questa parte. La riflessione è partita, sulla base di alcune indicazioni fornite, in un post su Facebook, dal data journalist Davide Mancino che ha citato diversi sondaggi e ricerche del Pew Research Center, un think tank statunitense con sede a Washington che analizza problemi sociali, opinione pubblica, andamenti demografici.
Secondo questi dati, ricordati da Mancino e da lui tradotti in grafici, bisogna considerare che nell’Italia del 2002, quella del secondo governo Berlusconi, del mondiale di Corea e Giappone e dei primi naufragi di migranti (quando ancora venivano indicati con l’appellativo di «clandestini»), il 24% delle persone interpellate riteneva l’immigrazione «un grosso problema». Peccato che i numeri degli sbarchi, a quell’altezza cronologica, fossero decisamente minori rispetto a quello dei giorni nostri e che la presenza di stranieri sul nostro territorio fosse di gran lunga inferiore rispetto a quella in altri stati dell’Unione Europea. In Germania, solo il 9% aveva timore del problema immigrazione, in Francia il 12%.
Italia razzista, la necessità di controllare l’immigrazione
Dal 2002 al 2007, inoltre, sempre secondo i dati Pew Research, gli italiani sono stati gli unici in Europa a ritenere necessario un restringimento o un controllo ancora maggiore dell’immigrazione. L’idea non sembra riscontrare favore in altri Paesi d’Europa: l’Italia è l’unico Stato in cui questa necessità sale dall’80 all’87%, mentre in Francia, in Germania, ma anche in Spagna e nel Regno Unito, questa percentuale cala drasticamente.
Italia razzista, il pregiudizio contro ebrei, rom e musulmani
Non solo: dal 2009 al 2015 gli italiani sono coloro che dichiarano più spesso di avere un’opinione molto negativa di ebrei, rom e musulmani; nel 2016 diversi cittadini del nostro Paese affermano che per essere «davvero italiani» sia necessario nascere all’interno dei nostri confini; nel 2017, l’Italia è ancora il Paese che crede maggiormente nell’urgenza di far diminuire l’immigrazione (nota a margine: il dato mostra come i cristiani siano molto meno tolleranti di chi si dichiara non credente in alcuna religione).
Ed eccoci arrivati sino ai giorni nostri, dove gli episodi di intolleranza – quando non di violenza – sono davvero frequenti. È una questione di propaganda e di falsa percezione del problema, che parte da molto più lontano di un post su Facebook di Matteo Salvini o di un suo comizio in piazza. Davvero non si può negare che in Italia esista il problema razzismo.
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