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L’Incredibile Storia di Vivian Maier

Abbiamo tutti un universo fatto di ricordi, impressioni e relazioni con il mondo che  circonda. Magari, nascosta da qualche parte, abbiamo una scatola, piena di  oggetti del passato, che raccontano le tappe di un periodo della nostra vita.  Ecco, l’incredibile storia di Vivian Maier inizia con proprio con una scatola. Piena di negativi.

È il 2007, e un ragazzo di nome John Maloof è alla ricerca di materiale sulla città di Chicago per un libro di storia che sta scrivendo. John è cresciuto lavorando al mercato delle pulci con il fratello e il padre. Dice di avere come un sesto senso nel riconoscere qualcosa di valore in mezzo a tante cianfrusaglie. Nel documentario Alla Ricerca di Vivian Maier racconta di come buttassero tonnellate di negativi in questi mercatini, molto spesso ritenuti dai rivenditori di poco valore. Ma per la ricerca fotografica di cui ha bisogno per arricchire il suo libro, compra per 380 dollari una scatola piena zeppa di negativi appartenenti a una certa Vivian Maier. Prova a cercare su Google delle informazioni in più su questa fotografa, ma non trova niente. Niente di niente. Le foto lo colpiscono, sono molto belle, ma nessuna in realtà è adatta al libro che sta scrivendo. Decide dunque di pubblicarne un centinaio su un blog. Sono per lo più fotografie in bianco e nero che ritraggono gli abitanti di Chicago e New York: un uomo a cavallo, un bambino che piange, una coppia abbracciata che viaggia in treno, un edicolante annoiato, un pagliaccio triste. Personalità incredibili, eccentriche, colte di sorpresa in attimi di estrema verità e inquadrate in ritratti che dimostrano un grande senso estetico da parte della fotografa. Quando John mette le foto su Flickr, il post ha un successo strepitoso e viene incoraggiato dagli utenti a fare ricerche più approfondite sull’identità dell’autrice.

Inizia così la sua missione: ricostruire l’opera di Vivian, in un viaggio che ne avrebbe ricostruito anche la sua storia. Cerca di nuovo su Google e trova un necrologio: scopre che Vivian è morta qualche tempo prima. Tra il suo materiale trova un indirizzo di Chicago e un numero di telefono. John chiama e si annuncia dicendo di aver comprato tutti i negativi di Vivian e di averne ricomposto l’opera. L’uomo dall’altra parte della linea, al nome di Vivian Maier esclama: ma era la mia bambinaia! Bambinaia? John è sconvolto che questi scatti non appartengano a una professionista – o quanto meno una giornalista – e vuole saperne di più. L’uomo al telefono dice di avere la chiave di un deposito dove ci sono ancora molte cose lasciate da Vivian e invita John a passare prima che buttino via tutto.

John accetta l’invito e scopre un tesoro tra le numerosissime scatole accumulate nel deposito. Ecco che comincia a comporsi il mosaico della figura di questa tata così particolare. La bambinaia, descritta come una persona schiva, solitaria e all’apparenza sola – senza famiglia né figli – aveva tenuto tracce della sua esistenza raccogliendo meticolosamente scontrini, assegni mai riscossi, cappelli colorati, spille, cassette audio con la sua voce incisa, camicie, vestiti a fiori, e un enorme quantitativo di rullini non ancora sviluppati. 2000 rullini in bianco e nero, 700 a colori. Le foto sono splendide: ritraggono bambini, anziani, donne, persone di strada nelle situazioni più disparate riuscendo ad unire il suo innato senso per la bellezza a quello per il racconto. Ogni foto evoca una storia, comica o drammatica a seconda dei soggetti – scelti con molta cura. Vivian è un’artista alquanto prolifica, dotata di una grande sensibilità e di una voglia irrefrenabile di impossessarsi di quegli attimi di vita che andava cercando nei luoghi più disparati delle città in cui ha vissuto. Ma come mai è rimasta nell’ombra per così tanto tempo? John passa dal conoscere la sua opera per caso al voler conoscere la donna dietro l’obiettivo attraverso le testimonianze di chi l’ha conosciuta come bambinaia. E ricostruisce la storia affascinante di questa Mary Poppins, che viene definita dai suoi conoscenti come una persona paradossale, coraggiosa, eccentrica, insolita, e molto, molto riservata.

Vivian nasce a New York il primo febbraio 1926. Da parte di padre ha origini austriache, da parte di madre francesi. Il matrimonio dei genitori dura poco: si separano nel 1929 e Vivian va a vivere con la madre, che trova una sistemazione da un’amica francese, Jeanne Bertrand, che abita nel Bronx. Jeanne, oltre a ospitare le due trasmette loro la passione per la fotografia. È infatti una fotografa professionista, che riceve particolari attenzioni nel 1902 grazie ad alcuni scatti pubblicati dal Boston Globe, il giornale più importante della città. Cresce tra Chicago e New York. Alle volte torna nel paese natale della madre, in Francia, per trovare alcuni parenti, ma poi si stabilisce presso le famiglie cui fa da bambinaia. Secondo i coniugi Nancy e Avron Gensburg “Vivian non prediligeva fare la bambinaia, ma, non sapendo che altro fare, quello fu il mestiere che esercitò per quarant’anni”. Per i bambini è una vera Mary Poppins e i genitori sono entusiasti del suo lavoro. Quando i ragazzi crescono, Vivian si sposta da altre famiglie ma sono proprio i Gensburg che si occupano di lei in vecchiaia. Vivian ha pochi soldi, non ha una casa e saranno loro a trovarle un posto dove stare e aiutarla quando, nel 2008, si trova in ospedale per una brutta caduta sul ghiaccio. Muore poco dopo, il 21 aprile 2009, senza sapere che i beni nel suo deposito sono stati messi all’asta per mancato pagamento. Ma sarà anche grazie al viaggio della sua collezione che il mondo conoscerà lo sguardo poetico e discreto delle sue fotografie, che hanno raccontato trent’anni di vite metropolitane.

 

Source: freedamedia.it

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